Inchieste
4 dicembre, 2025Sono 33 mila foto che documentano le atrocità del regime siriano. A svelarle al mondo un lavoro di indagine condotto dal consorzio giornalistico Icij, dalla tv tedesca Ndr e da L'Espresso - Attenzione: le immagini che seguono potrebbero urtare la vostra sensibilità
Era l'8 dicembre 2024 quando il regime di Bashar al-Assad veniva deposto dalle forze ribelli di Tahrir al-Sham. Un giorno di festa per la fine della tirannia, dunque, ma anche di grande amarezza e preoccupazione, perché sono ancora molte, troppe le famiglie che cercano da mesi o da anni il corpo di un figlio, parente o amico finito nelle prigioni del regime e poi scomparso. Forse morto.
Attenzione: le immagini che seguono potrebbero urtare la vostra sensibilità

Ora un'enorme massa di documenti e dossier fotografici classificati dei servizi segreti siriani, ottenuti dai redattori della tv pubblica tedesca Ndr e condivisi con il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij), di cui fa parte L'Espresso in esclusiva per l'Italia, mette a nudo il funzionamento interno di uno dei più brutali sistemi di sterminio di questo secolo. L'inchiesta Damascus Dossier illumina per la prima volta i metodi e le prassi dell'apparato di sicurezza di Assad, i suoi legami con governi stranieri, i rapporti con organizzazioni internazionali. Oltre cento giornalisti da tutto il mondo, coordinati da Amir Mussawy, Sulaiman Tadmory, Sebastian Pittelkow e Volkmar Kabisch, insieme ai reporter dii testate come Süddeutsche Zeitung, El Pais, Le Monde, Times di Londra e Washington Post, hanno analizzato una fuga di notizie che contiene oltre 134mila file, scritti per lo più in arabo, per un totale di 243 gigabyte.

I documenti coprono più di tre decenni di storia siriana, dal 1994 al dicembre 2024, e provengono dai servizi segreti dell'Aeronautica militare e dalla Direzione Generale dell'Intelligence. Il materiale informatico ottenuto dal network Ndr comprende promemoria, rapporti, comunicazioni che rivelano le operazioni quotidiane delle strutture di sorveglianza e detenzione del regime di Assad, il suo stretto coordinamento con alleati stranieri come Russia e Iran, i contatti con le agenzie delle Nazioni Unite che lavoravano in Siria durante la dittatura.

La parte più sconvolgente del leak è un archivio di 70mila file con fotografie ad alta risoluzione, che documenta un sistema seriale di violenze e omicidi di Stato che ha causato la morte – spesso tenuta nascosta alle famiglie e documentata per la prima volta da queste immagini – di oltre 10.200 prigionieri siriani, principalmente tra il 2015 e il 2024.

È la prova definitiva che il regime di Assad aveva creato una macchina delle sparizioni e torture per reprimere il dissenso interno, soprattutto negli anni della guerra civile. I documenti accendono un faro sullo spietato e rigidissimo metodo di detenzione e sulle esecuzioni di massa che hanno fatto scomparire almeno 150 mila detenuti siriani.

All'indomani della caduta del regime, fra l'8 e il 9 dicembre del 2024, moltissime madri, mogli e padri hanno disperatamente setacciato le prigioni e gli obitori della Siria in cerca di tracce dei propri parenti arrestati. Hanno esaminato con dolore le scritte lasciate dai prigionieri sui muri delle celle, sperando di riconoscere la grafia di un proprio caro. Hanno setacciato fosse comuni e osservato con attenzione ogni brandello di vestito, spesso senza ottenere risposta.

Fino a ieri il popolo siriano non conosceva neppure l'esistenza di queste immagini. Durante l'inchiesta, il team dei cronisti investigativi ha appreso che queste stesse fotografie, seguendo altre strade, sono state condivise con le autorità tedesche, che stanno avviando indagini sui membri dell'ex regime di Assad. In Germania sono già stati condotti diversi procedimenti giudiziari a partire dai cosiddetti Caesar Files, i primi a documentare tre anni di orrori e torture nelle carceri siriane. Le immagini del Damascus Dossier sono anche in possesso del Syrian Center for Legal Studies and Researches, una ong tedesca che si occupa di violazione dei diritti dell'uomo.

Il consorzio Icij e la tv tedesca Ndr hanno estratto i nomi delle vittime e li hanno condivisi con tre enti che aiutano le famiglie per identificare i propri famigliari scomparsi: la Independent Institution on Missing Persons in Syria, che fa capo alle Nazioni Unite; il Syrian Network for Human Rights; e l'organizzazione non governativa Ta’afi, a supporto dei sopravvissuti alla detenzione e alle torture.

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