Tra ville, auto, hotel e yacht, la Guardia di Finanza ha bloccato proprietà russe per un valore oltre le nove cifre. Però occuparsene per l’Agenzia delle Entrate è un onere e, al momento, non è possibile metterli all’asta per ricavarne qualcosa. Ma qualcosa potrebbe muoversi in Parlamento o attraverso un “codicillo”

Un tesoretto miliardario. Per la prima volta l’Italia applica una normativa europea sul congelamento dei beni per chi è accusato di terrorismo internazionale: in questo caso la Russia e i suoi oligarchi.

 

In Italia c’è il gotha del cerchio magico di Putin che negli anni ha acquistato di tutto: da Usmanov e le sue ville in Sardegna a Melichenko che ai cantieri navali di Trieste ha commissionato la realizzazione dello yatch a vela più grande del mondo. La Guardia di finanza, su mandato del Comitato di sicurezza finanziaria, ha già eseguito congelamenti, una sorta di sequestro ma che non è avviato su richiesta della magistratura ma in via amministrativa, per oltre un miliardo di euro: nel mirino tutta la cerchia di manager e imprenditori vicini a Vladimir Putin che in Italia possiedono ville, yatch, alberghi, auto e società varie.

 

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IL TESORO DEGLI OLIGARCHI
La norma affida alla Finanza il compito di trovare i patrimoni degli oligarchi colpiti dalle sanzioni e di mettere i sigilli per affidarli poi all’Agenzia del demanio. Uno dei primi a essere stato colpito dalle sanzioni europee in Italia è stato Oleg Savchenko, 55 anni, oligarca molto vicino a Roman Abramovich. A lui è stata, diciamo così, “sequestrata” una stupenda magione seicentesca a due passi da Lucca, "Villa Lazzareschi”, del valore di 3 milioni di euro. Savechenko è da diversi anni un parlamentare della Duma. La sua fortuna, come la gran parte degli oligarchi, è iniziata in maniera chiacchierata. Secondo alcuni siti di informazione russa legati all’opposizione, Savchenko tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila sarebbe stato coinvolto nella scomparsa di 35 milioni di euro della Fondazione per lo sviluppo economico della Chukotka, regione al confine con l’Alaska. Poi i soldi vennero trovati poche settimane prima delle elezioni nel Chukotka che vedevano candidato Abramovich, sua grande amico e socio in affari. Savchenko divenne così capo del dipartimento della pesca di Chukotka. La sua fortuna da oligarca crescerà soprattutto con le sue aziende fornitrici di materiale per le ferrovie russe, in un regime quasi monopolistico, tanto che da deputato della Duma ha condotto una lunga battaglia contro altri fornitori, guarda caso ucraini.

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Nel mirino delle sanzioni eseguite dalla Guardia di finanza anche il grande cantore del putinismo Vladimir Roudolfovitch Soloviev, proprietario di due ville sul Lago di Como del valore di 8 milioni. Soloviev conduce sulla tv di Stato russa un seguitissimo programma che esalta le gesta di Putin: un uomo, ripete spesso nella sua trasmissione, che «quando parla con una madre o guarda i bambini, risulta chiaro quanto li ami». Soloviev, che ha frequentato anche corsi di comunicazione in America organizzati dalla Cia, inizia la sua carriera di conduttore nel 1999, proprio quando sale al comando del Paese Putin. E da allora i due hanno un legame fortissimo. Nel 2014 riceve da Putin la medaglia dell'Ordine al merito per la patria per la «copertura obiettiva» del referendum per l'annessione della Crimea. Quando ha saputo dei sigilli alle sue ville di Como, a due passi da quella dell’attore George Clooney, nel suo programma ha protestato: «Mi hanno detto che l’Europa è una cittadella dei diritti. Ho comprata questa villa e ho pagato una quantità pazzesca di tasse». La sua tenuta nei giorni scorsi è stata sfiorata da un incendio e la piscina imbrattata con vernice rossa. La Finanza sta indagando per capire chi e perché ha commesso questo gesto, che potrebbe anche alzare polveroni per far passare il fedelissimo di Putin agli occhi dei russi come una vittima dell’Occidente.

 

Altro oligarca colpito in Italia è Gennady Nikolayevich Timchenko: sigilli per il suo yacht Lena, ormeggiato nel porto di Sanremo e del valore di 50 milioni di euro. Timchenko è un imprenditore molto vicino a Putin, al quale ha venduto in passato altre imbarcazioni: fondatore e proprietario del gruppo di investimento privato Volga Group, ha passaporto armeno e finlandese. Ha interessi nel settore dell’energia e il suo patrimonio è stimato in 20 miliardi di dollari, in parte frutto anche di triangolazioni con società in paradisi fiscali come è emerso dall’inchiesta de L’Espresso sui Panama Papers.

 

Il suo yatch è stato trasferito all’Agenzia del demanio, come quello ormeggiato nel porto di Imperia, del valore di 65 milioni di euro, il Lady M di proprietà di Alexandrovits Mordashov, secondo Forbes l’oligarca più ricco della Russia con un patrimonio di quasi 30 miliardi di dollari. La sua fortuna arriva sempre dalle materia prime, gas e metalli, come azionista del colosso Severstal. È comproprietario della banca considerata, come emerso dai Panama Papers, la cassaforte personale di Putin. A lui la Guardia di finanza ha congelato anche la villa in Sardegna, ad Olbia, del valore di 105 milioni di euro.

