Inchieste
2 ottobre, 2025Dottori condannati per stupro, spaccio, omicidi colposi e lesioni ai pazienti si trasferiscono all'estero e sfuggono alle sanzioni. L'indagine giornalistica di 50 testate con L'Espresso, Occrp, VG e The Times rivela oltre 100 casi accertati: nel nostro Paese operano almeno dieci sanitari banditi da altri Stati
Quando ha visto per la prima volta il dottor Iuliu Stan, in un ospedale pubblico britannico, il paziente era distrutto dal dolore. Quella sera aveva subito un'aggressione ed era arrivato al pronto soccorso con un dito sanguinante e una spalla rotta. Oggi ricorda che il dottor Stan fu chiamato da un'infermiera per cercare di placargli il dolore, mentre aspettava di essere operato. Quello che è accaduto dopo, riassume, gli ha cambiato la vita per sempre.
Stan era un medico tirocinante in traumatologia e ortopedia al Royal Cornwall Hospital, nel sud-ovest dell'Inghilterra. Disse al paziente che doveva somministrargli l'antidolorifico per via rettale, manualmente. «Gli ho chiesto se non ci fosse un altro modo, se potessi prendere un farmaco diverso», spiega l'interessato. «Lui ha risposto: "No, bisogna fare così". Dentro di me ho pensato: è un medico di un ospedale, devo fidarmi. Dopo, però, mi vergognavo. Provavo veramente vergogna, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato».
All'epoca, nel 2019, il paziente inglese aveva vent'anni. E non sapeva ancora di essere rimasto vittima di un dottore che, secondo quanto accertato dal tribunale disciplinare dei medici britannici, ha sistematicamente bersagliato con abusi e molestie sessuali uno stuolo di uomini giovani e anche bambini sottoposti alle sue cure, durante i cinque anni in cui ha lavorato in Cornovaglia, dal 2015 al 2020.
Il verdetto, emesso l'anno scorso, ha decretato la sua definitiva radiazione dall'albo dei medici autorizzati a esercitare in Gran Bretagna, per «cattiva pratica della professione sanitaria». Nella motivazione si legge che quel dottore sottoponeva i pazienti più giovani a «inutili procedure invasive e intime, solo per il proprio piacere sessuale». Il tribunale medico puntualizza che Stan risulta aver somministrato personalmente farmaci antidolorifici e lassativi per via rettale a giovani maschi per 277 volte e in un solo caso a una donna. Gli esperti consultati dal collegio disciplinare hanno testimoniato che è «inusuale» che sia un medico, anziché il personale infermieristico, a eseguire quel tipo di pratica, quando risulta veramente necessaria, e hanno messo in evidenza che Stan aveva l'aveva fatto più volte anche sullo stesso ragazzo. La sentenza disciplinare conclude che la sua radiazione dall'albo è «l'unico modo per proteggere i pazienti»: deve smettere di fare il medico.
Il dottor Stan, in realtà, continua a lavorare in un ospedale: ha dovuto solo trasferirsi in una nazione diversa dalla Gran Bretagna. Nel 2021, dopo aver perso il posto nell'ospedale inglese, dove intanto cominciavano ad arrivare le denunce dei pazienti, è tornato in Romania, il suo Paese natale, dove ha riottenuto l'abilitazione medica. Oggi ha 43 anni ed esercita come specialista in traumatologia e ortopedia al pronto soccorso dell'ospedale cittadino di Cluj-Napoca.
Il suo è uno dei tanti casi di medici radiati che aggirano il bando cambiando Stato: lo dimostra un'inchiesta giornalistica internazionale, coordinata dal network Occrp con The Times di Londra e la norvegese VG, che ha unito 50 testate di 45 nazioni, tra cui L'Espresso in esclusiva per l'Italia.
Per trovare le prove e scoprire l'identità dei dottori banditi in una nazione, che continuano a esercitare in un'altra, novanta giornalisti hanno lavorato insieme per mesi, fino a raccogliere, in totale, circa 2 milioni e mezzo di documenti su processi giudiziari o disciplinari e schede estratte dai pubblici registri di ciascuna nazione, che il team di Occrp ha inserito in una banca dati unitaria, consultabile da tutti i cronisti. In questo modo è diventato possibile confrontare i dati e controllare se un medico radiato in Gran Bretagna, ad esempio, risulta ancora autorizzato a praticare in Italia, Francia, Germania, Stati Uniti o altri Paesi esteri.
