Appalti di Stato
Ministro degli affari e dell’asfalto: nomi e intrighi del sistema Salvini
Il caso Verdini prima, l'indagine sul Ponte sullo Stretto poi: l’Espresso ricostruisce la ragnatela del segretario leghista all’Anas tra imprenditori amici, portatori di voti e manager compiacenti. Perché tutte le strade portano a Matteo
Esiste un sistema Salvini in Anas? Inutile cercare un intervento diretto del ministro delle infrastrutture nelle società pubbliche sulle quali il suo dicastero ha poteri di indirizzo. Il segretario leghista ha vissuto la maggior parte dei suoi cinquant’anni dentro la politica e sa applicare i gradi di separazione. Ma quando il vicepremier dice del cognato Tommaso Verdini, implicato nell’inchiesta romana sull’Anas, che è un “ragazzo in gambissima”, e lo dice dopo che il figlio di Denis è finito agli arresti domiciliari il 29 dicembre scorso, dà un segnale inequivocabile all’apparato di manager, dirigenti, quadri in cerca di promozioni o di una buona parola per conservare il posto. A maggior ragione adesso che molti ruoli chiave del gruppo Fs, di cui Anas fa parte, sono vicini al rinnovo. E quindi sì, esiste un sistema Salvini in Anas anche oltre le responsabilità penali, sul confine tenue fra il lobbismo e conflitto di interessi. Questa inchiesta de l'Espresso racconta la nuova versione di un metodo che non cambia mai.
Dalle Alpi al Mediterraneo
Se le gare per strade e autostrade si svolgessero sul ring, tornerebbe la grande boxe. Quasi a ogni gara chi perde fa causa a chi vince. Seguono match infuocati al Tar, al Consiglio di Stato e finanche nei tribunali ordinari con le opere in ritardo e uno scontrino finale moltiplicato rispetto alle previsioni. Chi vince, oltre a difendersi da chi ha perso, di solito apre un contenzioso sugli extracosti con la stessa Anas per l’inflazione, il caro materie prime e persino per i controlli sulle infiltrazioni criminali.
Ci si aspetterebbe che la stazione appaltante tenga il broncio. Tutt’altro. Lo si vede nel caso di Matterino Dogliani, imprenditore delle Langhe con agganci al vertice nel mondo della Lega. È lui che attraverso il consorzio Sis sta realizzando l’opera che definisce il lungo regno di Luca Zaia, la superstrada pedemontana veneta, in sigla Spv. La formula dell’opera, che sfiora i 3 miliardi di costi, è il project financing. All’italiana. La quota pubblica la mettono i contribuenti. La quota privata pure, sotto forma di indebitamento obbligazionario della Regione.
Sis, dove Dogliani è in società con la spagnola Sacyr incaricata da Matteo Salvini di realizzare il ponte sullo Stretto con Webuild, ha realizzato varie opere per l’Anas. La più rilevante è il macrolotto 2 della Salerno-Reggio, oggi Autostrada del mare, da Buonabitacolo a Lauria. I lavori sui 31 km valevano 789 milioni di euro all’assegnazione nel 2004 e prevedevano l’abbattimento e la ricostruzione del viadotto sul Torbido costruito su una superficie a rischio frana. Il ponte è rimasto lì ma Sis ha chiesto all’Anas oltre 600 milioni di extracosti, quasi quanto l’intero appalto. Il contenzioso è finito davanti alla giustizia ordinaria. In primo grado nel maggio 2020 la sezione XVII del tribunale civile di Roma ha riconosciuto soltanto 90 mila euro a Sis.
L’altro obiettivo di Dogliani era la Roma-Latina, una storia infinita di società miste, scontri politici e ricorsi al Tar per risolvere gli ingorghi quotidiani sulla Pontina. Nel contenzioso amministrativo sulla nuova Pontina Sis è stata difesa da un pool di avvocati prestigiosi. Fra questi, c’erano due specialisti di infrastrutture, necessari per un settore dove le regole cambiano a ogni governo. Uno è Arturo Cancrini dello studio omonimo dove per sedici anni e fino al 2015 ha lavorato Stefania Simonini, sorella dell’ex ad di Anas e figlia di un ex capo compartimento Anas. L’altro è Patrizio Leozappa, genero di Pasquale De Lise, uomo dai mille incarichi ma soprattutto presidente del Consiglio di Stato per anni. Sis è stata estromessa dalle sentenze dei tribunali amministrativi ai tempi di Nicola Zingaretti presidente del Lazio. Oggi la Roma-Latina è stata commissariata da Salvini e i lavori sono a carico della società regionale Astral.
