È una star del calcio argentino che guadagna 14,5 milioni di dollari all'anno giocando con il Paris-Saint-Germain. Ma non è l'unica fonte di reddito. Ce ne sono altre, che deposita in una compagnia offshore situata a Panama.
I Pandora Papers rivelano che molte celebrità come lui versano gli introiti provenienti dai diritti di immagine in compagnie offshore.
A giugno 2017, Di María si è dichiarato colpevole per due casi di evasione fiscale. Ha pagato una multa di oltre due milioni di euro per aver omesso di dichiarare le entrate dei suoi diritti di immagine del 2012-2013, incassi che aveva girato alla sua compagnia panamense – Sunpex Corporation Inc. – quando indossava la maglia del Real Madrid.
Un portavoce del calciatore ha confermato ai giornalisti del consorzio che il calciatore ha creato la Sunpex e le ha venduto i suoi diritti di immagine nel 2009. Ma i Pandora Papers mostrano che quella offshore ha continuato a guadagnare con i diritti di immagine del calciatore, anche dopo il pagamento della multa fiscale. Ad agosto 2017, in particolare, Di María ha firmato un accordo che spostava in quella cassaforte panamense anche gli introiti delle sponsorizzazioni pagate dalla Adidas.
Dall'inchiesta emerge che altri brand hanno negoziato con la compagnia offshore per pubblicizzare i loro prodotti. Per avere Di María che gira uno spot a Manchester con l'allora compagno di squadra Robin van Persie, posta materiale sui social e offre magliette autografate, l'agenzia di marketing che ha prodotto la pubblicità ha versato alla Sunpex 150 mila dollari.
Il suo portavoce oggi dichiara che il calciatore ha fondato la offshore seguendo il consiglio di «un professionista» e che questo è stato consigliato anche a molti altri giocatori stranieri.
Per la legge spagnola, almeno l'85 per cento dei soldi che un giocatore guadagna dal suo club deve essere tassato come reddito personale. Il resto può essere classificato come entrata dai diritti di immagine, soggetta a un'aliquota fiscale inferiore. Il governo spagnolo ha tentato di inasprire i controlli su atleti e celebrità che versano quelle entrate a compagnie situate nei paradisi fiscali.
Per George Turner, direttore esecutivo del think tank TaxWatch, strategie come quelle di Di María sono un tentativo di separare il beneficio economico dalla persona che ne è responsabile. Però, dice, «il diritto di immagine non può esistere senza il giocatore».