Politica
23 agosto, 2025Il ministro dell'Interno sull'immobile in zona Esquilino: "Io sono stato da prefetto di Roma quello che l'ha inserito nell'elenco dei centri che sono da sgomberare"
Dopo le polemiche degli ultimi giorni sul mancato sgombero del palazzo occupato in centro a Roma da CasaPound, a fronte di quello dello storico centro sociale milanese del Leoncavallo, ora il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi apre allo sfratto dei “fascisti del terzo millennio” dall’immobile di via Napoleone III. "Anche CasaPound rientra, io sono stato da prefetto di Roma quello che l'ha inserito nell'elenco dei centri che sono da sgomberare, prima o poi arriverà anche il suo turno”, ha detto il titolare del Viminale dal Meeting di Rimini. Dallo stesso posto in cui ieri — 22 agosto — il suo collega di governo, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, si era detto contrario allo sgombero di CasaPound “se si allinea a criteri di legalità”.
“Credo abbia detto che se si legalizza in qualche modo potrebbe non essere sgomberato. È successo già ad altri centri, il comune di Roma ha comprato addirittura delle strutture per legalizzarli, è successo anche in altre città”, ha detto Piantedosi ai cronisti che gli chiedevano un commento sulle parole di Giuli.
Il palazzo a due passi dalla stazione Termini, in zona Esquilino, è stato occupato dal 2003 per poi diventare di fatto il quartier generale del movimento neofascista. L’immobile è stato poi inserito dalla prefettura di Roma, allora guidata proprio da Piantedosi, nella lista degli immobili da sfrattare. Anche per questo, negli scorsi giorni, il Viminale ha avviato un censimento delle persone che occupano il palazzo, elemento ritenuto propedeutico a un futuro sfratto.
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