Innovazione
31 luglio, 2025Articoli correlati
Quel cerchiettino colorato comparso all’improvviso su Whatsapp potrebbe rivelarsi un bel problema per il colosso di Zuckerberg. L’Antitrust ha avviato un procedimento istruttorio per sospetto “abuso di posizione dominante”
Chiedi a Meta. L’opzione non richiesta di un’intelligenza artificiale on demand è stata imposta, di fatto, a tutti gli utilizzatori di Whatsapp che dallo scorso marzo hanno scoperto questo nuovo strumento, dovendo poi imparare ad utilizzarlo. La novità introdotta da Meta sta facendo discutere il mondo della tecnologia e della regolazione europea: l’integrazione diretta dell’assistente virtuale, Meta AI, all’interno di WhatsApp, senza richiedere alcun consenso preventivo agli utenti, ha attirato l’attenzione dell’Agcm, che ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti del colosso statunitense, sospettato di abuso di posizione dominante, in violazione dell’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
Cerchietti colorati
L’Autorità si è attivata perchè Meta avrebbe introdotto il suo assistente intelligente su WhatsApp in modo automatico, collocandolo in posizioni strategiche e visibili all’interno dell’interfaccia: un’icona colorata in basso nella schermata e un’integrazione diretta nella barra di ricerca. L’utente, dunque, si ritrova a poter interagire con un servizio che non ha mai richiesto e che soprattutto non può essere disattivato. Che fine ha fatto la libertà di scelta? E poi ci sarebbe il tema del rispetto delle normative europee in materia di concorrenza e protezione dei consumatori.
Il vantaggio competitivo
Nell’istruttoria si distinguono con chiarezza due ambiti di mercato: il settore delle app di messaggistica istantanea – con la posizione dominante di WhatsApp con oltre il 90% del mercato italiano – e dall’altro gli assistenti basati su intelligenza artificiale. Grazie alla sua posizione preminente nel primo, Meta potrebbe trarre un vantaggio improprio dal secondo, imponendo un servizio ancora poco conosciuto, come Meta AI, a una base utenti vastissima, senza competere ad armi pari con rivali come ChatGpt o Gemini.
Dipendenza funzionale
Il timore espresso dal Garante è quello di un possibile effetto di lock-in: abituandosi all’uso di Meta AI, gli utenti potrebbero finire per affidarsi stabilmente al servizio che – grazie all’uso dei dati – darà risposte sempre più personalizzate e precise. Una dinamica che potrebbe disincentivare l’uso di altre soluzioni, a discapito della libera concorrenza e limitando le opportunità di innovazione nel settore.
I dati personali
Altra criticità: il trattamento dei dati degli utenti. I contenuti delle conversazioni con Meta AI non vengano utilizzati per addestrare i suoi modelli – dice casa madre - a meno che non sia stato esplicitamente dato il consenso, ma restano ambiguità sulle modalità di raccolta e conservazione delle informazioni. Alcune associazioni dei consumatori sostengono che questa ambiguità potrebbe minare la trasparenza e il controllo da parte dell’utente, esponendolo a forme di profilazione inconsapevole.
Tying abusivo
Impariamo un termine nuovo, che è quello con cui Agcm definisce la condotta di Meta: "tying" abusivo. Significa che un servizio già dominante (WhatsApp) viene utilizzato come leva per promuoverne un altro (Meta AI), a scapito degli altri assistenti virtuali che devono richiedere la volontaria attivazione da parte dell’utente. Il vantaggio di Meta AI non deriva quindi dalla qualità tecnologica, ma da una posizione preesistente di forza.
Ispezioni
I funzionari dell’Agcm – con il supporto del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza – hanno eseguito ispezioni presso la sede italiana di Meta, Facebook Italy S.r.l. Il procedimento dovrà concludersi entro il 31 dicembre 2026. Meta ha a disposizione 60 giorni per presentare osservazioni e chiedere un’audizione formale
Lo dice Meta
La risposta ufficiale dell’azienda non si è fatta attendere, ed in una nota Meta ha dichiarato di collaborare pienamente con le autorità italiane ed europee. A suo dire l’introduzione di Meta AI su WhatsApp “offre agli utenti italiani un accesso gratuito all’intelligenza artificiale in un ambiente familiare e sicuro”. Ma questo non ha placato le polemiche: Codacons e le altre sigle consumeriste parlano di “imposizione mascherata da innovazione”, che elude il diritto dell’utente a scegliere se e quando utilizzare l’IA.
Regole per Big tech
Il caso Meta-WhatsApp si inserisce in un contesto europeo sempre più attento alla regolazione delle Big Tech, nell’epoca in cui l’intelligenza artificiale entra con prepotenza nella vita quotidiana. L’istruttoria avviata dall’Agcm rappresenta un test sulla correttezza delle pratiche commerciali di Meta, ma anche una prova di maturità per le istituzioni europee nell’affrontare le nuove frontiere digitali, in cui concorrenza, innovazione e privacy sono sempre più interconnesse.
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