Criminalità

Le mani della mafia sul Likud, il partito del premier di Israele Netanyahu

di Tommaso Ricciardelli   9 maggio 2024

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C'è chi ha indagini o condanne per frode o corruzione, chi ha parenti boss mafiosi. Nel partito di governo spiccano molte relazioni pericolose, sintomo di un Paese permeabile ai clan

Un uomo legato ai clan sale sul palco e fa un comizio. Tutti sanno che rappresenta una delle famiglie mafiose più importanti del territorio ma nessuno ha il coraggio di opporsi. Tra il pubblico in visibilio si possono scorgere addirittura alcuni ministri ed il vicepremier.  Al fine di fugare ogni dubbio, diciamo subito che non ci troviamo in Italia: siamo in Israele.


IL CANDIDATO IMPRESENTABILE
Quell’uomo è Rafi Chaim-Kedoshim, siamo a settembre del 2023 e si sta candidando al consiglio comunale di Herzliya, una piccola città nei pressi di Tel Aviv. Kedoshim è membro dell’omonima famiglia mafiosa e può vantare ben 4 condanne. È stato in carcere per reati quali violenza personale, estorsione, sequestro di persona e truffa. È diventato un membro preminente di Likud, il partito di destra del premier Netanyahu, avendo il merito di aver fatto tesserare centinaia di persone. Al suo evento partecipano il ministro della Difesa, dei Trasporti, della Cultura, dell'Energia, della Diplomazia Pubblica ed il vice di Netanyahu, Yariv Levin, attualmente ministro della giustizia. I membri di Likud giurano che Kedoshim sia cambiato, asserendo che abbia tagliato i ponti con la criminalità organizzata, omettendo che suo figlio, Israel Kedoshim, sia stato condannato nel 2017 per il tentato omicidio di Eli Tabib, l'ex proprietario del club di calcio Beitar di Gerusalemme.

UNA ONOREVOLE POCO ONOREVOLE
Anche Inbal Gavrieli, una onorevole della Knesset, il parlamento israeliano, proviene da una famiglia particolare. I suoi avi facevano parte di “Irgun”, una organizzazione terroristica che si basava sulla teoria del revisionismo sionista (caratterizzata da posizioni fasciste) ed i suoi parenti sono pregiudicati. Suo padre e suo fratello sono stati arrestati per aver gestito attività di gioco d'azzardo illegali e suo cugino è stato ucciso in uno scontro con la famiglia mafiosa Abergil. Nel 2003 lei diventa membro della Knesset, risultando eletta nella lista di Likud, e tenta di utilizzare la sua immunità parlamentare per impedire la perquisizione della casa di suo padre da parte della polizia durante un'indagine. Per questo, il procuratore generale ha dato inizio ad una inchiesta, dato che Ezra “Shuni” Gavrieli, il padre dell’onorevole, ha contatti con la mafia israeliana. Vista la situazione, l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Israele mostrò preoccupazione per quanto concerne l’influenza della mafia nel comitato centrale di Likud. Nel 2010 Wikileaks ha reso pubblico il fatto che l'ambasciata avesse trasmesso al Dipartimento per la sicurezza interna di Washington, un documento intitolato "Israele: una terra promessa per il crimine organizzato?". Nel report c’era scritto che le principali organizzazioni criminali del paese si distinguevano per la loro pericolosità nell'utilizzo di esplosivi e armi da guerra.

Yariv Levin

 

IL PORTAVOCE
Famiglie mafiose come gli Jarushi, trafficanti di armi e droga che sono balzati agli onori della cronaca nel 2017, quando è stato arrestato Husam Jarushi, membro del clan legato ad una inchiesta su David Bitan, il portavoce del partito Likud in parlamento, nonché responsabile della coalizione di governo. Il procuratore generale ha annunciato nel 2020 la sua incriminazione per corruzione, frode e abuso di fiducia (reato tipico in Israele per gli amministratori pubblici di ogni livello), nonché riciclaggio di denaro e reati fiscali per 715.000 shekel. Secondo il procuratore, Bitan ha preso prestiti dai membri della famiglia mafiosa Jarushi e, non essendo in grado di restituirli, gli ha offerto favori in cambio della remissione dei debiti. Nel 2022, l'imprenditrice Lea Sonik-Kuperli è stata condannata a sette mesi e mezzo di prigione per aver corrotto Bitan, allora presidente del comitato per le Licenze e la Pianificazione locale di Rishon LeZion. Lei gli ha fornito 40.000 Shekel tramite un intermediario, in cambio del suo aiuto nella promozione degli interessi della sua azienda. Gli assegni, intestati a una scuola sportiva locale, sono stati poi convertiti in denaro contante per Bitan attraverso un complice. Nonostante gli scandali, la carriera politica del parlamentare non è terminata. Il 5 gennaio 2020 Netanyahu lo nomina ministro dell’agricoltura, salvo poi rimuoverlo 5 giorni dopo per l’indignazione della Knesset. Anche Netanyahu, premier e leader del Likud, è sotto processo per corruzione, frode e abuso d'ufficio.

