La sua candidatura è stata revocata da Trump. Il programma Artemis per il ritorno sulla Luna - a cui collaborano Esa ed Asi - rischia di essere ridimensionato, anche a causa di tagli al budget Nasa del 2026

Nasa, tutto da rifare. Jared Isaacman non guiderà l’Agenzia spaziale statunitense

"Mi ritengo sempre impegnato, sulla Terra ma anche fuori dal pianeta". Jared Isaacman si presenta così sul social X. L’ormai ex candidato alla guida della Nasa era stato scelto a dicembre 2024 da Donald Trump per sostituire Bill Nelson – in carica dal 3 maggio 2021 -  a sua volta ex senatore e astronauta. Isaacman aveva un profilo completamente diverso, imprenditore e pilota, privo di quelli che erano sempre stati i requisiti necessari per guidare l’Agenzia Spaziale Usa, ovvero essere stato un astronauta o un politico. Ora i giochi sono di nuovo aperti, e forse non sarà un bene per la missione Artemis che dovrebbe riportare l’uomo (e la donna) sulla Luna. 

L’annuncio

“Sono incredibilmente grato al Presidente Donald Trump, al Senato e a tutti quelli che mi hanno supportato in questo viaggio”. Con questo post pubblicato sul social X, Jared Isaacman dà l’annuncio del suo ‘ritiro’ dalla corsa alla Nasa. “Gli ultimi sei mesi sono stati illuminanti, emozionanti”. Isaacman dichiara di conoscere meglio “le complessità del governo e del peso che grava sui nostri leader politici. Anche se non sempre è evidente attraverso il dibattito e le turbolenze, ci sono molte persone competenti e dedite che amano questo Paese e hanno a cuore la sua missione”. La sua audizione per la Nasa, dice, gli ha fatto comprendere che “Il Presidente, la Nasa e il popolo americano meritano il meglio: un amministratore pronto a riorganizzare, ricostruire e riunire le menti migliori e più brillanti per realizzare i grandi cambiamenti che la Nasa è stata creata per realizzare”. Si dice comunque “incredibilmente ottimista sul fatto che i giorni più grandi dell'umanità nel campo spaziale siano ancora davanti a noi. Sarò sempre grato per questa opportunità e tiferò per il nostro Presidente e la Nasa mentre ci guidano nella più grande avventura della storia umana”. 

Miliardi e passeggiate spaziali

Lo scorso dicembre Trump aveva presentato Jared Isaacman quale nuovo amministratore della Nasa, in linea con le sue ambizioni per nuovi obiettivi spaziali. Isaacman rientra nella schiera degli imprenditori miliardarii di cui The Donald ha amato circondarsi all’inizio del suo secondo mandato. Ceo di Shift4 Payments – società con 260 miliardi di dollari in transazioni all’anno, fondata a soli 16 anni nel seminterrato di casa -  l’imprenditore vanta una carriera nell’aviazione militare privata e la creazione di Draken International per l’addestramento dei piloti US Air Force. Si, ma lo Spazio? Ci arriviamo: Isaacman è amico di Elon Musk e con SpaceX ha partecipato alla missione Inspiration4 nel 2021 a Polaris Dawn, che lo ha visto protagonista della prima passeggiata spaziale commerciale della storia. Tanto era bastato agli occhi di Trump per farne il candidato ideale per rilanciare il prestigio della Nasa e guidarla verso Marte. 

Quasi quasi

Il candidato Amministratore della Nasa deve seguire un percorso di audizione prima della conferma della nomina. E in linea con questi step, Isaacman aveva svolto la sua udienza al Senato lo scorso 9 aprile. A seguire la Commissione Commerce, Science and Transportation avrebbe dovuto votare la conferma, prevista per il 28 aprile ma mai di fatto giunta. E’ arrivata invece, ai primi di giugno, la revoca della nomina da parte di Donald Trump, che ha giustificato la decisione con una "revisione approfondita delle associazioni pregresse" del candidato. Secondo fonti vicine all’amministrazione - e come rivelato dal New York Times - di recente si sarebbero scoperte donazioni effettuate da Isaacman a favore del senatore democratico Mark Kelly e dell’ex senatore Bob Casey, oltre al partito Democratico della California. Un dettaglio che ha sollevato dubbi sulla fedeltà di Isaacman “all’agenda politica dell’attuale presidenza”. Anche il fatto che Elon Musk abbia abbandonato l’incarico alla Casa Bianca può aver influito sulla mancata conferma di Isaacman: Musk era fra i suoi principali sostenitori. Il legame tra i due avrebbe portato i maligni a sospettare di possibili conflitti di interessi, alla luce dei contratti in essere tra SpaceX e la Nasa. 

America First

La Casa Bianca non transige: chi guiderà la Nasa dovrà allinearsi alla visione “America First” di Trump, soprattutto per la “conquista dello Spazio”. Isaacman potrebbe non aver mostrato il grado di lealtà politica necessario per sostenere la retorica nazionalista trumpiana e l’ambizioso progetto di “piantare la bandiera americana su Marte”. Questo cambiamento di programma - rispetto alle precedenti amministrazioni che avevano invece investito sul ritorno sulla Luna con la missione Artemis – forse va tradotto con la volontà di far passare in secondo piano la scelta (consapevole?) di lasciare la Luna alla Cina, di fatto già più avanti rispetto agli Usa nel programma spaziale lunare. 

Artemis a rischio

L’agenzia spaziale americana sta vivendo un momento delicato: il budget per il 2026 subirà un taglio di 18,8 miliardi di dollari pari al -24% rispetto al 2025. Sul prossimo amministratore Nasa graverà il peso di ‘normalizzare’ l’impatto di questi tagli. Urge ora trovare un nuovo “nome”, e tra i possibili candidati alla guida della Nasa si fa largo Steven Kwast - ex generale dell’aeronautica - la cui impronta militare potrebbe rivelarsi più affine all’approccio politico del Presidente. La sua visione dello Spazio sembrerebbe però più orientata ad un concetto di supremazia strategica che di cooperazione scientifica. Questo potrebbe tradursi con un ridimensionamento delle missioni civili, tra cui il programma lunare Artemis svolto in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea. 

Un futuro da scrivere

L’America dovrà ora fare i conti con il dato di realtà. Da una parte c’è l’apporto dei capitali privati che hanno consentito, negli ultimi 10 anni, di rivoluzionare il settore dello Spazio. Dall’altro c’è una visione pubblica e le logiche politiche che potrebbero rallentare la corsa americana nello Spazio, proprio quando la competizione internazionale si fa più accesa. Noi, intanto, stiamo a guardare. Sperando che il detto “per aspera ad astra” non sia foriero di nuove difficoltà nelle collaborazioni Usa- Eu nell’ambito Space.

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