 

Nell’elenco delle sanzioni applicate in Italia c’è poi Alisher Usmanov per la sua tenuta in Sardegna, ad Arzachena, del valore di 17 milioni di euro con vista sul Golfo del Pevero. Usmanov ha un patrimonio personale di oltre 15 miliardi: L'Espresso, con l'inchiesta Fincen Files del consorzio Icij, «ha svelato la sua passione per le offshore, descrivendo le società esentasse utilizzate dal super miliardario russo tra Isole Vergini britanniche, Cipro e Belize». Usmanov è stato direttore di Gazprom Investholding, la finanziaria del colosso energetico russo, è oggi ha interessi nel settore dei media, della telefonia e dei metalli. Con le sue società ha investito anche nel calcio inglese: è stato socio dell’Arsenal ed è sponsor dell’Everton. A lui la Guardia di finanza ha congelato anche «sei veicoli societari con in pancia beni mobili e immobili per un valore complessivo di 66 milioni di euro».

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La Guardia di finanza ha poi congelato una delle imbarcazioni più grandi e di valore al mondo: la “Sy A” di Andrey Igorevich Melnichenko, in rimessaggio al Porto di Trieste e del valore di circa 530 milioni di euro. Una grana per l’Agenzia del demanio che ne ha preso la gestione. Fincantieri chiede di liberare il bacino di carenaggio per realizzare altri lavori, che in caso di ritardo nella consegna rischiano di far pagare penali all’azienda dello Stato. Ma per spostare l’imbarcazione a vela più grande del mondo occorre pagare l’associazione, un equipaggio e le spese di manutenzione ordinaria. Soldi che l’Agenzia del demanio dovrebbe investire tramite un amministratore per poi rivalersi sull’oligarca russo quando ne rientrerà in possesso. Se mai ne rientrerà in possesso. Nel frattempo però i soldi li metterà, in qualsiasi caso, lo Stato.

 

Un altro provvedimento di congelamento beni la Guarda di finanza lo ha applicato a Petr Olegovich Aven per un «complesso immobiliare nella provincia di Sassari (località Punta Sardegna) riconducibile a lui per un terzo, pari a circa 4 milioni di euro». Aven ha guidato Alfa-Bank, la maggiore banca commerciale privata russa ma la sua carriera inizia come responsabile relazione esterne di Boris Eltsin. Poi diventa un uomo del cerchio magico di Putin. Sostiene che in Europa sia di fatto congelato tutto il sua patrimonio, pari a 5 miliardi di euro, e in una intervista al Financial Times ha detto di non avere adesso i soldi nemmeno per pagare una governante in casa. L’ultimo congelamento ha invece colpito Dmitry Arkadievich Mazepin e il figlio Nikita Dmitrievich pilota di Formula 1 nella scuderia Haas: sigilli alla loro villa a Punta Capaccia in Sardegna, del valore di 105 milioni di euro.

 

LA GESTIONE DEI BENI
Ma il vero problema riguarda adesso chi deve gestire questi beni e chi, quindi, deve spendere risorse per mantenerli. La norma prevede che sia l’Agenzia del demanio a farsi carico di tutto, ma il direttore Roberto Reggi ha già lanciato più di un allarme e chiede un intervento urgente in Parlamento per trovare risorse che al momento l’Agenzia non ha. Intervento che rischia di trovare lo sbarramento di Lega e di un pezzo del Movimento 5 Stelle, fin dall’inizio diffidenti anche sulle sanzioni a Mosca.

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Nel frattempo però, con il via libera del ministero dell’Economia, quindi del governo Draghi, l’Agenzia potrebbe applicare un codicillo della norma che farebbe infuriare non poco la Russia: l’Italia potrebbe mettere in vendita con procedura di urgenza alcuni dei beni congelati agli oligarchi russi. Un atto molto forte, se non si riuscirà a trovare una soluzione parlamentare a breve. Alienando i beni, anche finite le sanzioni agli oligarchi, non tornerebbero indietro, con il rischio quindi di avviare un contenzioso amministrativo del valore di miliardi di euro come risarcimento danni.

 

Una situazione esplosiva, non a caso dall’Agenzia chiedono interventi urgenti: «La norma di legge in materia di congelamento di beni è del 2007. Ci stiamo ponendo il problema della sua attualità. Il congelamento con parole semplici è una sorta di sequestro che di norma esige che il bene venga conservato nello stato in cui viene dato in custodia, si tratta degli obblighi del “custode”. Come dobbiamo agire per una situazione del tutto peculiare come questa, lo stiamo discutendo con il ministero, compresa la valutazione di adeguamenti di legge ritenuti necessari. Tra l’altro la disciplina di legge prevede un organismo apposito, il Comitato di sicurezza finanziaria, per le decisioni importanti sul bene e in questo caso, visto il valore del bene, le decisioni sono praticamente tutte importanti».

 

Del Comitato fanno parte il direttore generale del Tesoro e rappresentanti dei misteri dell’Economia, dell’Interno, della Giustizia, degli Affari esteri e dello sviluppo economico. Oltre a funzionari della Banca d’Italia, della Finanza, dei carabinieri, della Direzione investigativa antimafia e dell’Agenzia delle dogane. Chi tra loro si prenderà la responsabilità di vendere questi beni senza una normativa chiara?