L'inchiesta giornalistica ha portato alla luce, finora, più di 100 casi verificati e documentati di medici radiati da un albo nazionale, per gravi colpe professionali, che continuano ad avere l'abilitazione a lavorare come dottore in un altro Paese. I cronisti hanno verificato di persona che la maggior parte di loro esercita ancora oggi, eseguendo visite e interventi anche delicatissimi su malati che non sanno nulla delle sanzioni inflitte all'estero.
Il problema riguarda anche il nostro Paese: L'Espresso ha verificato che almeno dieci dottori banditi dalla Gran Bretagna o dalla Norvegia, in particolare, risultano tutt'ora iscritti all'albo professionale e all'ordine dei medici autorizzati a operare in Italia.
CONTROLLI SCARSI O NULLI: GLI STATI CHE NON RADIANO NESSUNO
Questi risultati sono solo la punta dell'iceberg. In numerosi Paesi, tra cui l'Italia, i provvedimenti disciplinari non vengono pubblicati e non sono accessibili. La trasparenza è massima solo in pochissimi Stati come Gran Bretagna, Svezia e Norvegia. Le altre autorità nazionali di regolazione e controllo, interpellate dai cronisti con formali richieste di informazioni (Foi), hanno fornito solo il numero dei medici radiati o sospesi, senza i nomi, o non hanno dato alcuna risposta.
L'inchiesta giornalistica ha comunque evidenziato, in totale, più di duemila casi di medici sospetti: un dottore radiato in uno Stato che ha lo stesso nome di un soggetto autorizzato a lavorare in un'altra nazione con regolare licenza. Ma il rifiuto di numerose autorità mediche nazionali di rendere pubbliche le decisioni sanzionatorie impedisce di escludere ipotetiche omonimie. Gli oltre cento casi accertati, insomma, sono quei pochi per cui è possibile documentare e comprovare che proprio quel dottore, lo stesso che fu radiato, continua a fare il medico sotto un'altra bandiera.
In teoria gli Stati dell'Unione europea dovrebbero segnalare le radiazioni e sospensioni dei propri medici inserendo i dati in una piattaforma digitale (il sistema Imi), ma nei fatti lo scambio d'informazioni è parziale, lacunoso, discontinuo. Come mostra l'inchiesta Bad Practice, molti Paesi comunicano poco o nulla. In altri, i controlli sui medici sembrano inesistenti. Dal 2016 al 2025, dieci nazioni hanno inviato al sistema europeo, in totale, meno di dieci notifiche su medici radiati. Sempre in tutto l'ultimo decennio, Malta, Liechtenstein, Estonia e Grecia e non hanno trasmesso nessuna comunicazione. L'inchiesta giornalistica rivela che alcuni Stati non hanno fatto notifiche per mancanza di casi da segnalare: a Malta, ad esempio, non è stato mai interdetto alcun medico. Tutti bravi, preparati e onesti.
Tra i protagonisti degli oltre cento casi inconfutabili, ci sono dottori interdetti dalla professione per gravissime colpe professionali, che hanno provocato lesioni e in qualche caso la morte dei pazienti. Ci sono diversi medici dichiarati colpevoli di abusi e violenze sessuali. Non mancano dottori arrestati e condannati come spacciatori, per aver prescritto farmaci paragonabili a droghe, in cambio di tangenti, a persone diventate tossicodipendenti.
MANIACO SESSUALE IN SVIZZERA, SPECIALISTA IN GERMANIA
In Romania il dottor Iliu Stan, contattato da un giornalista di Public Record, ha negato di aver mai commesso abusi sessuali: «Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto nell'interesse dei pazienti, al meglio delle mie capacità», ha dichiarato. «Quando ero in Gran Bretagna nessun paziente si lamentava di me. Al contrario, erano soddisfatti e mi facevano i complimenti».
Il General Medical Council, l'ente di regolazione e controllo dei medici britannici, ha dichiarato ai giornalisti del Times di aver comunicato la radiazione di Stan alle autorità di Bucarest nel marzo 2024. Alcuni giornali romeni hanno anche riportato la notizia degli abusi sui pazienti in Inghilterra. Il dottore, però, è ancora autorizzato a operare in Romania. Il responsabile dell'ente regionale che vigila sui medici di Cluj-Napoca, interpellato dai cronisti di Occrp, ha sostenuto che il dottor Stan non avrebbe avuto la possibilità di difendersi adeguatamente in Inghilterra e che la sua radiazione non è rilevante in Romania, perché dopo la Brexit la Gran Bretagna è fuori dall'Unione Europea.
«Non abbiamo alcuna indagine da svolgere qui», ha dichiarato: «Ciò che è accaduto non so quanto tempo fa nel Regno Unito non è di nostra competenza. Sì, il dottor Stan ha diritto di esercitare la professione medica in Romania. E finora si è comportato in modo assolutamente irreprensibile".
