La misura colpisce soprattutto il full electric. Ma in Italia sono circa 26 milioni ad ascoltare le frequenze radio in macchina

Auto, i nuovi modelli non avranno più la radio integrata

Digital kill the radio star. Le auto di nuova produzione, soprattutto full electric, non avranno più l’autoradio in dotazione. In Italia sono circa 26 milioni gli automobilisti che ascoltano la radio in macchina e che ora dovranno fare i conti con l'evoluzione silenziosa ma decisa dell’industria automobilistica, che comincia a proporre vetture prive del classico sintonizzatore FM o DAB. 

Agcom alza gli scudi

A lanciare l’allarme è l’Agcom - Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni -  che mette l’accento su una tendenza già diffusa: diversi produttori, soprattutto di microcar elettriche che possono essere guidate anche senza patente -alcune già a partire dai 14 anni - stanno eliminando l’autoradio dai nuovi modelli, sostituendola con display digitali e interfacce Usb per collegare smartphone e app di streaming, cancellando di fatto l’accesso alla radio tradizionale. 

Accesso all'informazione

La radio rappresenta uno degli strumenti più capillari, democratici e gratuiti per informare i cittadini, e non è vincolata alla rete internet, il che ne fa l’unico canale utilizzabile in eventuali contesti di emergenza, calamità naturali, blackout o incidenti. Citeremo Radio Londra solo per i più nostalgici. Sostituirla con piattaforme che richiedono connessione dati e abbonamenti potrebbe trasformare l’auto in uno spazio informativo ‘a pagamento’ e non sempre fruibile. 

Le solite regole 

Agcom sottolinea in particolare l’assenza di un quadro normativo vincolante che obblighi i costruttori a mantenere una tecnologia radiofonica nei veicoli. Se è vero che il Codice delle comunicazioni elettroniche stabilisce la necessità di garantire l’accesso alla tecnologia Dab o Fm, di fatto molti produttori offro la radio come optional a pagamento – privandone i modelli base -  aggirando così il divieto. Questa prassi penalizza in particolare i veicoli destinati alle fasce più giovani o a chi cerca soluzioni economiche, generando una concreta disuguaglianza informativa. 

Ricevitore fm obbligatorio?

L’Agenzia ha quindi richiesto al Governo un intervento normativo urgente. E in  Parlamento si è cominciata a valutare la possibilità di introdurre l’obbligo, per ogni nuova auto immatricolata in Italia, di essere dotata di un ricevitore FM e DAB+ di serie. Anche in ottemperanza alle linee guida europee già in vigore dal 2021, applicate però in modo disomogeneo. 

Smartphone al centro 

L’autoradio potrebbe quindi essere sostituita dallo smartphone, da cui la radio si potrebbe comunque ascoltare attraverso le App delle singole emittenti. Ma questo processo rischia di essere complesso per alcuni utenti. In un’auto dove tutto passa attraverso app e abbonamenti, la libertà di accedere a notizie e contenuti diventa condizionata da fattori economici e tecnici. Si va verso un modello chiuso, dove l’offerta informativa è mediata da logiche commerciali, algoritmi e profilazione. Che fine fa “l’etere libero e universale”? Sta per essere sostituito da una lista selezionata di canali, ma questa trasformazione potrebbe minare alla base il principio del pluralismo, trasformando l’ascoltatore in un consumatore. 

Radio Freccia

Il 1975 segna in Italia la nascita delle ‘radio libere, fu l’anno in cui la Corte Costituzionale sancì la possibilità di avviare trasmissioni radiofoniche private anche nel nostro Paese. E da allora la filiera radiofonica italiana è cresciuta arrivando ad impiegare migliaia di professionisti fra giornalisti, tecnici, speaker, produttori, fornitori. Un eventuale calo degli ascolti avrebbe ripercussioni sugli introiti pubblicitari, minando la sostenibilità delle emittenti. Col rischio che molte realtà locali e indipendenti – da sempre voce del territorio – possano essere costrette a chiudere, a danno del tessuto mediatico nazionale sia in termini di offerta che di occupazione. 

Radio fm in rottamazione

Lo sviluppo della radio digitale Dab+, approdata in Italia nel 2012, non dovrebbe mettere a rischio la rete Fm, fondamentale anche come infrastruttura di emergenza, nonchè l’unico strumento in grado di funzionare in modo indipendente da reti elettriche o connessioni dati. Per questo Agcom invita a non considerare la radio una tecnologia superata, ma un presidio da tutelare. Potenziando magari le reti Dab e mantenendo l’Fm come sistema di backup. 

La posta in gioco

Dovremmo cominciare ad immaginare un mondo senza radio? Non si tratta solo di una questione tecnica, ma politica, culturale e sociale. Che include la libertà di informazione e la pluralità delle voci, oltre che l’equità dell’accesso. 

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