Malasanità
Vuoi un posto letto all’Ospedale Gemelli? Sono 20mila euro a settimana
A un ultraottantenne al Pronto Soccorso del Policlinico romano per polmonite grave, viene proposto di trasferirsi in una struttura specializzata in dermatologia. Poi in una di ortopedia. Alla fine la direzione gli offre un posto nel reparto solventi. Lui rifiuta e attende un letto convenzionato con il Ssn: nell’attesa, però, contrae il Covid
«Vuole un letto? Fanno 20mila euro a settimana». Considerato che il signor Mario (nome di fantasia), 81 anni, è oggi ricoverano al Policlinico Gemelli di Roma da quasi un mese, il soggiorno in ospedale gli starebbe costato già centomila euro. Ma andiamo con ordine.
A raccontare a l'Espresso la storia di Mario è sua nipote, G.S., che una mattina di metà gennaio lo accompagna al Pronto Soccorso del Policlinico Gemelli, il più grande ospedale della Capitale, perché praticamente non respirava più».
La situazione è grave al punto che i medici lo fanno entrare subito in un'area protetta, «una sorta di accesso rapido, dove vengono accolti pazienti con problemi respiratori e con il covid», racconta G.S., che continua: «Resta in quell'area protetta per un intero giorno e la notte successiva, seduto su una sedia a rotelle, senza che nessuno se ne occupi. E lì succede una cosa strana».
Una donna in camice bianco, se fosse un medico o un infermiere non è possibile dirlo, si avvicina a Mario e gli propone un'alternativa: «C'è un letto libero all'Idi, ci vuole andare? Ha trenta minuti per decidere», la donna si volta e se ne va. La soluzione è allettante, soprattutto perché Mario giace parcheggiato da venti ore su una sedia a rotelle. Ma l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata è specializzato in dermatologia e poco ha a che vedere con la polmonite bilaterale acuta che l'ha colpito e che non solo gli sta togliendo il fiato, ma gli sta anche gonfiando a dismisura i piedi, stretti nelle scarpe da ginnastica che nessuno si è preso la briga di sfilargli.
La donna torna. Mario rifiuta l'offerta. Ma la signora in camice bianco prova a mercanteggiare: «Allora ci sarebbe un letto all'ospedale San Feliciano». Il Polo Sanitario San Feliciano è un centro di cura romano specializzato nell'ortopedia. Ma anche qui, non c'è un reparto di Pneumologia. Mario ringrazia e rifiuta.
Com'è possibile che a un anziano uomo in quelle condizioni venga proposto di essere trasportarlo in un altro ospedale? «Il Gemelli ha alcune convenzioni con altre strutture sanitarie, fra cui il San Feliciano e l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata, che offrono posti letto quando il Pronto Soccorso del Policlinico è sovraffollato», spiega a l'Espresso un dirigente medico dell'Emergenza e Urgenza. Un dettaglio: l'offerta è stata fatta a Mario prima che qualsiasi medico riferisse a lui o ai suoi famigliari la diagnosi. Insomma, in quel momento nessuno aveva comunicato a Mario di essere in pericolo di vita: «Solo la mattina successiva arriva una barella, lo sdraiano, gli tolgono le scarpe e, finalmente, lo conducono nell'area critica. E il giorno dopo, il terzo dacché siamo arrivati al Pronto Soccorso, i medici ci dicono che zio è in pericolo di morte, che la polmonite è grave».
Rifiutate le offerte per il San Feliciano e per l'IdI, G.S. bussa alla porta della direzione sanitaria del Policlinico Gemelli, per segnalare le irregolarità: «Ci viene detto che purtroppo c'è carenza di medici e di posti letto, ma ci dicono che c'è una possibilità, forse c'è un posto nel reparto solventi». Il reparto solventi, che non ha nulla a che vedere con la chimica, è riservato ai pazienti che hanno la capacità economica di pagarsi non solo il posto letto, ma anche le medicine, le cure, le visite, le prescrizioni, tutto. Il preventivo è da capogiro: «Vuole un letto? Sono 20mila euro la settimana». La direzione sanitaria cerca di capire se la famiglia ha la capacità economica di accedere al reparto solventi, facendo leva sul livello di disperazione dei parenti, che assistono impotenti al tragico abbandono del proprio caro in un'area del pronto soccorso: «Ci siamo fatti un paio di conti, considerate le condizioni di salute dello zio avremmo speso non meno di centomila euro», racconta la nipote.
Tutti i grandi ospedali privati convenzionati hanno un proprio reparto solventi, che di norma viene riservato a chi ha la capacità economica di potersi permettere cure su misura. Ad esempio, un'operazione alla prostata al San Raffaele di Milano in regime di solvenza, viene a costare 30mila euro. Per intenderci, il reparto solventi è quello utilizzato da Silvio Berlusconi al San Raffaele – per lui viene riservato il padiglione Diamante – ed è lo stesso utilizzato dal cantante Fedez lo scorso marzo per l'operazione al pancreas. La novità, ora, è il pressing che le dirigenze sanitarie, come nel caso del signor Mario all'ospedale Gemelli, stanno esercitando per offrire questo servizio a pazienti provenienti dal Pronto Soccorso.
Mario, che non ha la disponibilità economica di Fedez, tanto meno di Silvio Berlusconi, anche in questo caso rifiuta l'offerta e resta pazientemente in attesa di un posto letto a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Il letto arriva qualche giorno dopo, nel reparto Pneumologia, ma ben presto l'intera area viene chiusa perché si scopre che tutti i pazienti hanno contratto il Covid: «Mio zio ha preso il virus accedendo all'area riservata del Pronto Soccorso, dove avevamo capito che, accanto ad alcuni pazienti con problemi respiratori, altri erano affetti da Covid». A quel punto Mario viene ricoverato in un'area di cura subintensiva, riservata però ai casi Covid. E lì resta.
«I medici si danno un gran da fare e il personale è disponibile e preparato, ma come ci è stato spiegato, a causa dei protocolli Covid e della carenza di personale, la stragrande maggioranza delle cure non può essere effettuata». Nonostante di Covid non si parli più, all'interno degli ospedali la pandemia continua ad essere un grave problema per la gestione ordinaria. I pazienti positivi vengono collocati in apposite aree, accessibili solo con l'applicazione di protocolli e adeguate misure di sicurezza da parte del personale sanitario, che accedono al servizio il minimo indispensabile, in attesa che il tampone sia negativo.
Mario dopo quattro settimane è ancora positivo, avrebbe bisogno di fisioterapia e di cure specifiche per la sua polmonite. Ma secondo gli stringenti protocolli Covid il suo caso può attendere. L'alternativa? Pagando 20mila euro a settimana si può accedere all'area solventi.