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Inchieste
giugno, 2022

Il Milan e le altre: con i miliardi dei fondi iniziano i saldi di fine campionato

Conti in rosso, liti fra manager, pandemia e guerra. Niente riesce a fermare la corsa dei prezzi in Europa e in Italia. Dopo l’arrivo di Redbird ci sono ancora opportunità per i gestori americani. Ma nessuno si fa più domande su chi investe

Tutti in vacanza. La stagione del calcio giocato si chiude con la quattordicesima vittoria europea del Real Madrid di Carlo Ancelotti e con la nazionale italiana senza mondiali impegnata in tristissime amichevoli con l’Argentina, che in Qatar ci andrà e ha bisogno di sparring partner.

 

Ma accontentarsi è un’arte e sono bastati i 20 milioni di euro di montepremi Uefa vinti dalla Roma di Josè Mourinho e Dan Friedkin nella prima finale di Conference League per fare tornare l’ottimismo su un sistema imprenditoriale in rosso fisso da tempo immemore, sull’orlo di un fallimento annunciato e sempre rimandato grazie a una bolla speculativa che non smette di gonfiarsi. Ci si potrebbe chiedere che cosa può farla scoppiare se non ci sono riusciti conti disastrosi, management litigioso, una pandemia che ha chiuso gli stadi e una guerra.

 

Gerry Cardinale, il finanziere Usa che si volle milanista, ha tentato di spiegarlo in un’intervista dello scorso aprile a Jason Kelly di Bloomberg con il quale ha parlato del meccanismo del business sportivo, degli eventi in diretta a pagamento e della nuova interattività tra sport e tifosi. «È un mercato che attira e che delude. Tutti si sono abituati a prezzi in continua salita e questo non è possibile. Eppure per il futuro prevedibile i prezzi cresceranno». L’ex Goldman Sachs ha fatto notare che il settore dell’entertainment sportivo è l’unico a ignorare l’equity research, cioè lo studio di un settore che precede una compravendita azionaria. Nel punto di caduta di questa avventura senza rete c’è la valutazione a 5 miliardi di euro, inclusa la ristrutturazione dello stadio, di un club come il Chelsea di Roman Abramovich che poteva scegliere se vendere per le sanzioni antirusse del governo britannico o fallire. Non proprio la condizione migliore per ottenere un prezzo stellare.

 

Come dare torto a Cardinale? Per ora tutto aumenta nello sport. Nel football statunitense la regola dei cinque miliardi - di dollari in questo caso - è stata appena applicata alla cessione dei Denver Broncos.

 

Rispetto a queste cifre, nel calcio italiano si possono ancora fare buoni affari fra club piccoli, medi e grandi. Lo dimostrano le due milanesi che tengono banco per la seconda stagione consecutiva, e non solo in campo. Il Milan campione d’Italia è stato corteggiato dal fondo del Bahrein Investcorp per 1,1 miliardi, quasi il doppio del valore d’impresa riconosciuto dalla recente classifica di Football benchmark. Poi i proprietari di Elliott, il fondo guidato da Paul e Gordon Singer, ci hanno ripensato ed è arrivato Cardinale, socio di maggioranza di una compagine che ha una valutazione complessiva di 1,2 miliardi di dollari. A quattro anni dall’arrivo di Elliott, la valutazione del Milan è cresciuta più del 70 per cento. 

Cardinale, nato a Philadelphia come il pugile italoamericano inventato dal cinema, Rocky Balboa, ha un curriculum piuttosto articolato. Dopo la laurea in Scienze sociali a Harvard, ha passato l’Atlantico per specializzarsi in Teoria politica a Oxford con una borsa di studio della Rhodes scholarship. Subito dopo la specializzazione, nel 1992 è entrato in Goldman Sachs dove ha lavorato, soprattutto nel private equity, fino a luglio del 2013 quando si è messo in proprio con la costituzione di RedBird, il fondo candidato all’acquisto dei rossoneri.

 

Cardinale punta con decisione sul mercato dei diritti. Nell’intervista a Bloomberg ha citato Paul Allen, cofondatore di Microsoft insieme a Bill Gates: «Content is king». Il regno del contenuto si declina attraverso la proprietà dei diritti degli eventi in diretta e l’interattività in una convergenza fra sport, media e cultura, nell’idea di Cardinale. Le sue esperienze principali sono la creazione della piattaforma Yes (Yankees entertainment and sports), dedicata al club di baseball più amato a New York. Yes è stata prima ceduta al gruppo Murdoch per 4 miliardi di dollari e poi riacquistata nel 2019. Più di recente Cardinale ha collaborato con la star del basket Lebron James nella società di produzione Springhill. L’ultima avventura è il progetto Xfl, una lega di football americano che punta a colmare il vuoto lasciato dalla Nfl durante la stagione estiva. Cardinale è in società con l’attore ed ex wrestler Dwayne Johnson e con l’ex moglie di “The Rock”, la culturista Danny Garcia.

