Le consulenza tecnica alla base dell’inchiesta della procura per disastro ambientale nel più grande centro di raffinazione del Paese: «La continua immissione in aria di idrocarburi determina la compromissione della salubrità dell’ambiente»

L’Espresso pubblica in esclusiva la consulenza tecnica alla base dell’indagine per disastro ambientale nel più grande polo petrolchimico del Paese e tra i più grandi d’Europa: quello di Siracusa. Come raccontato in un ampio servizio la procura della Repubblica aretusea guidata da Sabrina Gambino dopo tre anni di indagini, intercettazioni e perizie, ha contestato a una ventina di dirigenti della società che gestisce il “non” depuratore e delle grandi aziende, la mancata depurazione di fanghi e prodotti industriali eliminati quindi in aria e nel mare con annesso inquinamento.

Proprio su quest’ultimo punto, e cioè sulle conseguenze per l’ambiente della mancata depurazione, si è soffermata una perizia consegnata ai magistrati il 5 maggio dello scorso anno e in parte finita poi nella richiesta di sequestro dell’impianto di depurazione avvenuto lo scorso giugno. La consulenza tecnica è firmata dai tecnici Mauro Sanna, Rino Felici e Nazzareno Santilli, che hanno consegnato una integrazione per rispondere a due questi chiave posti dai pubblici ministeri Tommaso Pagano e Salvatore Grillo: «Se le emissioni diffuse in atmosfera individuate dalla consulenza dell’ingegnere Polizzi e tenuto conto della natura e della quantità di refluo non depurato immesso in acqua nel corso del tempo dall’impianto di Industria acqua siracusana (la società che gestisce il depuratore, ndr) siano tali da generare una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili della matrice aria e della matrice acqua; e siano tagli da generare una offesa della pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per il numero di persone offese o esposte a pericolo, in relazione tanto ai lavoratori impiegati, quanto agli abitanti dei centri di Priolo Gargalo, Melilli e Siracusa, nonché degli agglomerati urbani interessati dalle emissioni».

 

Scrivono i consulenti nella perizia: «Le vasche maggiori di trattamenti dell’impianto di depurazione Ias mancando di idonei sistemi di mitigazione e contenimento, ogni anno emettono in aria ambiente complessivamente 77,4 tonnellate di composti organici volatili, costituite da 13,6 tonnellate di benzene, 9,8 tonnellate da toluene, 11,3 tonnellate di xiliene e 42,8 tonnellate da residui composti, nonché da 7,4 tonnellate di idrogeno solforato. Tali quantità, sommate a quelle emesse dagli insediamenti produttrici, contribuiscono a determinare un deterioramento della qualità dell’aria…La continua immissione in aria di idrocarburi, non mitigata e/o limitata da idonei impianti di abbattimento in dotazione all’Ias, determina nelle zone limitrofe all’impianto la compromissione della salubrità dell’aria ambiente che è la primaria condizione di garanzia per una buona qualità della vita degli abitanti dei centri di Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa…. Naturalmente la diffusione di tali composti in determinate situazione meterologiche può estendersi ad altri comuni».

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Un capitolo della relazione si intitola poi “Gli effetti tossici e nocivi”: «Gli effetti degli inquinanti immessi in atmosfera, e in particolare quelli tossici e nocivi che essi hanno sulla salute umana sia in modo diretto, attraverso la respirazione, sia in modo indiretto, attraverso il consumo di alimenti contaminati provenienti dalle campagne interessate dalle emissioni, sono i seguenti…L’esposizione cronica a benzene provoca tre tipi di effetti: danni ematologici, danni genetici ed effetti oncogeni; altro inquinante da considerare rilevante è l’idrogeno solforato, gasi incolore dall’odore caratteristico di uova marce, ed è una sostanza estremamente tossica poiché irritante e asfissiante. L’inquinamento delle acque con idrogeno solforato provoca moria di pesci; l’effetto sulle piante non è acuto, ma cronico per la sottrazione di microelementi essenziali per il funzionamento dei sistemi enzimatici».

 

Restando sul tema acqua, i tecnici scrivono che «l’esercizio continuo dell’impianto consortile di Priolo Gargallo che genera costantemente la immissione di idrocarburi in acqua senza alcun controllo da parte del soggetto gestore determina una compromissione ed un deterioramento della matrice acqua, anche indipendente dal suo uso». E proseguono: «L’impianto Ias ha un unico scarico costituito da una condotta sottomarina che scarica a 35 metri di profondità a circa 1.750 metri a largo della costa della penisola Magnisi, provvista di diffusori per avere una migliore miscelazione con le acque marine. Sulla costa a nord-ovest della scarico sono presenti gli insediamenti produttivi di Versalis spa, Isab e a seguire la rada de porto di Augusta. Verso est, lungo il litorale vi è la presenza di alcuni stabilimenti balneari che nel periodo maggio-settembre hanno un’alta frequentazione di persone, circa 2.600 bagnanti, come massima presenza giornaliera. Gli idrocarburi scaricati sono soggetti all’andamento delle correnti marine che dalla costa portano al largo gli inquinanti disperdendoli e rendendoli disponibili alla fauna acquatica in una vasta area, con i possibili impatti sulla catena trofica anche in funzione della pescosità delle acque in quell’area marina…La quantità complessiva di idrocarburi scaricati in eccesso nell’ambiente negli anni oggetto di indagine (2016-2020) ammonta a 2.297 tonnellate che diventano 2.409 se si considera l’effetto della diluzioni indotto dai reflui civili. L’assetto impiantistico, che sin dall’avvio del depuratore vede l’assenza di una sezione dedicata alla rimozione degli idrocarburi, evidenzia che lo scarico in eccesso di idrocarburi perdura fin dal suo avviamento avvenuto nell’anno 1983, provocando pertanto una considerevole immissione di idrocarburi in eccesso nell’ambiente…Infine altro elemento da considerare è rappresentato dal numero di persone esposte a pericolo in quanto fruitori diretti dello specchio di mare con la balneazione o altre attività amene, quali la pesca o la navigazione da diporto, anche in considerazione dell’evaporazione degli idrocarburi a causa dell’insolazione. Non a caso la presenza dello scarico unita agli sversamenti pregressi degli stabilimenti chimici e petrolchimici del polo di Siracusa ha determinato per tutto lo specchio d’acqua che si estende da Augusta a Siracusa l’adozione del divieto di pesca».