Emergenza abitativa
Airbnb e gli altri: come funziona il Far West degli affitti brevi sulla pelle di studenti e giovani coppie
In Italia i contratti sono aumentati da 100 mila a un milione nell’arco di dieci anni. Grazie soprattutto alla nota piattaforma. Ora il governo promette nuove norme, che nel resto d’Europa esistono già da tempo
Ad Amsterdam, nelle zone più turistiche della città, non si può dare in affitto la casa in cui si è residenti per più di 30 giorni l’anno. A Parigi e Bruxelles si arriva al massimo a quattro mesi, uno in più di Berlino. In tutte queste metropoli, ma anche a Lisbona, Madrid e Vienna, è necessaria un’apposita licenza per chi decide di arrotondare il reddito famigliare cedendo la propria abitazione ai turisti anche per periodi molto brevi. In Italia, nonostante se ne parli da anni, nessuna di queste regole è mai stata inserita in una legge nazionale. Solo adesso, pressata dall’emergenza delle case per gli studenti, la ministra del Turismo, Daniela Santanchè promette nuove norme in tempi rapidi. «Entro giugno», ha detto.
Il boom degli affitti brevi, però, non è certo esploso in queste settimane. Grazie soprattutto a Airbnb, il mercato delle locazioni mordi e fuggi muove da anni un giro d’affari miliardario. «In Italia siamo ormai al day after», commenta Filippo Celata, professore di Geografia economica all’università La Sapienza di Roma. Secondo Celata, che assieme a Gianluca Bei ha appena concluso uno studio accademico sul tema degli affitti brevi, «a questo punto non sarà facile recuperare il tempo perduto: serve un intervento drastico per imporre limiti severi soprattutto a quei proprietari di una o più case che si sono trasformati in veri e propri operatori turistici». Gli effetti di questa trasformazione sono noti da tempo. Nei quartieri centrali di città come Roma, Milano, Firenze, Venezia, Bologna è in continua crescita il numero degli appartamenti a disposizione dei visitatori provenienti da ogni parte del mondo, mentre i residenti hanno trovato casa altrove. Si spiega anche così l’aumento dei canoni d’affitto, un aumento che ha colpito gli studenti, ma anche giovani coppie e professionisti single. Intanto, nei centri storici sopravvivono solo le attività dedicate ai turisti, con grave disagio per chi ancora vive in quei quartieri.
Qualche numero aiuta a comprendere le dimensioni del fenomeno. Come segnala Mario Breglia, presidente della società di consulenza Scenari Immobiliari, nell’arco di dieci anni il numero dei contratti di affitto breve è passato da 100 mila al milione previsto per il 2023. Non potrebbe essere altrimenti se è vero, come sostiene il centro ricerche Nomisma, che per i proprietari di casa la locazione sotto i trenta giorni può garantire un reddito anche tre o quattro volte superiore rispetto a quella a lungo termine. Il calcolo di Nomisma, ovviamente, vale per le città che vantano i flussi maggiori di visitatori. È il caso di Milano, Venezia, Firenze e Roma.
Il business corre veloce, quindi, e nel futuro prossimo anche di più. Dopo un 2022 da record per il turismo in Italia, l’andamento delle prenotazioni per la prossima estate procede a un ritmo senza precedenti. E se cresce la domanda di abitazioni per soggiorni brevi va da sé che i canoni faranno segnare un ulteriore rialzo. Queste sono ottime notizie per Airbnb, che conta di migliorare gli ottimi risultati del 2022, chiuso con 1,9 miliardi di profitti. «Le piattaforme digitali sono state decisive per l’enorme diffusione degli affitti brevi, ma questo non è avvenuto con sufficiente trasparenza», ha commentato nell’autunno scorso la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager. Bruxelles ha proposto nuove norme europee per regolare un settore che troppo a lungo in Italia è sfuggito a ogni controllo, soprattutto del Fisco. «Ma noi non siamo affatto preoccupati», si smarca Giacomo Trovato, country manager per l’Italia di Airbnb. «Per come è stata fin qui presentata – spiega Trovato - la riforma servirà innanzitutto a tutelare famiglie e piccoli proprietari che rappresentano la larghissima maggioranza di chi affitta casa per brevi periodi». Intanto però in Italia si attende da anni la creazione di una banca dati nazionale delle abitazioni destinate ad affitto breve, ciascuna con un proprio codice identificativo alfanumerico, obbligatorio per gli annunci online. E solo dal 2024, Airbnb avrà l’obbligo di girare alle autorità fiscali i dati dei locatori. Lentamente, qualcosa si muove. Aspettando la riforma targata Santanché.