Temperature ai massimi storici, piogge e riserve di acqua ai minimi. Boom di incendi e siccità record. Che si alternano a tempeste e alluvioni. Per gli scienziati nel nostro Paese è allarme rosso: urgente ridurre le emissioni di gas serra. Ma il governo ignora il problema

Il cambiamento climatico è un’emergenza mondiale, ma l’Italia rischia il doppio della media delle altre nazioni. Non è un allarme catastrofista lanciato da estremisti verdi, è la previsione matematica di scienziati ed esperti dei più importanti istituti pubblici di ricerca, dall’Ispra al Cnr, confermata dai dati internazionali dell’Ipcc. Se nei prossimi vent’anni il clima continuerà a peggiorare con lo stesso andamento che è stato sperimentato e misurato nell’ultimo trentennio, in tutto il nostro Paese si registrerà un nuovo aumento delle temperature di proporzioni insostenibili: un surriscaldamento di gran lunga superiore ai limiti massimi (tra 1,5 e 2 gradi) fissati dai trattati internazionali per la salvezza del Pianeta.

La fonte di questi dati è semplicemente il termometro. E l’unico rimedio possibile, proposto da decenni dagli studiosi di tutto il mondo scientifico e in teoria già approvato da 190 nazioni (tra cui l’Italia) con l’Accordo di Parigi del 2015, è una drastica riduzione delle emissioni di gas serra: cioè dei consumi di petrolio, carbone, gas e altri combustibili inquinanti. Che invece continuano ad avvelenare l’atmosfera. L’Italia, per le sue caratteristiche fisiche e geografiche, è molto esposta ai disastri climatici. E il nostro 2022 è stato l’anno più caldo dal 1961, quando sono iniziate le rilevazioni sistematiche.

Nel 2023 sta andando ancora peggio, con quattro mesi di siccità eccezionale, da gennaio ad aprile, in tutto il Centro-Nord, seguiti dalle drammatiche alluvioni di maggio in Emilia-Romagna e dall’estate degli incendi in Sicilia, Calabria e altre regioni, dove a fine luglio, in pochi giorni, sono bruciati oltre 49 mila ettari di boschi. Mentre tempeste mai viste, con enormi chicchi di grandine, devastavano città e campagne dalla Lombardia al Triveneto.

Su scala mondiale, il luglio appena concluso è stato il mese più bollente degli ultimi due secoli. Il 2022, sempre a livello globale, era stato il quinto anno più caldo. L’Italia, però, già l’anno scorso aveva registrato il clima più torrido di sempre (quantomeno dal 1961). La banca dati del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) permette di evidenziare e quantificare le anomalie rispetto alla media dei trent’anni precedenti. Ne risulta che nel 2022, in tutta Italia, le temperature medie sono salite di 1,23 gradi, più del doppio del surriscaldamento mondiale, e hanno così superato i picchi nazionali del 2018 e del 2021. Aumenti record anche per le temperature massime (più 1,42 in media) e minime (più 1,03). Rispetto al trentennio 1991-2020, comunque già segnato da un fortissimo inquinamento e dalle conseguenti anomalie climatiche, stanno cambiando anche le stagioni. In Italia, nel 2022, i mesi di ottobre e dicembre sono stati i più caldi dal 1961. Le temperature sono aumentate ogni stagione in tutte le regioni, con un picco a luglio di ben 3 gradi in più.

Nell’anno in corso l’Italia rischia di superare anche questi nuovi record di surriscaldamento, con effetti vistosi sulla vita quotidiana dei cittadini. Nel 2022, a livello nazionale, c’è stato il picco assoluto delle cosiddette notti tropicali (con temperature minime superiori ai 20 gradi: ben 22 in più) e dei giorni più caldi (23 in più). Sono i valori più alti mai registrati, almeno prima del 2023. E in inverno le giornate fredde sono scese al minimo storico degli ultimi sei decenni.

