Inchieste
17 novembre, 2025Con le criptovalute il denaro è anonimo, l'illegalità fuori controllo e le vittime non hanno giustizia: da Trump ai colossi digitali, tutti i segreti di un business senza legge. La nuova inchiesta internazionale de L'Espresso con il consorzio Icij
Le piattaforme di criptovalute possono trasformarsi in colossali lavanderie di denaro sporco. Lo dimostra un'inchiesta giornalistica internazionale, intitolata The Coin Laundry, che rivela come le società di bitcoin abbiano favorito lo sviluppo di un'economia sommersa dove è facile riciclare profitti di attività criminali di ogni tipo, con rischi minimi. L'inchiesta, coordinata dall'International Consortium of Investigative Journalists (Icij), di cui fa parte L'Espresso in esclusiva per l'Italia, svela che i protagonisti della finanza digitale riscuotono lauti guadagni da masse di transazioni incontrollate, che spesso nascondono traffici illegali, mentre le vittime dei reati hanno pochissime speranze di ottenere giustizia, anche se hanno perso tutti i risparmi di famiglia e si sono ridotte a vivere in miseria.
In oltre dieci mesi di lavoro, i giornalisti di Icij e altre testate di tutti i continenti hanno esaminato centinaia di codici identificativi dei «portafogli» di criptovalute (i cosiddetti wallett, che equivalgono all'Iban dei normali conti bancari) utilizzati per attività illecite: i cronisti hanno selezionato solo i casi certi, comprovati da sentenze dei tribunali, provvedimenti sanzionatori, indagini penali e processi civili per frodi finanziarie, riciclaggio e altri reati. L'analisi di Icij comprova che le autorità di controllo, a livello mondiale, hanno finora inflitto più di 5 miliardi e 800 milioni di dollari di multe, sanzioni e risarcimenti punitivi a carico di società che gestiscono piattaforme di scambio (dette exchange) delle criptovalute.
L'inchiesta giornalistica documenta però che, nonostante le indagini e i processi, alcune delle exchange più conosciute continuano a essere utilizzate da riciclatori di denaro sporco, boss del narcotraffico, big delle centrali di truffe finanziarie nel Sud-Est asiatico, oligarchi e servizi segreti russi, perfino pirati informatici nordcoreani. I risultati di The Coin Laundry sono stati esaminati e verificati da oltre venti esperti del settore.
I reporter del network con base a Washington hanno setacciato le denunce di chi è stato raggirato, presentate in diverse nazioni, compresi paradisi offshore come le Isole Seychelles. Hanno anche intervistato decine di persone danneggiate da frodi finanziarie ormai accertate, ma raramente punite. Molto spesso i dati elaborati dai giornalisti hanno permesso di ricostruire per la prima volta le catene di trasferimenti anonimi di valute digitali che hanno fatto sparire i loro soldi.
Il numero delle vittime e l'entità dei danni sono in continuo aumento in tutto il pianeta. Secondo le stime più recenti dell'Fbi, solo negli Stati Uniti i cittadini e le aziende avrebbero subito perdite provocate da truffe collegate alla criptovalute, nel corso del 2024, per 9,3 miliardi di dollari, con un aumento del 67 per cento rispetto al 2023.
Scambi anonimi multi-milionari nonostante le maxi multe
Un esempio recentissimo di affari irregolari, mai emerso finora, riguarda Huione, un gruppo finanziario con base in Cambogia, denunciato nella primavera scorsa dalle autorità statunitensi, per le quali rappresenta «la principale fonte di preoccupazione per il riciclaggio di denaro». L'inchiesta The Coin Laundry dimostra che nel luglio scorso, dopo e nonostante l'allarme americano appena lanciato, quel gruppo ha continuato a inviare circa un milione di dollari al giorno, in valuta digitale tether, a conti aperti presso Binance, la più grande borsa valori del mondo di criptovalute. In totale, dal luglio 2024 al luglio 2025, più di 408 milioni di dollari risultano trasferiti dal gruppo Huione ai conti di anonimi clienti di Binance.

L'inchiesta giornalistica rivela che questi traffici sono proseguiti anche mentre Binance era sottoposta al controllo giudiziario di due supervisori nominati dal tribunale: una misura prevista dall'accordo di patteggiamento stipulato dal colosso delle criptovalute con le autorità statunitensi, nel novembre 2023, per chiudere un procedimento senza precedenti. Accusata di aver violato sistematicamente le norme antiriciclaggio, Binance ha infatti accettato di pagare ben 4,3 miliardi di dollari: una delle più sanzioni più elevate inflitte nella storia degli Stati Uniti.
