Poco importa che la popolarità di Donald Trump sembrerebbe essere in calo. Per il tycoon i sondaggi, che registrano un consenso del 39 per cento, il livello più basso degli ultimi 80 anni, “sono falsi” perché “condotti intervistando un numero maggiore di democratici”. Il presidente Usa ha celebrato “i primi 100 giorni di maggior successo di qualsiasi amministrazione. E questo - ha promesso - è solo l’inizio”. Un esordio per certi versi delirante: in poco più di tre mesi Trump ha firmato un numero record di ordini esecutivi (oltre 130), ha lanciato una guerra commerciale contro tutto il mondo, ha sfidato la magistratura e le università, ha rivolto mire espansionistiche su Groenlandia, Panama e Canada, ha proposto di trasformare Gaza nella “riviera del Medio Oriente”. E ha sfornato una serie di nomine a sua immagine e somiglianza, rimuovendo i profili più sgraditi. L’ultimo a rimetterci il posto è stato il marito di Kamala Harris, Doug Emhoff, licenziato dal consiglio direttivo del museo dell’Olocausto.
"La Cina vuole un'intesa"
Per il suo anniversario-show, Trump ha scelto il Michigan, nello Stato simbolo dell’industria automobilistica in declino. Ha affermato che “l’economia va alla grande”, nonostante la gran parte degli americani lo boccia proprio sui temi economici, e che “tutti vogliono venire a costruire auto in Michigan per via dei nostri dazi”. Proprio ieri - 29 aprile - l’inquilino della Casa Bianca ha firmato un ordine esecutivo che allenta la pressione delle imposte doganali sul settore automobilistico, con le tariffe al 25 per cento che continueranno ma che non verranno sommate a quelle già esistenti su altri beni, come acciaio e alluminio. Ha detto di aver “concesso un po’ di tempo” alle cause automobilistiche” per riportare la produzione negli Stati Uniti. Se non ci dovessero riuscire, ha aggiunto, “saranno massacrate”. E sempre in tema dazi, Trump ha sostenuto di essere vicino a un accordo con la Cina: “Sia loro che noi vogliamo un’intesa”.
"Ingressi illegali crollati del 99,999%"
Il più grande successo, per il tucano, è sui migranti, con gli ingressi illegali al confine con il Messico crollati “del 99,999 per cento: solo tre persone sono entrate. Se non avessimo visto le elezioni, i democratici avrebbero consentito l’invasione di 30-40 milioni di illegali, molti dei quali criminali”, e ha aggiunto che con lui gli arresti criminali sarebbero aumentati del 655 per cento. Il tutto mentre, sul maxischermo dietro di lui, venivano proiettati i video delle deportazioni verso il Salvador. È proprio sulle politiche migratorie che si è innescato il duro braccio di ferro in corso con la magistratura. “Non possiamo consentire a un gruppo di giudici comunisti e radicali di sinistra di ostacolare l’applicazione delle leggi e svolgere il ruolo che compete solo al presidente. I giudici - ha continuato - stanno cercando di appropriarsi del potere concesso al presidente per garantire la sicurezza del Paese". Il mio compito, ha aggiunto, "è salvare il Paese". Lo show non è finito qui, perché prima del discorso, Trump ha anche ammesso che gli "piacerebbe essere Papa".
L'attacco a Powell
Ma Trump ce le ha avute per tutti. Il primo a essere attaccato è stato il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell: “I prezzi sono in calo ma le fake news dicono che sono in rialzo. L’inflazione è praticamente in calo. Ma c’è una persona alla Fed che non sta facendo un buon lavoro”, rivendicando poi di saperne “più di lui” sui tassi d’interesse. Poi, in un’intervista ad Abc, ha detto di non aver fiducia piena nel capo del Pentagono, Pete Heghseth, che secondo molti sarebbe vicino a lasciare il posto dopo le chat riservate su Signal in cui è stato inserito per sbaglio il direttore dell’Atlantic. Infine, ha parlato delle trattative con la Russia per la pace in ucraina: “Penso che Putin voglia la pace. Il suo sogno era prendere tutto il Paese ma non lo far Mi rispetta”.
Licenziato il marito di Kamala Harris
Ma a 100 giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca, Trump continua con il suo spoil system aggressivo. L’ultimo a essere tagliato fuori è stato il marito dell’ex vicepresidente Usa e sua sfidante alle scorse elezioni, Kamala Harris, che è stato licenziato assieme ad altri membri dell’Us Holocaust Memoriale Council nominato da Biden. “La memoria e l’educazione all’Olocausto non dovrebbero mai essere politicizzate”, ha replicato Doug Emhoff in una nota. “Trasformare una delle peggiori atrocità ella storia in una questione divisiva è pericoloso e disonora la memoria di sei milioni di ebrei assassinati dai nazisti, che questo museo è stato creato per preservare”. Il marito di Harris ha garantito che continuerà a parlare apertamente, a educare e a combattere l'odio in tutte le sue forme, perché il silenzio non è mai un'opzione. Nessuna decisione politica divisiva potrà mai far vacillare il mio impegno nella commemorazione e nell'educazione all'Olocausto o nella lotta all'odio e all’antisemitismo”.