Blockchain, da territorio inesplorato a pilastro dell'innovazione - L'intervista ad Angelica Finatti

"Questa tecnologia può avere molti utilizzi. Non è solo una questione di criptovalute: i settori bancario e assicurativo possono giovarne. La finanza tradizionale è destinata a evolversi"

Tracciabilità, certificazione, sicurezza e Blockchain. Raramente queste parole vengono associate tra loro, eppure Blockchain non fa solo rima con criptovalute. Soprattutto negli ultimi cinque anni questa tecnologia si è evoluta da ambito emergente a componente fondamentale in vari campi. È una trasformazione che, in Italia, in pochi sanno raccontare con chiarezza e competenza. Fra questi spicca Angelica Finatti, esperta di blockchain, già direttrice di un’accademia sulla Blockchain, ora Product manager in Cetif Advisory, spin-off del Cetif - Centro di Ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano.

 

Nel 2020 ha curato anche approfondimenti divulgativi sul tema Blockchain, che lei paragonava a un Paese in via di sviluppo, dove c'era tutto da fare. Cosa è cambiato da allora?​

"La Blockchain è cresciuta passando da una fase embrionale a una più matura. La immagino ora come un Paese in rapida evoluzione, come la Cina odierna. Questa tecnologia ha trovato applicazioni in vari settori, attirando investimenti significativi, è stata implementata dalle istituzioni e ci sono anche casi d'uso concreti, come per le fideiussioni. Agli inizi era percepita come fenomeno passeggero, ora si è compreso che si tratta di una tecnologia che può avere molti utilizzi. Diciamo che si è smesso di parlare solo di Blockchain e ci si è concentrati sul fare effettivamente qualcosa con la Blockchain".

 

La regolamentazione in questo settore è un tema attuale e rilevante. Quali sono le sue considerazioni al riguardo?​

"La regolamentazione si sta evolvendo per integrare questa tecnologia in vari aspetti del quotidiano. La Blockchain è un'evoluzione dei registri distribuiti - noti come Distributed ledger technology (Dlt) – per capirci, non tutte le Dlt sono blockchain, ma tutte le blockchain sono Dlt. Si tratta di registri che possono essere privati o pubblici e consentono la conservazione delle informazioni in diversi ambiti, favorendo la tracciabilità. In particolare, la regolamentazione si sta muovendo in due direzioni: da un lato sull'impiego della blockchain nella tracciabilità, come nel caso delle fideiussioni, dove la tecnologia garantisce l'autenticità e riduce le frodi. Dall'altro, in Europa, punta a regolamentare i pagamenti e i token - precedentemente noti come stablecoin – e lo fa stabilendo normative come il MiCAR (Markets in Crypto-Assets Regulation). In Italia la regolamentazione si concentra sull'utilizzo della blockchain per facilitare la tracciabilità, un tema direi fortunatamente in crescita".​

 

La tecnologia blockchain è spesso associata alle criptovalute, ma le sue applicazioni vanno oltre. Quali settori possono beneficiare dell'adozione di questa tecnologia?​

"Ad esempio il settore bancario e assicurativo. La nostra piattaforma di fideiussioni digitali utilizza la blockchain per garantirne la tracciabilità, e questo consente di ridurre il fenomeno delle frodi, il cui valore in Italia ammonta a circa 400 milioni di euro all'anno, quindi 1,6 miliardi di controvalore in quattro anni, e  questa è una stima della Guardia di finanza. Con la tracciabilità in blockchain si può eliminare il problema della falsificazione delle garanzie fideiussorie. Inoltre, istituzioni finanziarie come JPMorgan utilizzano la blockchain per creare token legati ai depositi, facilitando trasferimenti sicuri e tracciabili di ingenti somme di denaro. Questa tecnologia trova applicazione anche nella tracciabilità delle filiere agroalimentari e vitivinicole, garantendo l'autenticità dei prodotti. Autenticità che viene anche applicata al settore del lusso".

 

In Italia abbiamo visto che l’utilizzo è prevalentemente nel settore delle fideiussioni e delle cauzioni, le chiedo a che punto è la Pubblica Amministrazione rispetto all’adozione di queste tecnologie?

"Nel nostro Paese la Blockchain è impiegata anche nella tracciabilità delle filiere agroalimentari e vitivinicole. 
Rispetto alla pubblica amministrazione, al momento, diciamo che questa tecnologia non è stata ancora integrata nei processi standard, ma ci sono diversi casi interessanti di applicazione. Un esempio sono proprio le fideiussioni:  la PA quando interagisce con piattaforme per la gestione delle garanzie fideiussorie come quella di Cetif Advisory – al momento unico player italiano - utilizza indirettamente la tecnologia blockchain, beneficiando della capacità di garantire autenticità e ridurre le frodi. Ma potremmo citare altri casi interessanti che riguardano sempre la notarizzazione dei documenti in Blockchain per garantirne tracciabilità. L’utilizzo si potrebbe estendere a molti ambiti, con grandi vantaggi, ad esempio per l'archiviazione dei dati sensibili, la tracciabilità già sperimentata dei titoli di studio, i pagamenti attraverso portali come PagoPA, per citarne alcuni.  Per adottare una nuova tecnologia sicuramente servono risorse e budget dedicato, quindi sicuramente questo può essere un elemento da tenere in considerazione".