Nonostante qualche battuta d’arresto, i rapporti fra Dogliani e Anas sono proseguiti. A maggio del 2021 Sis ha vinto lavori per 170 milioni sulla statale 16 Adriatica. L’ad del tempo era Massimo Simonini, che oggi è sospeso dall’Anas a causa dell’inchiesta su Verdini junior ma continua a essere commissario straordinario della statale 106 Reggio-Taranto e dell’Orte-Mestre di Vito Bonsignore (10 miliardi di costi). Grazie a questi incarichi da un anno e mezzo entra negli uffici di via Monzambano con un passi da visitatore e anche ultimamente è stato visto in fila alla mensa. A marzo del 2023, sotto la gestione di Aldo Isi, Anas ha consegnato al consorzio Sis i lavori della variante alla Tremezzina nel comasco (statale 340) per 412 milioni di euro.
Di recente, Dogliani è stato indicato come possibile compratore nella privatizzazione di ritorno di Aspi, Autostrade per l’Italia. L’indiscrezione pubblicata dall’agenzia Bloomberg è stata subito cavalcata da Salvini che ha incassato la smentita irritata di palazzo Chigi. Il gruppo di Narzole (Cuneo), che ha declinato la richiesta di chiarimenti dell’Espresso per questo articolo, rimane alla finestra anche se la cessione di Aspi sembra sparita dalla lista dei saldi di Stato, al contrario di altri gruppi come Enel, Eni e le stesse Ferrovie.
Nell’insieme, la presa sui tribunali della famiglia Dogliani, in guerra con il gruppo Gavio per le concessioni autostradali del nordovest, sembra in declino. Il 7 luglio del 2022 il Cds ha annullato la gara vinta da Sis per l’A3 Napoli-Salerno. La sentenza, firmata dal presidente della quinta sezione Paolo Lotti, è stata pubblicata il 4 ottobre 2022. Il Mit di Salvini avrebbe dovuto bandire un’altra gara ma non lo ha fatto e Sis continua a incassare i pedaggi.
Leghisti alla Scala
La sera del 7 dicembre 2021 a Milano, la città di Salvini, è dedicata alla prima della Scala come da tradizione. L’inchiesta sulla cricca del ragazzo in gambissima racconta che una settimana prima a Roma, il 30 novembre 2021, c’è una cena al Pastation, il ristorante romano di Verdini junior. Partecipano l’ad dell’Anas Simonini, il socio di Verdini in Inver Fabio Pileri e il sottosegretario leghista dell’Economia, Federico Freni.
Dal 3 dicembre 2021 Tommaso Verdini cerca quattro biglietti di palco per un valore di 14 mila euro da offrire a Freni per il Macbeth di Giuseppe Verdi. Secondo quanto risulta alla Finanza, si rivolge all’imprenditore Gianluca Zelli che mette a disposizione i suoi posti in abbonamento. Ma alla prima gli abbonamenti non valgono e Freni pagherà di tasca sua negando di conoscere Zelli. Da parte sua, l’imprenditore dirà di non lavorare con il pubblico per scelta.
Eppure nell’agosto 2023 Anas affida alla Humangest, la società di Zelli e della moglie Barbara Garofoli la selezione dei cantonieri che è tuttora in corso. Il contratto non risulta sul sito Anas fra i bandi e le gare, a differenza di altri affidamenti sotto la soglia dei 150 mila euro. «Con riferimento agli affidamenti sotto soglia», spiega all’Espresso la società di via Monzambano, «Anas attiva una gara informale, con interpello normalmente di cinque operatori economici, senza procedere al cosiddetto affidamento puro. Tale modalità viene attuata assicurando il costante rispetto dei principi codicistici di rotazione e di rispetto della libera concorrenza. Relativamente alla società Humangest, questa è stata invitata, insieme a diverse decine di società nel rispetto del principio di rotazione, a una gara nel 2021 (quindi prima dell’arrivo del nuovo management) e a una gara nel 2022. In entrambi in casi non si è vista aggiudicare il servizio. Nel 2023 è stata invitata ad una gara per un importo complessivo di 134 mila euro che le è stata aggiudicata, unico evento noto».
Il legale di Zelli, Ciro Pellegrino, aggiunge: «È una gara per somministrazione di lavoro dove avevamo avversari del settore come Adecco e Manpower. L’utile è limitato».
Per quanto le cifre siano modeste, la vicenda Humangest presenta alcune peculiarità. Sia Zelli sia Garofoli hanno avuto problemi giudiziari. Il primo, con la vecchia inchiesta sulla sanità che ha coinvolto l’ex presidente dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco. La seconda, per 13 milioni di euro di presunte false fatturazioni sulle quali la Procura di Pescara indaga dal 2022.
Zelli sta potenziando la sua holding Sgb Humangest con grandi nomi. Alla guida dell’organismo di vigilanza c’è l’ex comandante in seconda della Gdf Michele Adinolfi, un fedelissimo di Matteo Renzi fermato nella sua ascesa dall’indagine Cpl Concordia, conclusa con un’archiviazione. A luglio del 2023 Sgb Humangest ha formalizzato un advisory board di all stars presieduto da Angelino Alfano, ministro dei governi Berlusconi, Letta e Renzi passato alla sanità privata con il Gruppo San Donato. Con lui ci sono Vincenzo Boccia, ex numero uno di Confindustria, Giacomo Caliendo, già membro del Csm e senatore forzista, Claudia Bugno di Futuritaly e il cacciatore di teste Carlo Corsi, che ha ceduto un terzo della sua società a Humangest lo scorso luglio.
