Una volta che uno, in una frase, ha messo il verbo, in pratica ha deciso cosa raccontare, e quindi il grosso del lavoro è fatto. Il verbo però deve essere preciso. C'è questa cosa che non sempre si capisce, dei verbi: che non sono semplici parole, sono pizzini, o meglio ancora mappe. Senza che si veda, passano un sacco di informazioni: che azione viene fatta, se è attiva, passiva o riflessiva, quando viene fatta, come, e soprattutto chi la fa.
L'analisi logica di un frase è come un'indagine di Sherlock Holmes: bisogna capire come, cosa, chi e quando in base agli indizi, e gli indizi stanno quasi sempre tutti là, nel nostro verbo, che va interrogato come un testimone.
L'altro grande protagonista delle frasi è infatti il soggetto, ovvero chi compie o subisce l'azione raccontata. Il soggetto è in pratica il protagonista del nostro film, la primadonna della situazione, o, se vogliamo continuare a parlare come in un giallo, il nostro colpevole.
Per capire chi sia il soggetto della nostra frase, si parte sempre dal verbo. Si guarda cioè qual è la persona (prima, seconda, terza, singolare e plurale) del verbo e, zàcchete, si becca subito il soggetto della frase.
Per quanto la frase sia lunga o complicata, il verbo ci fornisce la chiave per capirla. Se abbiamo scritto una cosa come: “Nelle sere afose di giugno, di notte, Marino da solo passeggia imbronciato per la città” noi ce ne freghiamo di tutto, puntiamo dritti dritti al verbo passeggia, lo analizziamo, decidiamo che è una terza persona singolare e subito capiamo che chi compie l'azione di passeggiare può essere solo Marino.
L'informazione fondamentale che devo tenere a mente è che Marino passeggia, tutto il resto sono particolari in più, infatti si chiameranno complementi, perché completano il senso della frase, e lo precisano meglio, ma non sono poi sempre necessari. I complementi, in pratica, sono come i soprammobili in una casa: se ci sono meglio, perché l'ambiente risulta più piacevole e completo, ma se non ci sono pazienza, la casa è abitabile comunque, e qualche volta persino più elegante.
Se la frase è attiva, il soggetto compie l'azione, e infatti Marino passeggia. Se il verbo è passivo, invece, il soggetto subisce l'azione.
Ora non si può dire Marino è passeggiato, perché passeggiare, come tutti i verbi di moto, è intransitivo e non ha la forma passiva, ma il concetto è questo qui: la differenza fra una frase attiva e passiva è la stessa che passa fra mangiare ed essere mangiato, e quindi è chiarissima fin dai tempi dei nostri più antichi progenitori che vivevano nella giungla.
In ogni caso per individuare il soggetto della frase devo partire dall'analisi del verbo.
In tutte le frasi c'è sempre il soggetto? No. In alcune frasi, per esempio, il soggetto non appare, diciamo che è come Moretti alla famosa festa: ha deciso che lo si nota di più se non viene proprio. Si dice allora che il soggetto è sottinteso. Può accadere perché è facilissimo da riconoscere (in Domani vengo è chiarissimo che il soggetto sottinteso è “io”) oppure perché lo si è magari nominato poco prima e non serve ripeterlo: “Ma Carlo oggi viene a scuola?” “No, preferisce restare a casa!”
Ci sono poi alcuni verbi che il soggetto non lo prevedono proprio. Si chiamano impersonali proprio perché l'azione che descrivono non può essere attribuita ad una persona specifica: accade ma senza che nessuno in realtà la compia.
I verbi assolutamente impersonali sono di solito quelli che indicano le condizioni meteorologiche: piovere, nevicare, grandinare, eccetera. Nella celeberrima frase: “Piove, Governo ladro!”l'azione di piovere non è compiuta da nessuno, nemmeno dal Governo, che, essendo ladro, al massimo ruba.
Ci sono poi i verbi relativamente impersonali, ovvero quelli che non hanno il soggetto solo quando sono usati alla terza persona singolare. Sono i verbi come sembrare, accadere, succedere. Molte cose infatti sembrano, accadono, succedono, e quindi questi verbi possono essere coniugati come tutti gli altri. Ma nelle frasi come Sembra che tu sia felice, Accade che non tutti ce la facciano, Capita che nessuno sia presente, i verbi alla terza persona sono considerati impersonali, perché in realtà non c'è una persona che compie l'azione, e il soggetto non c'è, o meglio, come vedremo quando affronteremo l'analisi del periodo, il soggetto è l'intera frase che viene dopo.
In tutti i casi analizzati, però, il verbo finisce sempre per indicare il soggetto della frase. E questo perché il verbo fra le sue tante qualità ha anche una caratteristica che pochi gli riconoscono: è un perfetto delatore.