Innovazione
5 settembre, 2025Addestrata con dati in lingua italiana la prima piattaforma Made in Italy è frutto di un progetto condiviso fra Fastweb+Vodafone, Gruppo Mondadori, Istat, Bignami
Non è una rivoluzione che deve ancora arrivare. È già qui. L’intelligenza artificiale generativa è ormai realtà in diversi contesti produttivi, culturali, ricreativi. E in un ambito internazionale dominato da player americani e cinesi, l’Italia propone una sua visione sistemica ed operativa, una nuova piattaforma di AI ‘addestrata’ in Italiano – per la prima volta in assoluto – e con dati gestiti in cloud all’interno dei confini nazionali, a tutela della Pubblica Amministrazione e nel rispetto delle norme nazionali ed europee sull’AI. Un progetto ambizioso, in cui l’Italia crede fortemente. La metafora proposta da Walter Renna, Ceo di Fastweb+Vodafone, chiama in campo la figura di Jannik Sinner. “Non avremmo mai immaginato di vedere un italiano al primo posto della ranking mondiale del tennis”, eppure è accaduto.
Un modello linguistico italiano
La suite AI presentata da Fastweb+Vodafone è fra le più avanzate infrastrutture europee nel campo dell’intelligenza artificiale generativa, ed è la prima addestrata su modelli linguistici italiani. MIIA – modello italiano intelligenza artificiale – è un Llm sviluppato e addestrato interamente in lingua italiana. Con 7 miliardi di parametri e una performance al 95%, MIIA si posiziona tra i primi tre modelli Llm – large language model, ovvero reti neurali artificiali addestrate col sistema dell'apprendimento autosupervisionato - al mondo per efficacia, accanto a colossi come il cinese Qwen e Granite di Ibm.
Byas free
MIIA porta l’innovazione anche nel "processo", oltre che come prodotto: è il primo modello progettato con un particolare approccio etico e legale. Uno dei problemi maggiori dell’AI è legato ai Byas, la ‘discriminazione’ che è nella società viene spesso ribaltata nelle valutazioni fatte dall’AI, che proprio dei dati sociali si alimenta. Nel caso di MIIA assistiamo ad un addestramento “pensato” e realizzato su dati italiani certificati e legalmente autorizzati. Alla base di questo processo “di dati sicuri” l’accordo con il Gruppo Mondadori, Istat e il Senato della Repubblica. L’addestramento di MIIA è stato realizzato su un corpus di 3.000 miliardi di token, circa11 milioni di libri,la più grande base di conoscenza in lingua italiana costruita nel pieno rispetto del copyright e delle normative sulla privacy.
Europa digitale
Il mercato digitale vede una concentrazione pari a circa l’80-90% della potenza computazionale mondiale tra Stati Uniti e Cina. In questo scenario l’Europa rischia di restare ‘consumatrice passiva’. Se guardiamo ai dati, solo il 7% degli investimenti globali in AI è europeo, e l’Italia pesa appena per lo 0,2%. Walter Renna fa chiarezza su questo punto: “Americani e cinesi non sono il nemico, ma oggi è fondamentale riequilibrare il potere tra hyperscaler e campioni nazionali”. E’ chiaro il cambio di paradigma in atto nel sistema industriale e pubblico italiano. L’obiettivo? Costruire una sovranità digitale solida, resiliente e sostenibile.
Ia made in Italy
Quando inviamo una richiesta – prompt, dicono quelli bravi – all’AI, magari con un documento da sintetizzare, una foto da modificare, ci siamo mai chiesti che fine facciano quei dati? Questo è un problema per la PA, ed un limite rispetto all’utilizzo dell’AI per le mansioni che potrebbero essere più facilmente svolte, con chiaro risparmio in termini di tempo e risorse. È per questo che le infrastrutture della prima piattaforma AI italiana sono, anche esse, tutte italiane: quattro data center, dieci nodi edge e il supercomputer ospitato nella FastwebAI Factory a Bergamo. In altri termini questo significa che i dati elaborati restano ‘confinati’ in Italia, protetti e gestiti secondo i principi dell’AI Act.
Agenti intelligenti
Il processo di evoluzione innescato nell’Ia italiana include una transizione dalla Generative AI all’Agentic AI: soluzioni capaci di rispondere a comandi, ma anche di agire in autonomia per raggiungere obiettivi, pianificare azioni, integrarsi nei sistemi informativi e riflettere sugli output generati. Renna ha sottolineato che l’intelligenza artificiale non deve essere generica, ma utile. “La competitività, in Italia, si costruisce su task verticali e settoriali: nella sanità, nei servizi legali, nella pubblica amministrazione”. MIIA è stato progettato per adattarsi a questi contesti, lavorando in italiano, con dati italiani e secondo norme italiane.
La sfida delle imprese
Il divario con il resto d’Europa è evidente anche nei numeri: solo l’8% delle imprese italiane utilizza sistemi di AI, contro una media europea del 13%. Ma lo scenario si ribalta guardando alla compliance con l’AI Act: mentre il 95% delle grandi aziende Eu non ha ancora implementato un processo, Fastweb+Vodafone ha già completato la certificazione legale e ha avviato oltre 100 casi d’uso interni. Un esempio di come l’adozione possa partire dall’alto e diffondersi nel tessuto produttivo. Per invertire la rotta, servono investimenti, formazione e un cloud nazionale affidabile. Conclude Walte Renna, “l’AI è già tra noi, e la vera sfida è colmare il gap. Non solo con data center, ma con reti intelligenti capaci di sostenere questa rivoluzione”. È un’azione che non può restare solo nel perimetro aziendale ma coinvolge un sistema fatto di istituzioni, università e Pmi.
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