Tanta politica, quindi. Lo stesso Zelli è un imprenditore apertamente schierato a destra. Nel 2018 ha fondato un suo movimento “Azione politica” che l’anno successivo ha partecipato alle elezioni regionali in Abruzzo con un risultato lusinghiero: oltre 20 mila preferenze per un 3,2 per cento dei consensi finiti in appoggio del vincitore Marco Marsilio (Fdi). La Lega in quell’occasione risultò il primo partito con grande distacco al 27,5 per cento di consensi. Il prossimo 10 marzo Azione politica parteciperà di nuovo al voto abruzzese ma stavolta senza il suo marchio perché è confluita nelle liste della Lega, che in regione è guidata da Luigi D’Eramo, sottosegretario all’agricoltura.
In sintesi Anas ha appaltato un servizio di ricerca del personale a un imprenditore-politico alleato della Lega di Salvini, che attraverso il suo portavoce ha scelto di non commentare questo articolo.
Milioni in tangenziale
Non sempre le cifre in ballo sono modeste. Circa un mese dopo la prima della Scala del 2021, il 17 gennaio 2022, il sottosegretario Freni parla dell’autostrada Roma-Latina con Luca Cedrone dell’Anas. L’opera, insieme alla bretella Cisterna-Valmontone, vale 2,7 miliardi a prezzi di un decennio fa.
Cedrone, indagato insieme a Verdini, è responsabile delle gallerie con il grado di quadro ed è imparentato con Antonio Valente, ex dirigente della società finito agli arresti per lo scandalo precedente, quello della “Dama nera” Antonella Accroglianò. Nell’agosto del 2022 Cedrone viene promosso a quadro apicale dopo una valutazione delle sue competenze da parte dell’ufficio del personale guidato da Diego Giacchetti, arrivato da Italferr insieme al nuovo ad Isi. Sarà sospeso poco dopo, a settembre del 2022, con la pubblicazione delle prime notizie sull’inchiesta della Procura.
Ma i magistrati hanno ritrovato la società di via Monzambano in un’altra indagine. «Noi dobbiamo mette’ le mani sull’Anas», si ascolta in un’intercettazione fra un ex dirigente romano di An, Pierluigi Fioretti, e l’imprenditore di Isernia Claudio Favellato, che abbina l’agroalimentare con il mondo delle costruzioni. È il 26 ottobre 2022 e il nome di Salvini viene evocato in modo non chiaro, quattro giorni dopo il giuramento del governo Meloni. Il colloquio è fra le carte dell’inchiesta per traffico di influenze del Nucleo valutario della Gdf che ha portato all’arresto dello stesso Favellato e di Gabriele Visco, figlio dell’ex ministro delle finanze Vincenzo. Poco più di un mese prima, all’inizio di settembre del 2022, i giornali avevano iniziato a parlare dell’inchiesta contro Verdini junior, la sua Inver e un gruppo di manager dell’Anas agganciati dai lobbisti, a partire da Simonini.
Gli investigatori che seguono il caso Visco liquidano come millanterie le parole tra Fioretti e Favellato, che aggiunge: «Sta a fa’ dieci miliardi l’anno di appalti. L’Anas è importante». Su questo non ci sono dubbi soprattutto per chi, come Favellato, ha lavorato e lavora con Anas. Due mesi prima degli arresti per l’indagine su Visco, il 5 dicembre del 2023 Anas ha consegnato i lavori per la riqualificazione della tangenziale di Foggia (statale 673) al Raggruppamento temporaneo d’impresa Favellato Claudio. È il secondo di tre lotti ed è lungo 9,8 km per un importo di 28 milioni di euro e 810 giorni di lavori, poco più di due anni. La notizia è stata celebrata dall’europarlamentare leghista Massimo Casanova, membro della commissione trasporti Ue, e dal deputato barese del Carroccio Rossano Sasso, sottosegretario all’istruzione con Draghi.
Non sono i dieci miliardi di cui parlano Fioretti e Favellato ma sono cifre rilevanti per il fatturato di una ditta che ha ricavato 15 milioni di euro nel 2022, ultimo bilancio disponibile, e 13 milioni di euro nel 2021. L’altro lavoro importante per l’impresa molisana è sempre a Foggia, il cosiddetto orbitale da 18 milioni di euro assegnato nel 2018 dall’allora sindaco della città dauna, il leghista Franco Landella, uscito di scena nel 2021 dopo il commissariamento del Comune per infiltrazioni mafiose.