«Il Tfr è salario dei lavoratori e io penso che si possa fare una cosa molto semplice: mettere in condizione ogni lavoratore di scegliere quello che vuol farne». Il leader della Fiom Maurizio Landini, tiene aperto il fronte contro Matteo Renzi sulla modifica dell’art. 18 e sulla riforma del lavoro, ma sull’idea di anticipare in busta paga il Tfr è d’accordo con il premier: «È un tema che la Cgil discute dai tempi di Bruno Trentin», ha detto da un evento della Fiom a Firenze, «e io in tempi non sospetti, questo inverno, ho riaperto il problema». Vero. L’idea Landini l’ha buttata sul tavolo ben prima di Renzi. E la rivendica.
Rispetto al fatto che il Tfr rappresenti per i lavoratori un “tesoretto” in caso di licenziamento o in vista della pensione, Landini, questa volta intervistato da Lettera43, dice semplicemente: «Ogni lavoratore può decidere se investirlo nella pensione integrativa, se mantenerlo in azienda o presso l'Inps, oppure se utilizzarlo come salario mensile». Ognuno scelga, insomma, se esser cicala o formica. «C'è da affrontare» dice semmai Landini «il problema del trattamento fiscale perché sia che lo investa per la pensione sia che lo lasci in azienda, il Tfr oggi ha una tassazione inferiore a quella del salario». Quindi, «sarebbe una stronzata», dice testuale, «tassare diversamente il Tfr», adeguandolo all’aliquota del reddito:
«il Tfr è sempre Tfr, perché dovrei pagar più tasse se lo prendo mensilmente?»
Quella sul Tfr, che il governo affronterà nella legge di stabilità, è però l’unica apertura che Landini fa al premier. Per il resto, «mi sembra semplicemente di tornare al 1800» dice: «io avevo capito invece che Renzi voleva andare oltre il 2000». Siamo sempre nel dibattito sull’art. 18: «Il lavoro lo crei se fai degli investimenti» dice il segretario della Fiom, «non se racconti delle balle e vuoi riaprire un conflitto». L’ennesima chiusura di Landini, arriva proprio mentre l’ex ministro Elsa Fornero, intervenendo a L’aria che tira, su La7, dà al premier un suggerimento molto diverso: «Se bisogna modificare l’articolo 18 per rendere meno diseguali i lavoratori, è naturale che sia applicato a tutti i lavoratori pubblici e privati».