LA CONNESSIONE
Gli sforzi del parlamento israeliano per contrastare il riciclaggio di denaro e la corruzione endemica nel paese hanno incontrato forti resistenze da parte delle lobby e gruppi d’interesse formati anche da membri dei clan. Non è certo la prima volta che montagne di denaro riescono a confluire nel paese senza controllo. La giornalista Simona Weinglass del The Times of Israel, interpellata da L’Espresso, afferma che “il crimine organizzato israeliano è indissolubilmente legato alla Russia, alla Georgia, alla Romania. La mafia israeliana è connessa alla immensa rete del crimine organizzato dell'Europa orientale”.   La storia della “connessione israeliana”, questo è il nome della mafia nata nel 1948 insieme ad Israele, cambia con la dissoluzione dell’Unione sovietica. È nel 1991 che fa il salto di qualità: decine di migliaia di russi di religione ebraica iniziano ad investire nel loro nuovo paese e la “connessione” inizia ad armarsi, specializzandosi nel traffico di stupefacenti. Una delle più importanti organizzazioni è la “New York Gang”, esperta nel traffico internazionale di narcotici, nel controllo delle scommesse clandestine e nelle estorsioni. Attività che continueranno ad essere l’origine delle risorse economiche della mafia. Uno dei suoi affiliati, un ex spacciatore di nome Ephraim “Freddy” Ran, si era inserito nel mercato nero dell’arte ed è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nel gennaio 2004. Invece il “Re dell’Ecstasy”, al secolo Yoram El-Al, viene arrestato su una spiaggia di Rio De Janeiro nel 2006 per aver inondato Las Vegas con le sue pillole. Lo stesso El-Al è stato condannato come mandante del tentato omicidio di “Fat man”, soprannome del boss Zeev Rosenstein. Il “re” prova ad uccidere “il grasso” usando una bomba ma l’attentato fallisce. Rosenstein, uno dei maggiori trafficanti al mondo, si è dichiarato colpevole in un tribunale federale americano per l'importazione di 850.000 pillole di ecstasy. Condannato a 12 anni di carcere, sconta la pena in Israele. La polizia israeliana ha creato nel 2008 l’unità 443 con lo scopo di intensificare il contrasto alla mafia ma questo non ha diminuito la violenza per le strade. I regolamenti di conti tra i 18 clan rivali in quel periodo erano all’ordine del giorno. Il boss Shalom Domrani è stato arrestato nel 2013 dall'Unità 443 insieme a uno dei suoi parenti, il rabbino Abergil, per estorsione e frode alle elezioni municipali di Netivot. Domrani era noto anche per praticare il traffico di sabbia: la sua banda svuotava le dune in riva al mare e vendeva la sabbia salata per produrre cemento di scarsa qualità. Nel 2014 il boss Charlie Aboutboul sfugge a diversi tentativi di omicidio; condannato a 16 mesi di carcere, si è suicidato ad aprile dello stesso anno. La faida tra famiglie mafiose ha provocato decine di morti in pochi anni.

 

IL NATIONAL SECURITY INDEX
In pochi si sono soffermati sul fatto che il governo Netanyahu abbia preferito fomentare il razzismo insito nelle frange più estreme e conservatrici della popolazione israeliana, piuttosto che affrontare le sue “grane” legali ed il problema legato alla criminalità organizzata. Anche secondo l’opinione pubblica era più urgente il contrasto al terrorismo di Hamas, il che ha portato il governo ad aumentare le tasse per far fronte alle immense spese militari di quest’anno. Lo dimostra il National Security Index del 2023, cioè il rapporto sulla sicurezza nel paese, redatto dall’Institute for National Security Studies dell’Università di Tel Aviv. Solo il 32% della popolazione crede che lo Stato possa far fronte alla corruzione nel paese; Solo il 36% crede che Israele possa far fronte alle polarizzazioni all’interno dei vari settori della società; Alla domanda “Quali sono le cose che ti spaventano di più?”, il 44% risponde attacchi terroristici e solo il 14% ha timore dei clan mafiosi e della criminalità organizzata. Questo disinteresse, o quantomeno la poca consapevolezza, nei confronti della mafia la sta portando a guadagnare miliardi nell’ambito del traffico di armi. I clan hanno sempre lucrato sulle crisi economiche, politiche, sociali, sulle pandemie e sui conflitti armati. Non è mai successo nella storia umana che un traffico miliardario si interrompesse per via di un momento di stallo perché per loro non esiste un momento di stallo. Le mafie sono sempre riuscite a proliferare nel caos e nell’incertezza. Ma per il governo di Netanyahu non sembra un problema. D’altronde, come scrisse Milan Kundera, le persone sono anche responsabili di ciò che decidono di ignorare.