Le carte svelano gli interessi a Mosca della primogenita dello storico patron del gruppo Fiat. Attuati proprio mentre scoppiava la guerra in Ucraina

Un grande polo commerciale in un sobborgo residenziale molto esclusivo, alle porte di Mosca. Un prestigioso palazzo d’epoca, trasformato in una moderna sede per uffici, nel centro storico della capitale russa. Appartengono a compagnie anonime di Cipro, finanziate da società offshore collocate nei più riservati paradisi fiscali, da Panama alle British Virgin Islands. L’inchiesta giornalistica Cyprus Confidential ora rivela, per la prima volta, a chi fanno capo quei misteriosi investimenti per decine di milioni di euro nel cuore della Russia di Putin: la signora Margherita Agnelli e suo figlio Peter, che porta il cognome del padre, il nobile franco-elvetico Serge de Pahlen.

 

L’Italia è collegata a queste operazioni immobiliari dall’origine dei soldi utilizzati per comprare quelle proprietà a Mosca: i fondi, come hanno dichiarato i diretti interessati, provengono dall’eredità del padre di Margherita, Gianni Agnelli, lo storico patron del gruppo Fiat e della Juventus, deceduto nel 2003. Gli affari in Russia di sua figlia Margherita sono continuati, come mostrano le carte di Cipro, anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina, almeno fino alla primavera dell’anno scorso, quando si fermano i documenti disponibili. Tra febbraio e aprile 2022, in particolare, mentre la nazione europea veniva bombardata e invasa dalle truppe di Mosca, i fiduciari esteri della famiglia Agnelli de Pahlen trattavano un prestito da due miliardi di rubli (che oggi corrispondono a circa 20 milioni di euro) con Sberbank, la prima banca russa, che è di proprietà statale.

 

Interpellata da L’Espresso, Margherita Agnelli ha chiarito, tramite il suo avvocato, che si tratta di «legittime attività di investimento», del tutto regolari «anche sotto un profilo fiscale».

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Cyprus Confidential è il nome di un’inchiesta, coordinata dal consorzio Icij e da Paper Trail Media, che ha unito oltre 250 giornalisti di 55 nazioni, tra cui L’Espresso. I cronisti hanno esaminato 3,6 milioni di documenti riservati, provenienti da sei studi di Cipro che gestiscono società anonime per ricchi clienti di tutto il mondo, tra cui spiccano decine di oligarchi russi. L’inchiesta svela le manovre utilizzate per sfuggire alle sanzioni di guerra spostando miliardi attraverso reti di trust e offshore gestite dai consulenti di Cipro. In queste carte, mai pubblicate prima d’ora, compaiono anche diversi cittadini italiani molto in vista. Tra tutti, spicca il nome di Margherita Agnelli, che vive da anni in Svizzera e ha acquisito anche la cittadinanza elvetica: nel passaporto inviato a Cipro è  registrata come Margaret.

 

Il suo investimento in Russia è intestato a una piramide di società offshore. Sul gradino più alto c’è una compagnia anonima costituita a Panama, con un nome marino, Seashell Holding Corporation. Questa capogruppo controlla, a cascata, una cordata di offshore intermedie, collocate in diversi paradisi fiscali, dalle Isole Vergini alle Bahamas, dove è lecito non pagare le tasse, né sui redditi né sui patrimoni. Al piano terra c’è la società chiave, Sandonia Limited, che ha la sede legale a Cipro e la filiale operativa in Russia.

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Questa compagnia russo-cipriota ha ottenuto i permessi per costruire «centri per lo shopping» e «complessi di intrattenimento», cioè negozi, bar, ristoranti e altri locali, su circa otto ettari di terreni di sua proprietà a Yudovo, nel distretto di Odinstovo, alla periferia di Mosca. Un sobborgo descritto dai moscoviti come «zona residenziale di alto livello», con diverse «ville da nababbi». La catena di controllo di queste proprietà russe è cambiata poco prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Fino al 2021 la capogruppo aveva sede a Panama e faceva capo a due azionisti: «Margaret» Agnelli con l’82,64 per cento, il figlio Peter de Pahlen con il restante 17,36.

 

L’investimento in Russia attraverso la Sandonia Limited era già previsto nei documenti di qualche anno fa, trasmessi ai fiduciari a partire dal 2019. Nel 2022, però, la capogruppo cambia nome e giurisdizione: viene trasferita da Panama a Cipro, dove è ribattezzata Seashell Holding Ltd. Da quel momento l’unico azionista diventa Margherita Agnelli. La delibera che decide queste modifiche viene registrata in una data particolare: 14 febbraio 2022, dieci giorni prima dell’attacco russo all’Ucraina. Nello stesso periodo, nella società operativa entrano tre partner stranieri, che partecipano all’affare di Mosca con una quota di minoranza, intestata a una loro offshore esentasse delle Isole Vergini.

 

Margherita Agnelli è da molti anni in lite feroce con tutti i suoi familiari italiani, compresi i figli del suo primo matrimonio, tra cui John Elkann, l’attuale numero uno del gruppo Exor e della multinazionale Stellantis che controlla la Fiat. La signora reclama una quota «legittima» di eredità molto maggiore di quella che le avevano assegnato il padre e poi di riflesso la madre. Dopo aver perso il processo civile più importante, con un verdetto confermato dalla Cassazione nel 2015, ora accusa i suoi figli italiani di averle nascosto una ricchissima collezione di opere d’arte, di cui si sarebbero perse le tracce.

