Ottanta: sono le volte in cui un utente medio controlla le notifiche del cellulare ogni ora. Più di una al minuto. A sostenerlo è una ricerca commissionata da Amazon Kindle e condotta da Censuswide nel mese di febbraio 2025, su un campione rappresentativo di 2000 intervistati italiani e in età adulta. Dalla ricerca emerge che circa nove intervistati su dieci (91 per cento) controllano di continuo il telefono nella speranza di ricevere un nuovo avviso. È un comportamento simile alla dipendenza, dice il neuroscienziato australiano Mark Williams, coinvolto nel report, poiché “le notifiche possono innescare il rilascio di dopamina, portando le persone a controllare compulsivamente gli smartphone”. Si crea così anche un senso di distrazione diffusa e costante (riferito nel 58 per cento dei casi) insieme a un persistente stato di allerta e di apprensione.
Il condizionamento sociale che ne deriva è noto anche come nomofobia, la paura di restare senza connessione, e Fomo (Fear of missing out), ovvero la paura di perdere informazioni importanti, anche solo il più recente meme virale. Una delle conseguenze più evidenti di questa iperconnessione, per l’83 per cento del campione, è l’aumento dello stress soprattutto la sera, contrastato con la tv e, solo nella metà dei casi, con la lettura di un libro.
Per provare ad arginare il fenomeno, gli utenti stessi spesso scaricano e utilizzano nuove app pensate per bloccare quelle preesistenti o impedire il cosiddetto doomscrolling, espressione che indica l’uso distratto e automatico dei social media. Ne esistono diverse, da quelle più divertenti come Plantie e Forest, che aiutano a stare lontani da schermi costruendo piccole foreste digitali, che crescono solo se il telefono non viene sbloccato e usato, fino ad app più rigorose (come One Sec), che dotate di timer o contatori, impediscono l’accesso a determinati contenuti per il periodo di tempo precedentemente impostato.
È anche per questo motivo che ormai da anni nascono movimenti globali che sensibilizzano sull’impatto dell’uso continuo degli smartphone sulla salute mentale. Uno dei maggiori è il Global Day of Unplugging, nato nel 2009 e oggi con sede ufficiale in California. In Italia è conosciuto come Giornata mondiale della disconnessione e cade sempre il secondo sabato di marzo. Nel 2025 inizia al tramonto del 7 marzo e termina al tramonto del giorno successivo. Non è una coincidenza che somigli allo Shabbat, perché è proprio un’idea nata dalla celebrazione del sabato ebraico, che tradizionalmente richiede lo spegnimento di ogni apparato tecnologico per ventiquattro ore. È tuttavia un insieme di iniziative internazionali rivolte a un pubblico ampio, vario e non religioso: pomeriggio sociali a smarthphone spento; ritiri alle scoperte di bellezze paesaggistiche (tutte le informazioni sul sito ufficiale del Global Day of Unplugging).