Come per l’aria e per il suolo, anche le temperature dei mari continuano a salire, da dodici anni consecutivi. Nel 2022, in media, l’anomalia è stata di un grado in più, con punte di più 2,11 a giugno e luglio. Gli aumenti più forti colpiscono Mar Ligure, Sardegna, Basso Adriatico e Golfo di Taranto.

Intanto continuano a calare le piogge e le nevicate, a sciogliersi i ghiacciai e a ridursi le riserve di acqua. Il 2022 è stato l’anno meno piovoso di sempre, con un calo totale del 22 per cento del cumulo di precipitazioni. E con una sovversione delle stagioni tradizionali: meno 54 per cento di piogge a gennaio, più 69 ad agosto (con un incredibile 128 per cento in più al Sud), meno 62 in ottobre.

Per l’acqua c’è un doppio problema: le piogge totali diminuiscono, ma le precipitazioni diventano sempre più intense e concentrate in brevi periodi, con un’impennata di nubifragi, grandinate e alluvioni. Nell’autunno 2022 erano state allagate le Marche centrali e l’Umbria settentrionale, nella primavera 2023 l’Emilia e la Romagna, con ondate spaventose di mezzo metro di pioggia al giorno.

Alle alluvioni, poi, si contrappone un aumento della siccità. In Piemonte, nel Ponente ligure e in Sicilia, nel 2022 si sono registrati picchi locali di 330 giorni asciutti (su 365), con un massimo di 347 giornate senza una goccia di pioggia a Capo Bellavista (Nuoro) e di 345 a Lampedusa. In aumento anche i giorni consecutivi di siccità: fino a 160 in diverse zone della Sicilia, fino a 130 in Sardegna, fino a 100 sulla costa tirrenica centrale, fino a 96 in Piemonte.

Nel 2022 le riserve idriche naturali sono scese al minimo storico dell’ultimo secolo: in totale, circa 67 chilometri cubi di acqua. Nel trentennio 1991-2020, in media, erano il doppio (134), nel 1921-1950 quasi il triplo (166 chilometri cubi).

Gli effetti sono continui disastri ambientali, aggravati dalla cementificazione e dal malgoverno del territorio. Solo nel 2022, secondo i dati del Cnr, in Italia si sono contati ben 310 «eventi meteorologici estremi», quasi uno al giorno, con almeno 29 morti e danni per miliardi.

La conferenza sul clima di Parigi – che è alla base della rivoluzione verde dell’economia promessa dall’Unione europea (Green Deal), ma di fatto bloccata dai governi per la crisi energetica causata dalla guerra russa in Ucraina – prevede di limitare le emissioni di gas serra e incentivare l’uso delle fonti rinnovabili. L’obiettivo a lungo termine, fissato dall’Onu, è contenere l’aumento della temperatura media del Pianeta, fino a un tetto massimo di 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali di due secoli fa. In Italia siamo già in piena emergenza.

La banca dati del Snpa ha iniziato a pubblicare, alla voce «clima futuro», una serie di previsioni matematiche su come cambieranno le temperature, le piogge, la siccità e altre variabili nei prossimi 20 o 40 anni. I modelli più semplici si limitano a estendere i dati degli ultimi anni, mostrando (con grafici in tinte diverse) come potrà cambiare il clima se non si farà niente per ridurre i gas serra. La mappa del 2041 mostra un’Italia interamente colorata, dall’arancione al rosso scuro: in mancanza di contromisure efficaci, nel Sud già bollente le temperature saliranno da 1,5 a 3 gradi, nel Centro-Nord da 2,8 a 5. Il nostro Paese rischia dunque di trovarsi tra pochissimi anni al centro della catastrofe globale.

In questi giorni personalità come il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il segretario generale Onu, António Guterres, hanno rilanciato il massimo allarme sul clima. Dal governo italiano, nessun segnale di svolta.

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