Carlo Giovanardi scrive anche a Berlusconi, colpevole a suo dire di averlo lasciato solo nella battaglia contro la teoria gender. Peggio. Forza Italia alla Camera ha anche presentato un suo disegno di legge che apre alle unioni e si è detta pronta a ragionare sul meccanismo della stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner. Giovanardi non lo riconosce più, «c’è sempre stata perfetta sintonia», dice, e si chiede «se il presidente intenda confermare la politica sostenuta nei nove anni dei suoi governi».
Al leader forzista l’alfaniano scrive una lettera: «Caro Silvio, qui bisogna essere chiari: la posta in gioco non sono i diritti e la non discriminazione ma», e procede per punti, «1) la pretesa delle associazioni gay militanti di aprire la porta, tramite le unioni civili riservate esclusivamente alla coppie omosessuali, al commercio di materiale genetico con la compravendita di ovociti, seme maschile, utero in affitto per poter ordinare un bambino, sfruttando la miseria e la disperazione chi è costretto a vendersi per sopravvivere»; 2) l'adozione dei bambini».
È proprio uscito gasato, dalla manifestazione di sabato scorso, a Roma, il senatore del Nuovo centro destra. Sì, lo sappiamo che non erano veramente un milione - che un milione di persone in piazza San Giovanni non entrano - però erano tante le famiglie “tradizionali”, o supposte tali, che battevano le mani a ritmo delle chitarre classiche, che ascoltavano Mario Adinolfi (da tempo leader consolidato nel mondo delle sentinelle in piedi), che ripetevano «Dio ci ha creati maschi e femmine» e che solo un diluvio fuori stagione ha disperso.
[[ge:rep-locali:espresso:285577704]]
E Ncd sta provando a farle pesare nel dibattito al Senato sulla legge sulle unioni civili. Martedì si entra nel vivo, affrontando in commissione i quasi 2mila emendamenti sopravvissuti al repulisti già praticato dal presidente della commissione Giustizia di palazzo Madama, Francesco Nitto Palma: «Ne ho cassati più di mille», spiega.
Nel Pd però non sembrano particolarmente impensieriti. E se è vero che in questo caso nessuno da palazzo Chigi parla di porre la questione di fiducia per superare rapidamente il solitamente odiato ostruzionismo, la relatrice Monica Cirinnà è molto tranquilla: «Lo credo bene che Giovanardi si è eccitato vedendo piazza san Giovanni», dice all’Espresso, «ma credo che il Pd non si farà certo condizionare da una piazza estremista come quella».
Non la impensierisce neanche il sondaggio condotto da Demos per Repubblica, secondo cui solo il 59 per cento degli elettori Pd sarebbe favorevole al matrimonio gay (contro il 62 dei 5 stelle, il 72 di Sel, il 48 della Lega e - appunto - il 23 di Ncd e Scelta Civica). D’altronde il 53 per cento degli elettori è comunque favorevole, e poi la legge propone le più moderate unioni. Lo sa bene il senatore Sergio Lo Giudice, omosessuale dichiarato, un marito spostato a Oslo. Senatore del Pd, Lo Giudice ed è pronto a impuntarsi se Ncd dovesse spuntare ulteriori compromessi. Ulteriori, sì, perché per Lo Giudice anche il testo su cui il Pd ha trovato una quadra, è un compromesso al ribasso: «Stiamo provando a introdurre un sistema che in Europa è realtà da 20 anni, e che quasi ovunque è stato superato dai matrimoni egualitari che, quelli sì, eliminano la discriminazione senza introdurne un’altra». «Fa bene Sergio ad essere arrabbiato», gli riconosce ancora Cirinnà, «perché per la legge che stiamo approvando lui vedrà il suo matrimonio declassato al momento della registrazione in Italia. Ma è questo il motivo per cui meno di così proprio non si può fare, e lo capirà pure Ncd».
[[ge:espresso:attualita:1.214575:article:https://espresso.repubblica.it/attualita/2015/05/26/news/unioni-civili-no-unioni-renziane-quanta-fantasia-agli-emendamenti-del-ddl-cirinna-1.214575]]
Sul risultato dell’ostruzionismo di Giovanardi, Cirinnà dice «qui al Senato approveremo la legge entro la pausa estiva. Ncd può votare contro, ma senza tirare in mezzo il governo. Il problema semmai potrebbe sorgere nel passaggio alla Camera». Questi potrebbero essere i tempi, se tutto andrà bene: «So che Renzi e Boschi stanno cercando un accordo per evitare di dover tornare al Senato, e se l’accordo regge», continua la senatrice, «entro ottobre avremo la legge».
A far ben sperare Cirinnà, oltre al consenso trasversale sulla legge (5 stelle e Sel sono a favore), ci sono pure le parole di Nunzia De Girolamo, che è una deputata, ex capogruppo alla Camera, e che rappresenterebbe la parte dialogante degli alfaniani. «L’obbligo della politica è di ascoltare le piazze», ha detto De Girolamo al Corriere, «ma non esiste solo piazza san Giovanni. Bisogna ascoltare il Family Day ma anche il Gay Pride e dopo fare la giusta sintesi».
E quale sarebbe la sintesi? Per De Girolamo è sì «al riconoscimento dei diritti per gli omosessuali» ma no «alla possibilità di adottare». Anche la stepchild adoption? Esattamente: «Ho tantissimi amici gay», continua convinta, «e mi dicono di non essere interessati a quel tipo di adozione. Quindi posso ritenere che non sia una loro esigenza». D’altronde anche De Girolamo conferma il mantra di piazza san Giovanni: «Due persone dello stesso sesso non possono avere figli secondo le leggi della natura. E di conseguenza non è giusto che noi concediamo questo con una legge». Cirinnà però la ferma: «Sulla stepchild non si tratta, Nunzia lo deve sapere», continua con l’Espresso, «già così i bambini che saranno adottati dal partner del genitore biologico non godranno di tutti i diritti che hanno gli altri bambini adottati, diventando a tutti gli effetti figlio del secondo genitore, ma non parente di nonni, zii, cugini, con tutto quello che ne consegue anche per questioni ereditarie».