 

Sono tutte esperienze molto segnate dal marchio dello sport professionistico Usa, un mondo distante anni luce dalla realtà europea. Almeno finora. Il continuo afflusso di capitali a stelle e strisce tra Premiership inglese e serie A tenta di portare il calcio verso un’americanizzazione che negli Stati Uniti ha avuto successo popolare solo nel soccer femminile. In altre parole, visto che lo sport più diffuso nel mondo non sfonda negli Usa, anche per la concorrenza feroce di leghe professionistiche come Nba, Nfl, Mlb, tanto vale comprarsi le squadre in Europa. Magari con l’obiettivo finale di riesumare la Superlega che in Italia è stata identificata nello juventino Andrea Agnelli dimenticando l’adesione entusiastica del milanista Ivan Gazidis.

 

Le note dolenti iniziano quando si confrontano i 6 miliardi di beni gestiti da RedBird con la concorrenza di altri fondi già attivi nei principali campionati europei. In cima alla classifica c’è il City football group degli emiri di Abu Dhabi, controllato dal fondo sovrano Mubadala, che nel 2021 ha raggiunto i 1045 miliardi di dollari di beni amministrati. Oltre al Manchester city, la società del Golfo ha investito in dieci club di quattro continenti, Africa esclusa, e sembra avere mostrato interesse per entrare in Italia con il Palermo.

 

Fra le altre superpotenze figura il Pif, il Public investment fund saudita padrone del Newcastle, che gestisce asset per 446 miliardi di euro. Subito dietro c’è la Qatar investment authority (Qia) che controlla il Psg, gestisce beni per 414 miliardi e insiste a seguire una politica salariale fuori da ogni controllo dell’Uefa, come dimostra l’ultimo delirante rinnovo triennale a Kylian Mbappé per 220 milioni di euro.

In Italia, dove i capitali targati Usa stanno dilagando con una dozzina di club conquistati fra A e B, RedBird rimane dietro a tanti, inclusi gli 11 miliardi gestiti dal fondo Pamplona di Alex Knaster, americano di origine russa socio di maggioranza del Pisa. La permanenza nell’azionariato di Elliott, che ha in amministrazione oltre 50 miliardi di dollari di patrimonio, non è sufficiente a colmare la distanza abissale in termini di potere finanziario fra i rossoneri e i rivali cittadini dell’Inter. I nerazzurri sono formalmente sempre in mano al colosso cinese Suning, in grave difficoltà con 6,6 miliardi di dollari di perdite nel 2021.

 

L’accordo del 26 aprile 2022 ha portato il capitale del club presieduto da Steven Zhang in pegno al fondo Oaktree che ha finanziato un bilancio pericolante (245 milioni di rosso nell’esercizio 2020-2021 e 120 quest’anno) con un finanziamento da 292 milioni di euro gravato da interessi altissimi (12 per cento all’anno). Più di una volta Zhang ha smentito l’ipotesi di una cessione a Oaktree. Ma nella Repubblica popolare, come nella Russia di Vladimir Putin, i capitalisti hanno un’autonomia d’azione limitata e revocabile dalla sera alla mattina.

 

Oaktree può diventare presto più che un semplice finanziatore. Il fondo amministra 164 miliardi di dollari e ha già partecipazioni sportive sia nel calcio (Caen e Swansea) sia nel basket Nba (Memphis Grizzlies). Ancora più gigantesco è l’azionista di riferimento di Oaktree, il fondo Brookfield, con un tesoro che sfiora i 700 miliardi di dollari.

 

In un contesto di investimenti plurimiliardari condotti attraverso veicoli alimentati da sottoscrittori ignoti, come ha sottolineato Rocco Commisso, ci si può chiedere che fine abbia fatto la normativa antiriciclaggio. Formalmente viene aggiornata di continuo, quanto meno nelle aree più evolute dal punto di vista normativo, Stati Uniti ed Europa. L’anti money laundering compliance diretta a colpire clan mafiosi e gruppi terroristici è sotto controllo del tandem Sec-Fincen per gli Usa. L’Ue è arrivata alla sesta direttiva (6Amld in sigla) pubblicata a giugno del 2021. Ma tutti gli esperti concordano nel dire che l’antiriciclaggio resta sempre un passo indietro rispetto alle tecniche di chi ricicla. La constatazione è ancora più vera in un contesto economico perturbato e in un ambiente, come quello del football europeo, perennemente assetato di una liquidità in arrivo da ogni angolo del mondo. Il calcio, che si sente troppo grande per fallire, ha di fatto delegato i controlli sulla fitness finanziaria a entità più robuste. Se non trovano nulla da ridire Sec e Ue, perché dovrebbero storcere il muso Uefa e Fifa? Se poi qualcuno venisse preso con le mani nel sacco, peggio per lui. Si può stare certi che lo spettacolo continuerà, e a prezzi sempre più alti.

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