Nel luglio 2024, il paziente inglese che fu tra i suoi denuncianti ha ricevuto una lettera dal Royal Cornwall Hospital, con la notizia della radiazione e le scuse «per il disagio causato dalla condotta scorretta di questo medico». La missiva aggiunge che la polizia ha avviato un'indagine penale e la direzione dell'ospedale britannico stava collaborando. «Dopo quegli abusi, non riuscivo più a dormire e avevo problemi sul lavoro», spiega oggi il paziente, che ha provato «sollievo» quando il suo persecutore è stato radiato: «Che ora gli venga permesso di continuare a fare il medico all'estero, con il rischio che possa danneggiare altre persone affidate alle sue cure come ero io, è ripugnante. Sembra che alle autorità mediche non importi nulla delle vittime».
L'inchiesta giornalistica documenta decine di vicende impressionanti. Bernhard Scheja è stato radiato a vita dall'albo dei medici in Svizzera, nel 2023, per aver abusato sessualmente di una paziente diciottenne. Lui lavorava come medico di famiglia in uno studio privato a Zurigo, lei aveva solo un raffreddore. Secondo quanto accertato da un tribunale elvetico, il dottore l'ha fatta spogliare e l'ha sottoposta a un esame vaginale senza darle spiegazioni e senza mettersi i guanti. Al processo si è difeso che era un controllo necessario e giustificato dal punto di vista medico. Nel 2020 è stato però condannato a 22 mesi di reclusione, ridotti a 15 in appello nel 2021: pena sospesa con la condizionale. Nelle sentenze i giudici scrivono che la vittima era «gravemente traumatizzata». Scheja, che è cittadino tedesco, è tornato in Germania e oggi lavora come medico internista in una clinica privata di Düsseldorf. Contattato dai giornalisti, non ha risposto.
Le autorità di Düsseldorf hanno dichiarato che non avevano ricevuto alcuna comunicazione dalla Svizzera su quella radiazione e hanno annunciato di aver aperto un'indagine. La Svizzera non fa parte della Ue e non è inserita nel sistema europeo di scambio dei dati (Imi).
Il dottore che sbaglia farmaci e lo psichiatra spacciatore
Il dottor Simon Moskofian è stato cancellato dall'albo dei medici in Svezia, nel dicembre 2021, per «grave incompetenza». Secondo l'autorità di controllo, aveva «conoscenze di base costantemente inadeguate in aree mediche fondamentali». L'ente lo ha accusato di aver somministrato farmaci sbagliati, dannosi e non appropriati per la malattia da curare, mentre lavorava in un centro sanitario nel sud-ovest della Svezia, ad almeno 14 pazienti, uno dei quali si trovò «esposto a un evidente pericolo di morte». Nel 2022 la Norvegia ha recepito il bando svedese e gli ha vietato di esercitare anche che in quella nazione. Moskofian però continua ad essere abilitato a fare il medico a Cipro. Attualmente lavora a Larnaca in una clinica convenzionata con il sistema sanitario nazionale.
Alle domande dei giornalisti, Moskofian ha affermato che in Svezia lo facevano lavorare troppo, fino a sfinirlo, per cui ha avuto un esaurimento, ma ha negato di aver mai messo in pericolo la salute dei pazienti. Ha aggiunto che, se fosse stato davvero incompetente, non avrebbero lasciato lavorare in Svezia per sei anni.
Le autorità di Stoccolma avevano regolarmente inserito nel sistema europeo la notifica della radiazione di Moskofian. Cipro non ha risposto alle richieste di chiarimenti: l'ente di controllo ha affermato che è in corso un'indagine.
Lo psichiatra Ljudmil Kljusev ha scontato 23 mesi di carcere, negli Stati Uniti, per aver prescritto farmaci paragonabili a droghe pesanti in cambio di denaro contante. Il dottore, si legge nell'atto d'accusa (mai smentito), «ha firmato le ricette senza un esame medico completo e senza verificare se quel trattamento fosse giustificato» per «pazienti che manifestavano sintomi di abuso di sostanze e tossicodipendenza». Lo psichiatra ha patteggiato la condanna nel 2017 nel Connecticut e dal 2018 ha perso la licenza di prescrivere farmaci in tutti gli Usa. A quel punto Kljusev si è trasferito nella Macedonia del Nord, dove ha aperto un nuovo studio di psichiatria, tuttora attivo.
L'ordine dei medici di quella nazione, in risposta alle domande, ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna notifica dagli Stati Uniti su quel caso e di non avere basi legali per indagare su fatti commessi all'estero. E ha aggiunto di non aver ricevuto alcuna denuncia nei suoi confronti in Macedonia.