Non si tratta di un fatto isolato. Altri 226 milioni di dollari risultano trasferititi dallo stesso gruppo Huione sui conti di oscuri clienti di OKX, un'altra importante piattaforma di criptovalute. Questi trasferimenti sono avvenuti nei cinque mesi successivi all'ammissione di colpevolezza di OKX davanti alle autorità Usa: nel febbraio scorso, la società ha confessato di aver manovrato colossali movimenti di denaro, quasi fosse una banca, ma senza licenza. OKX ha chiuso la vertenza sborsando 504 milioni di dollari. Eppure, in base ai dati raccolti dai cronisti di Icij, ha continuato a ricevere denaro digitale dal gruppo Huione anche dopo che la holding cambogiana era stata designata ufficialmente come presunto canale di riciclaggio di denaro sporco.
I portafogli incontrollabili e il super indagato tra i vip di Dubai
L'inchiesta The Coin Laundry ha fatto luce anche su un'oscura costellazione di cosiddetti «sportelli di cambio» (equivalenti ai bancomat), che consentono a chiunque disponga di un portafoglio di criptovalute di incassare ingenti somme nel più assoluto anonimato, fuori dal controllo di tutte le autorità finanziarie. Presenti a Hong Kong, Toronto, Londra, Istanbul e in molte altre città, questi sportelli sono un nuovo strumento nevralgico per il riciclaggio di denaro sporco.
Per scoprire i sistemi utilizzati per truffare migliaia di vittime, i giornalisti associati al consorzio hanno analizzato come modello la piramide finanziaria ideata da un personaggio noto, Vladimir detto Lado Okhotnikov, 47 anni, che nel febbraio 2023 è stato incriminato negli Stai Uniti con l'accusa di aver gestito una piattaforma truccata di criptovalute: un presunto «schema Ponzi», che avrebbe permesso di sottrarre agli investitori almeno 340 milioni di dollari. Nonostante la gravità dell'imputazione, Lado rimane tuttora libero a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, da dove continua a lanciare nuovi piani di investimenti digitali dello stesso tipo, pubblicizzati con eventi mondani affollati di celebrità, campagne sui social e perfino attraverso la realizzazione di un film, di cui lo stesso Okhotnikov è tra gli sceneggiatori, diretto dal grande attore e premio Oscar Kevin Spacey (che ovviamente si limita a lavorare come regista).
In risposta alle critiche, i sostenitori delle criptovalute affermano che le monete digitali sono in realtà più controllate del denaro normale emesso dalle banche centrali, poiché non esistono contanti: ogni transazione viene realizzata su canali informatici e registrata sulle cosiddette blockchain. L'inchiesta giornalistica dimostra però che molti portafogli utilizzano piattaforme che non raccolgono alcuna informazione sugli utenti. Esistono appositi programmi informatici, chiamati «swapper», che agevolano la possibilità di scambiarsi criptovalute automaticamente, senza alcun tipo di controllo sull'identità degli utenti.
Trump, un re delle criptovalute che grazia i condannati
La complessità delle transazioni digitali, che muovono ogni anno migliaia di miliardi, rende molto difficili le indagini delle forze di polizia e delle autorità di controllo nazionali. Nell'Unione europea alla fine del 2024 sono entrate in vigore nuove norme più rigorose sulla trasparenza e contro il riciclaggio, ma secondo gli esperti consultati dal consorzio non sono sufficienti a proteggere gli utenti ed evitare abusi e reati.

Negli Stati Uniti il cambio di presidente ha determinato una radicale inversione di rotta. Donald Trump, che ancora nel 2021 definiva il bitcoin «una truffa», oggi ne è diventato il più fervente sostenitore politico, al punto da promettere pubblicamente di fare degli Stati Uniti «la capitale mondiale delle criptovalute». Nel settembre 2024, il presidente stesso e i suoi figli hanno lanciato una loro impresa nel settore dei bitcoin, denominata World Liberty Financial. E in ottobre Trump ha concesso la grazia al fondatore di Binance, Changpeng Zhao, che stava scontando una condanna in carcere dopo che lui e la sua società si sono dichiarati colpevoli di aver violato le leggi contro il riciclaggio.
La seconda amministrazione Trump, inoltre, ha ritirato e abbandonato le azioni legali che erano state avviate durante la presidenza Biden contro più di una dozzina di società di criptovalute. Oltre a Zhao, Trump ha graziato anche tre fondatori di Bitmex, che a loro volta si erano dichiarati colpevoli di aver violato le norme antiriciclaggio.
Il presidente americano ha anche sciolto l'unità specializzata del Dipartimento di Giustizia che indagava sui reati collegati alle criptovalute. I nuovi procuratori federali, che negli Usa dipendono dal governo, hanno dichiarato che «continueranno a perseguire le persone e le imprese che commettono reati anche utilizzando strumenti digitali, ma senza intraprendere azioni legali contro le piattaforme utilizzate dagli autori delle attività illegali». Per le società americane di criptovalute, la lotta al riciclaggio è finita.
Illustrazioni di Ben King / Icij
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