Esclusivo
Quelle antenne Starlink utilizzate dall’ambasciata italiana a Teheran: l’influenza di Musk supera i divieti del regime iraniano
È stata l'Unità di Crisi, proprio per affrontare situazioni di emergenza, a dotare la sede diplomatica a Teheran di apparecchiature per comunicare con i satelliti del miliardario americano, che avrebbe giocato un ruolo importante nel rilascio di Cecilia Sala. Il regime iraniano aveva dichiarato illegale la rete creata nel 2022 con 100 satelliti in orbita, ma per il genio Elon è funzionante. Ecco la prova
Che c’entrano Elon Musk e i satelliti di Starlink con il rilascio della giornalista Cecilia Sala presa in ostaggio dalla Repubblica islamica iraniana? Si è scritto di un intervento prodigioso di Musk l’onnipotente, di un interessamento del suo referente italiano Andrea Stroppa, di una promessa di un piatto di pasta, di un invito a cena dalla madre di Sala e poi lo stesso Musk si è mostrato satollo in un'immagine artefatta mentre addenta spaghetti. Un indizio suggestivo, per capirci qualcosa in più delle leggende, arriva da un documento ufficiale del ministero degli Esteri. Il documento, recuperato da l’Espresso, è una determina, un atto di acquisto di poche migliaia di euro, che dimostra che la tecnologia per le comunicazioni satellitari di Starlink è efficace pure nel regno impenetrabile degli ayatollah.
Il 6 agosto 2024 l’Unità di Crisi, la struttura della Farnesina che tutela i cittadini italiani all’estero in situazioni di emergenza, ha ordinato 2 antenne e 10 abbonamenti da 50 giga di Starlink per 9.425 euro da destinare all’ambasciata italiana a Teheran «al fine di assicurare la possibilità – si legge nel documento – alla nostra ambasciata di mantenere attivi i collegamenti internet nel caso di interruzione delle comunicazioni terrestri». Insomma i diplomatici e i funzionari italiani di stanza a Teheran hanno deciso di dotarsi di una rete di riserva, di emergenza, potendo sfruttare l’accordo siglato fra Telespazio (controllata da Leonardo) e Space X (la capogruppo di Musk) per commercializzare i prodotti di Starlink.
L’Unità di Crisi giustificava la spesa di Starlink per «l’aggravarsi della situazione di instabilità nell’area del Medio Oriente si sta estendendo anche in Iran e potrebbe sfociare in situazioni di crisi in cui le comunicazioni con le nostre rappresentanze diplomatiche in loco, indispensabili in caso di evacuazione di connazionali nonché in ogni altra situazioni di crisi, potrebbero venire compromesse da blocchi o interruzioni». La situazione di crisi si è palesata il 19 dicembre 2024, quando le autorità iraniane hanno fermato e imprigionato Cecilia Sala. Chissà se durante l’ingiusta detenzione, le trattative per la liberazione e le missioni di Stato, i diplomatici e i funzionari italiani abbiano mai utilizzato Starlink agganciandosi alla costellazione satellitare.
La notizia, però, è un’altra ancora: i satelliti di Starlink funzionano anche in Iran. Il miliardario americano posizionò cento satelliti a bassa quota nel 2022, col permesso del governo americano e nonostante le sanzioni, «per promuovere la libertà di accesso a Internet e il libero flusso di informazioni». Il regime teocratico, dopo un breve periodo di silenzio, dichiarò illegale Starlink, ma Musk ha ribadito, già a dicembre 2022 e poi ancora a febbraio 2024, che il sistema Starlink fosse attivo anche in Iran. A favore di Musk, la prova la fornisce direttamente il ministero degli Esteri. È impensabile che la Repubblica islamica e le sue reti di spie non ne siano a conoscenza, allora perché Musk può puntare i suoi satelliti verso l’Iran? L’uomo eccezionale convive con molte eccezioni.