Innovazione
14 ottobre, 2025La Nasa tira un sospiro di sollievo, SpaceX porta a casa con successo l’undicesima missione test di Starship. E continua la corsa verso la Luna
Starbase ha esultato quando il cielo del Texas si illuminava “di fuoco e metallo”. Alle 18:23 del 13 ottobre 2025 – mentre in l’Europa era notte fonda e l’Italia dormiva - dalla base di lancio privata di SpaceX, nel Golfo del Messico, la navicella spaziale ha lasciato la rampa di lancio per l’undicesima volta. Un lancio test, anche questo, ma di particolare importanza perché segna la chiusura definitiva dell’era della Starship di seconda generazione e del booster – razzo - Super Heavy.
La missione ha centrato gli obiettivi principali, fornendo i dati necessari per lo “step two” e la successiva evoluzione del veicolo spaziale. Anche questa volta è stato “trascurato” il dettaglio del rientro alla base del vettore di lancio, che solo una volta è riatterrato con successo sulla piattaforma meccanica Mechazilla. Per non rischiare un fail che avrebbe offuscato forse l’intera missione, l’obiettivo è stato rimandato a data da destinarsi.
La cronaca
Il lancio si è svolto senza intoppi fin dalle prime fasi. I 33 motori Raptor hanno spinto il razzo oltre la costa texana e sopra il Golfo. Starship ha effettuato la salita iniziale e la complessa manovra di hot-staging, che è quando la navicella, Starship in questo caso, si separa dal razzo SuperHeavy ma prima accende i sei motori per ottenere maggiore spinta nella fase di ascesa. Dopo la separazione dei due elementi, il Super Heavy ha avviato la fase di rientro controllato, dirigendosi verso l’ammaraggio stabilito al largo del Texas.
Fra le novità di questa missione, la manovra di hovering del booster: il razzo è rimasto sospeso sopra l’oceano prima di spegnere i motori per l’ammaraggio. Era necessario testare l’hoovering perché la procedura sarà adottata nei voli operativi per la discesa sulla superficie lunare.
Navicella spaziale
Anche la missione di Starship ha tutti i chek verdi nella sua lista di obiettivi di missione: ha toccato la velocità e seguito la traiettoria programmate e ha rilasciato in orbita gli otto simulatori di satelliti Starlink, testando l’ apertura della porta laterale di carico. L’accensione in orbita di uno dei motori Raptor è stata una prova cruciale per le manovre di deorbitazione che saranno necessarie nei voli futuri. Durante il rientro nell’atmosfera terrestre, la navicella ha affrontato carichi termici estremi: alcune piastrelle dello scudo termico erano state deliberatamente rimosse per spingere il veicolo “al limite” e raccogliere dati ingegneristici sui punti critici della struttura. Il plasma incandescente, generato dall’attrito con l’aria, ha illuminato lo scafo mentre il veicolo attraversava la fase più ardua della discesa.
Negli ultimi minuti, Starship ha eseguito un’impegnativa manovra di banking dinamico per simulare la traiettoria di rientro delle future missioni dirette alla Starbase. Con l’aiuto delle sue quattro alette mobili, ha guidato autonomamente la discesa verso la zona di ammaraggio predefinita nell’Oceano Indiano, eseguendo la rotazione per l’atterraggio, l’accensione finale e lo splashdown, completando con successo per la seconda volta un rientro controllato. Ed è un attimo che ci si dimentica dei fallimenti nei test precedenti.
Bravi tutti
La nota ufficiale pubblicata sul sito di SpaceX parla chiaro: “Tutti gli obiettivi principali del test di volo sono stati raggiunti, fornendo dati preziosi per la preparazione della prossima generazione di Starship e Super Heavy.” Starship è pronta ad andare oltre e programma già le prossime prove: la terza generazione della navicella sarà potenziata e progettata per affrontare le prime missioni orbitali operative, il trasporto di carichi reali e — soprattutto — il trasferimento di propellente nello Spazio, un’operazione mai tentata prima e cruciale per le future missioni lunari e marziane.
Dalla Nasa è subito giunto il plauso ufficiale per voce dell’amministratore ad interim Sean Duffy: “Un altro importante passo avanti verso l'atterraggio degli americani sul polo sud della Luna. I progressi di SpaceX con il test odierno della Starship sono fondamentali per le nostre missioni Artemis.” Parole non casuali, visto che Starship è alla base del programma lunare Artemis III che punta a riportare astronauti americani sulla superficie lunare, battendo sul tempo la Cina in quella che molti osservatori definiscono una nuova corsa allo Spazio.
Sintetico e felice, Elon Musk ha celebrato l’impresa con post sulla sua piattaforma X: “Grande lavoro del team @SpaceX”. Starship rappresenta da anni la chiave per realizzare la sua visione che, al di là dell’incidentale passaggio lunare, è quella di portare gli esseri umani su Marte.
Il colosso
Per dimensioni e potenza, Starship non ha eguali nella storia dell’astronautica moderna. 121 metri di altezza e oltre 16,7 milioni di libbre di spinta al decollo, ha una concezione radicale: veicolo completamente riutilizzabile, progettato per trasportare grandi quantità di carico e persone in orbita terrestre, sulla Luna e su Marte e in prospettiva ancora oltre. Per questo la Nasa scommette su Starship: il successo del progetto porterà ad un abbattimento drastico dei costi di missioni per l’accesso allo Spazio e renderà possibile il progetto delle missioni di lunga durata. In gioco non c’è solo un razzo, ma la possibilità concreta di inaugurare una nuova era dell’esplorazione spaziale.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
L'onda lunga - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 10 ottobre, è disponibile in edicola e in app