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Si è a lungo ignorato quanto le avesse lasciato, esattamente, Gianni Agnelli: le stime diffuse dalla stampa durante la causa ereditaria variavano da «oltre 200 milioni» a «circa un miliardo». Nel 2018 L’Espresso ha scoperto, con la seconda inchiesta sui Panama Papers, una dichiarazione riservata del suo fiduciario svizzero, che quantificava per la prima volta, a nome di lei stessa, il valore «dell’eredità che ha ricevuto dal padre Giovanni Agnelli»: «un miliardo e mezzo di dollari». Un patrimonio che risultava custodito dalla stessa società-capofila, Seashell Holding, usata per finanziare gli investimenti in Russia. Le carte di Cipro non chiariscono se, dopo l’acquisto dei terreni e il rilascio dei permessi, il progetto edilizio sia stato ultimato o invece sia ancora «in fase avanzata di realizzazione», come veniva annotato nel 2022. Di certo l’affare immobiliare è proseguito anche dopo la guerra, nonostante le sanzioni contro la Russia: tra le carte di Cipro c’è un grafico con la catena societaria aggiornata al 12 aprile 2022.

 

Sempre con i fondi ereditati dal padre, Margherita Agnelli ha finanziato anche un cospicuo investimento nel centro di Mosca che fa capo a suo figlio Peter de Pahlen, nato nel 1986, anche lui con doppia cittadinanza, italiana e francese. L’affare parte nel gennaio 2021, quando viene costituita una società di Cipro, Abidore Ltd, chiamata ad «acquistare proprietà immobiliari in Russia, da conservare per accrescere il capitale investito», come si legge nei documenti. Questa finanziaria, che appartiene interamente a Peter de Pahlen, ha acquisito il 90 per cento di un’altra compagnia di Cipro, che ne controlla una terza: quest’ultima possiede l’intero capitale di una società russa, chiamata Gogolevsky 11 (in sigla G11), che è «proprietaria di un palazzo adibito a business center» nel centro di Mosca.

 

La denominazione corrisponde all’indirizzo dell’immobile, Gogolevsky Boulevard 11. Il sito della società russa mostra le foto di un grande palazzo d’epoca, «vicino al Cremlino e alla Cattedrale di Cristo Salvatore», con otto piani di «uffici moderni» affittati a «grandi compagnie locali e internazionali», con soli due spazi «ancora disponibili», che ne fanno «una location speciale nel centro di Mosca, grazie alla sua fusione unica tra storia e contemporaneità». Nel sito non ci sono notizie sulla proprietà del palazzo.

 

Le carte di Cipro identificano anche un altro investitore: nell’affare di Mosca, con il restante 10 per cento, è entrato anche un grande gruppo immobiliare statunitense. I Cyprus Confidential, in questo caso, si fermano però al dicembre 2021, quindi prima della guerra: dal 2022 i nomi dei titolari effettivi delle società cipriote (e della controllata russa), dunque, tornano a essere un segreto professionale dei fiduciari. L’unico dato certo è che oggi, sul sito del gruppo americano, compaiono altre proprietà in Russia, ma non c’è alcun accenno al palazzo di Mosca.

 

Margherita Agnelli, il suo secondo marito Serge de Pahlen e il loro figlio Peter sono tutti registrati da anni come clienti dello studio cipriota Cypcodirect e della filiale locale della Pwc, un colosso internazionale delle consulenze, che hanno gestito per ciascuno di loro diverse offshore. I professionisti hanno raccolto informazioni dettagliate per ogni società. Nel «profilo del cliente» intestato alla Abidore Ltd, in particolare, si legge che «Peter de Pahlen è figlio di Margaret Agnelli, titolare della società offshore Ventry Group, che ha conti bancari alla Hellenic Bank».

 

I documenti aggiungono che, per il palazzo di Mosca, la famiglia ha stanziato «43 milioni di dollari»: 13 a carico di Peter, come capitale azionario della Abidore, gli altri 30 «con un prestito da una banca estera», non precisata. A questi si aggiunge «il contributo del 10 per cento dell’altro partner». Nella «dichiarazione sull’origine delle ricchezze», però, Peter precisa che i fondi da lui versati alla società di Cipro, «per un totale di 15 milioni di dollari», sono il frutto di «una donazione in linea diretta da sua madre Margherita Agnelli de Pahlen», che a sua volta «aveva ottenuto quei soldi nel 2003 come parte dell’eredità da suo padre Gianni Agnelli».

 

A coltivare da decenni i rapporti con Mosca è soprattutto il marito, Serge de Pahlen, che discende da una famiglia aristocratica della cosiddetta Russia Bianca, trasferitasi in Francia dopo la rivoluzione bolscevica. L’Espresso ha inviato a Margherita Agnelli, tramite il suo avvocato di fiducia, una serie di domande molto dettagliate, anche a nome del consorzio Icij, per offrire a lei e ai suoi familiari la possibilità di fornire precisazioni, correzioni e  chiarimenti su tutte le notizie contenute in questo articolo. Le è stato anche chiesto cosa ne pensa della guerra in Ucraina e delle sanzioni contro la Russia. Margherita Agnelli, Serge de Pahlen e il loro figlio Peter hanno risposto che «non intendono rilasciare alcuna dichiarazione in relazione alle proprie legittime attività di investimento, regolarmente poste in essere nel pieno rispetto di ogni disciplina nazionale ed internazionale, anche sotto un profilo fiscale».