Esclusivo
«Le consegne di armi italiane a Israele non si sono fermate»: il documento ufficiale smentisce il governo
In una nota dell'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento la verità sulle forniture belliche al governo di Tel Aviv dopo gli attacchi di Hamas. Sono state fermate solo le nuove autorizzazioni. E nel 2023 è stato esportato di più del 2022. Ma gli israeliano hanno ricevuto molti no
Questa è la seconda puntata in versione estesa dell'inchiesta a più puntate sul mercato della armi in Italia. Sul numero in edicola troverete la sintesi integrale. Il servizio esclusivo de L’Espresso si basa su documenti riservati e fonti istituzionali.
La politica italiana pone da mesi una domanda al governo di Giorgia Meloni: le fabbriche italiane armano ancora l'esercito di Israele che ha devastato la Striscia di Gaza e ha ucciso migliaia di civili, tante donne, tantissimi bambini? Non è mai arrivata una risposta univoca, limpida. Il governo ha cincischiato a lungo. C'era imbarazzo. Tutti hanno riconosciuto il diritto di Tel Aviv a stanare in ogni modo Hamas dopo gli attentati terroristici contro la sua popolazione. Però inizialmente nessuno ne ha sindacato le modalità. Poi i giudizi severi di Unione Europa e Stati Uniti nei confronti del presidente Benjamin Netanyahu hanno donato un po' di coraggio ai ministri italiani. Allora più di un componente del governo ha affermato, anche con malcelata fierezza e nelle sacre aule parlamentari, che dal 7 ottobre 2023 «abbiamo bloccato i contratti per la vendita di armi a Israele».
Per smentire questi ministri è sufficiente leggere una nota dell'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) che nelle prossime settimane sarà inserita nella relazione annuale alle Camere e che l'Espresso può anticipare. Uama dipende dal ministero degli Esteri, perciò pondera le parole, ma espone fatti: «Le caratteristiche dell’offensiva israeliana su Gaza, in reazione al criminale assalto condotto da Hamas, hanno indotto a valutare la concessione di nuove autorizzazioni verso Israele con particolare prudenza. È stata dunque sospesa la concessione di nuove autorizzazioni all’esportazione di armamenti. Non sono stati invece adottati provvedimenti di sospensione o revoca delle esportazioni verso Israele autorizzate prima del 7 ottobre, avendone valutato caso per caso».
Uama dice tre cose:
1. Israele ha richiesto nuove autorizzazioni di armi dopo il 7 ottobre 2023;
2. abbiamo valutato con particolare prudenza le richieste e le abbiamo respinte. Al momento sono sospese per un periodo non precisato, quindi potrebbero riprendere;
3. le esportazioni autorizzate prima del 7 ottobre non sono state né revocate né sospese.
A rigor di legge, qualsiasi tipo di esportazione poteva essere annullata dopo il 7 ottobre perché Israele, seppur aggredito, scontava i limiti della 185 del 1990 che vieta esplicitamente, come già ricordato per l'Ucraina, «esportazioni e transito di materiale bellico verso Paesi in stato di conflitto armato o responsabili di gravi violazioni di diritti umani».
Tuttavia la nota Uama rivela che le consegne di materiale bellico per Israele sono proseguite dopo il 7 ottobre. La distinzione fra contratti nuovi e vecchi è scriteriata. I vecchi non riguardano scatole di gianduiotti. Come le «valutazioni caso per caso» non sono chiare. Di sicuro Israele non ha potuto approfittare del mercato bellico italiano in un contesto di guerra, ma le previsioni annuali, secondo i documenti consultati dall'Espresso, non hanno patito grosse modifiche. Lo scorso anno il governo di Tel Aviv ha ottenuto autorizzazioni all'esportazione per 9,9 milioni di euro, addirittura in crescita sui 9,3 riferiti al 2022. Nel complesso le transazioni in uscita con Israele, nel computo ci sono le intermediazioni, hanno mosso 26,3 milioni di euro. Erano circa 30 milioni nel 2022. I pagamenti perlopiù sono in favore di Leonardo. La notizia più curiosa è rovesciata: Roma ha importato materiale bellico da Tel Aviv per 31,5 milioni. Un record.
(2. continua)
Leggi la prima parte: Il grande affare della armi italiane vendute all'Ucraina: 417 milioni di euro nel 2023
Leggi la terza parte: Dall'Arabia Saudita all'Azerbaigian, l'Italia vende sempre più armi ai regimi del mondo