Raggiunto nel suo studio, il dottor Kljusev si è detto disposto a concedere una video-intervista di un'ora, ma solo in cambio di un compenso, che i giornalisti hanno rifiutato di pagargli.

Illustrazioni di James O’Brien / Occrp
L'inchiesta senza frontiere di 90 giornalisti
L'inchiesta Bad Practice è il frutto del lavoro collettivo di 90 giornalisti di 45 nazioni, qui elencati in ordine alfabetico, con le testate di appartenenza:
Susanne Amann (Der Spiegel)
Vera Arreigoso (Expresso)
Paolo Biondani (L'Espresso)
Ivan Blazhevski (Investigative Reporting Lab)
Tamas Bodoky (Atlatszo)
Besnik Boletini (Preportr)
Tom Bolsius (Follow The Money)
Julian Bonnici (Amphora Media)
Liliana Botnariuc (RISE Moldova)
Lars Bové (De Tijd)
Inese Braže (Re:Baltica)
Nacho Calle (infoLibre)
Luc Caregari (Reporter.lu)
Ignacio Carrascón (infoLibre)
Lindita Çela (Shteg)
Ana Čelar (Oštro)
Robert Cribb (Investigative Journalism Bureau at the University of Toronto)
Jurate Damulyte (15min)
Jolien De Vries (Follow The Money)
Anuška Delić (Oštro, OCCRP)
Turgut Denizgil (CIReN)
Aleksandra Denkovska Gocevska (Investigative Reporting Lab)
Simon Dequeker (Investico)
Lukas Diko (Investigative Center of Jan Kuciak)
Margaux Farran (OCCRP)
Brian Fitzpatrick (Investigative Journalism Bureau at the University of Toronto)
Daniel Flis (Fundacja Reporterów)
Eiliv Frich Flydal (VG)
Orsolya Fulop (Atlatszo)
Conor Gallagher (Irish Times)
Roland Gamp (Tamedia)
Meta Gantar (Oštro)
Annvi Gardberg (YLE)
Lisa Genzken (Paper Trail Media)
Milena Gevorgyan (Hetq)
George Greenwood (The Times)
Kevin G. Hall (OCCRP)
Anne Herzlieb (ZDF)
Pavla Holcova (Investigace.cz, OCCRP)
Mariia Horban (NGL.Media)
Sita Hrnova (Investigace.cz)
David Ilieski (OCCRP)
Frida Jareteg (SVT)
Bojana Jovanović (KRIK)
Eva Jung (Berlingske)
Karolis Jursys (15min)
Linda Kakuli (SVT)
Karolína Kiripolská (Investigative Center of Jan Kuciak)
Aðalsteinn Kjartansson (Heimildin)
Eleni Klotsikas (ZDF)
Minna Knus-Galán (YLE)
Johannes Kr. Kristjansson (Heimildin)
Stacey Kuznetsova (Investigative Journalism Bureau at the University of Toronto)
Linus Lång (YLE)
Elena Loginova (OCCRP)
Tiina Lundell (YLE)
Tomas Madlenak (Investigative Center of Jan Kuciak)
Rafaella Maneli (Inside Story)
Laura Mannering (OCCRP)
Christodoulos Mavroudis (CIReN)
Ida Mazutaitiene (15min)
Dejan Milovac (MANS)
Milena Mitrović (CIN)
Anastasiia Morozova (Fundacja Reporterów)
Gabriele Navickaite (15min)
Patrick Oberli (Tamedia)
Jenna Olsen (Investigative Journalism Bureau at the University of Toronto)
Eva Papadopoulou (Inside Story)
Niklas Pfeiffer (Paper Trail Media)
Ana Poenariu (Public Record)
Piret Reiljan (Eesti Ekspress)
Daiva Repečkaitė (Amphora Media)
Therese Ridar (VG)
Paul Ronga (Tamedia)
Sergio Sangiao (infoLibre)
Usevalad Shlykau (Belarusian Investigative Center)
Elisa Simantke (Paper Trail Media)
Uroš Škerl Kramberger (Oštro)
Gudrun Springer (Der Standard)
Sophia Stahl (Paper Trail Media)
Atanas Tchobanov (Bird)
Razvan Timpescu (Public Record)
Pelin Ünker (DW-Turkish)
Linda van der Pol (Investico)
Femke Van Garderen (De Tijd)
Maxime Vaudano (Le Monde)
George Willoughby (The Times)
Kira Zalan (OCCRP)
Sabrina Zammit (Amphora Media)
Maria Zholobova (iStories)
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Governati dall'Ia - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 26 settembre, è disponibile in edicola e in app