Oggi si chiude. Anzi: si apre.
Gli Opg italiani (Ospedali psichiatrici giudiziari) chiudono definitivamente, stavolta senza più rinvi e eccezioni e per i detenuti-pazienti italiani si apre una nuova fase che, anche se dovrebbe essere fatta di cura, sembra costellata di incognite e ipotesi vaghe.
In base alla legge, chiusi gli Opg, per i reclusi si aprono due strade: i dimissibili (poco meno della metà del totale) dovrebbero cominciare un percorso di reinserimento a cura dei dipartimenti di salute mentale di residenza; gli altri, i non dimissibili, ossia quelli considerati pericolosi per sé e per gli altri, invece, dovrebbero andare in carico alle Rems (residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza): strutture molto più piccole, da non più di venti letti, in capo alle singole regioni ed espressamente terapeutiche, con personale solo sanitario.
“Le Rems erano state individuate come la soluzione, e forse potrebbero esserlo. Peccato che ad oggi in Italia, di Rems, praticamente non se ne vedano”. A dirlo senza troppi giri di parole è Michele Miravalle, coordinatore nazionale Osservatorio sulle condizioni di detenzione dell'Associazione Antigone: “Le regioni veramente pronte si contano sulle dita di una mano, per il resto chi ha potuto si è ingegnato alla bell'e'meglio: il Friuli, che è un esempio virtuoso, non attiverà Rems nuove ma userà le strutture esistenti; la Lombardia, dal canto suo, si prepara a trasformare l’Opg di Castiglione dello Stiviere in una Rems; la Basilicata sembra aver avviato una Rems vera a e propria; altre regioni come la Liguria e il Piemonte, invece, hanno attivato una convenzione che ci mette una pezza e manderanno a Castiglione i loro pazienti; altre regioni ancora, come Emilia e Sicilia hanno attivato delle Pre-Rems, ossia strutture provvisorie che possano traghettare i pazienti dalla chiusura di oggi all’apertura delle Rems vere e proprie; ancora non si sa come saranno queste pre Rems di cui la legge non parla e che non sono regolamentate o citate da nessun testo, però l’impressione che se ne ha è che ‘basta che funzioni’”.
[[ge:rep-locali:espresso:285517782]]
Sì, perché se non funzionasse, l’orizzonte è quello del commissariamento ministeriale, che dal ministero della Giustizia è stato più volte minacciato, dopo che la chiusura è stata rimandata tre volte in due anni ( si sarebbe dovuto chiudere nel 2013).
“Benché di chiusura si parli dal 2008, e fosse prevista in un primo momento per il 2013, i ritardi sono notevoli - continuano da Antigone - ci sono regioni più avanti in cui, verosimilmente, la situazione si risolverà entro pochi mesi, altre invece in cui il ritardo è di anni con appalti che devono ancora essere banditi e per i quali la strada è ancora lunga”.
E mentre aspettano, i detenuti-pazienti cosa faranno? “Dipende: la norma prevede che alcuni finiscano la pena detentiva in carcere, che altri siano rilasciati e che altri ancora vadano nelle Rems, almeno dove ci sono. Quello che è verosimile pensare è che gli Opg continueranno in qualche modo a funzionare e che si svuoteranno gradualmente, man mano che si renderanno disponibili le Rems e man mano che i detenuti verranno riconosciuti dimettibili. Non sarà un processo immediato: difficile immaginare orde di gente in uscita dagli Opg che si riversa nelle strade. Quello che però forse con oggi cambia davvero, sarà la possibilità che agli Opg siano trasferiti nuovi pazienti. Ecco, mettiamola così: anche se non si svuoteranno dalla sera alla mattina, almeno, gli Opg smetteranno di riempirsi”.