 

Come ex direttrice di un’Accademia in Blockchain, quali competenze ritiene fondamentali per i professionisti che vogliano emergere in questo settore?​

"È essenziale avere una solida conoscenza delle applicazioni pratiche della blockchain. Molti la associano esclusivamente alla creazione di token, ma le potenzialità vanno oltre specialmente in ambito istituzionale. È importante comprendere come la tecnologia possa migliorare l'efficienza dei processi, riducendo i costi e ottimizzando le risorse.  Per fare un esempio concreto: i tempi per la verifica di una gara d'appalto potrebbero abbattersi dell'80% e naturalmente chi si occupa di questo task potrebbe dedicare quel tempo risparmiato a svolgere altre mansioni. Quello che in realtà serve è una conoscenza del prodotto: si pensa alla Blockchain come ad uno strumento di “guadagno facile”, ma non c’è consapevolezza di quello che davvero questa tecnologia consenta di realizzare. I professionisti dovrebbero sviluppare competenze trasversali, che includano sia aspetti tecnici sia una visione strategica delle possibili applicazioni della blockchain".​

 

In un'ottica di apprendimento continuo, quali percorsi consiglia per acquisire queste competenze?​

"Alcune università, come l'Università Cattolica, tramite Cetif, propongono dei master che trattano l'applicabilità delle nuove tecnologie con una visione strategica orientata al business e sotto lo spettro della trasformazione digitali nel settore bancario, finanziario e assicurativo. Ma ci sono anche corsi di formazione per professionisti utili a sedimentare competenze proprio sulle nuove tecnologie, dalla Blockchain all’AI. È fondamentale sviluppare competenze tecniche per comprendere le logiche alla base della tecnologia. Questo vale non solo per la blockchain, ma anche per altre tecnologie emergenti come l'intelligenza artificiale e il machine learning. Un approccio interdisciplinare e una mentalità aperta all'innovazione sono cruciali per restare competitivi in questi settori in rapida evoluzione".​

 

Come vede l'evoluzione dell'intersezione tra finanza tradizionale e tecnologie emergenti nel settore blockchain?​

"La finanza tradizionale è destinata a evolversi grazie all'adozione di intelligenza artificiale e blockchain. Si stima che entro il 2035 il 30% degli asset sarà gestito tramite intelligenza artificiale, rispetto all'attuale 10-15%. Questo porterà a una maggiore efficienza, ma potrebbe avere impatti sociali significativi, richiedendo ai professionisti di adattarsi e aggiornare le proprie competenze. L'adozione della blockchain da parte delle istituzioni finanziarie offre vantaggi come la riduzione dei costi e una maggiore sicurezza nelle transazioni, anche tramite l’utilizzo di depositi tokenizzati o EMT come definiti da MiCAR".

 

Ci salutiamo con una curiosità: Angelica Finatti è fra i massimi esperti di una tecnologia all’avanguardia,  qual è stato il suo percorso di studi e professionale?

"Io non ero una bambina Stem. Sono laureata in legge, ho conseguito un bachelor in European Law a Maastricht, in Olanda, dove sono arrivata quasi per caso: ero stata accettata alla Cattolica, ma durante una fiera universitaria a Milano ho scoperto la University of Maastricht, un’eccellenza tra le giovani università europee. Ho deciso di candidarmi e sono stata ammessa. A Maastricht il corso di laurea in legge era molto selettivo: abbiamo iniziato in 380 e siamo arrivati alla laurea in 42. Si studiava diritto comparato di Francia, Germania, Olanda, Inghilterra e diritto europeo. Dopo la laurea io volevo andare in America, ma la mia counselor mi ha consigliato di aggiungere un'esperienza asiatica al mio Cv. Così ho scelto la Cina e sono arrivata a Xiamen, nel sud del Paese, dove mi sono innamorata delle opportunità che lì si presentavano. Perciò ho deciso di fare la magistrale a Shanghai e sono rimasta in Cina fino al 2020. Dopo quattro anni in Cina, ho accettato un'offerta di lavoro a Milano per gestire la creazione di una divisione blockchain. Avevo già lavorato in un crypto exchange focalizzato su prodotti di trading. A Milano, con l’azienda con cui collaboravo prima, ho partecipato attivamente alla quotazione su Euronext Growth Milano e poi sono approdata in Cetif. E’ un percorso splendido e la conferma che amando quello che si fa, si può andar lontano".

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