Mentre l’Unione Europea sta affrontando una rivoluzione del proprio modello energetico e geopolitico, la coppia franco-tedesca, il cosiddetto “motore“, è in crisi. Raramente la Francia e la Germania sono andate così poco d’accordo. Mentre si potrebbe pensare che una crisi tra Germania e Francia possa rimettere in equilibrio le varie forze interne all’Ue, i fatti dimostrano che non appena le due nazioni si trovano in disaccordo le trattative si bloccano e la ricerca di compromessi fra Stati membri si complica.
A tre mesi dalla celebrazione del 60° anniversario del Trattato dell’Eliseo, simbolo della riconciliazione e della nascita della cooperazione franco-tedesca, sembrano esserci molti motivi di rancore e incomprensione su entrambe le sponde del Reno.
Nelle ultime settimane le tensioni si sono concentrate su questioni legate alla crisi energetica e alla politica di difesa europea, concretizzandosi in un evento senza precedenti e dal significato altamente politico: il rinvio a metà gennaio 2023 del Consiglio dei ministri franco-tedesco per discutere, come ormai è uso dal 2003, dei progetti bilaterali e delle questioni europee. Invece di recarsi al prestigioso castello di Fontainebleau (dove i turisti possono contemplare il trono di Napoleone), il 26 ottobre Scholz è rimasto a Berlino insieme ai suoi ministri.
Le tensioni in campo energetico si sono cristallizzate innanzitutto sull’approccio “cavilloso” allo scudo da 200 miliardi annunciato dal governo tedesco il 29 settembre. Quando Scholz ha annunciato questo suo “doppio colpo”, Macron non è stato l’unico a sentirsi colto di sorpresa: le capacità finanziarie della Germania rischiano infatti di distorcere la concorrenza all’interno del mercato unico.
Quest’imponente misura, che mira a sostenere le famiglie e le imprese tedesche di fronte all’impennata dei prezzi dell’energia, avrebbe potuto essere discussa in anticipo con i principali partner economici della Germania; ma, allo stesso modo, anche gli annunci francesi relativi al piano di sobrietà sono stati pensati unilateralmente, mentre si sarebbe potuto prevedere un coordinamento tra gli Stati europei per dare “sostanza” al Green Deal europeo su questo aspetto essenziale del cambiamento nei comportamenti dei nostri concittadini.
Michel Derdevet
Considerare solo questi punti di tensione significherebbe in ogni caso perdere di vista la solidarietà energetica che, di fatto, da quest’autunno è al centro delle relazioni franco-tedesche. Dal 13 ottobre, la Francia fornisce gas alla Germania, che in cambio fornisce elettricità alla Francia per compensare la sua produzione nucleare in calo. Questo accordo senza precedenti, firmato lo scorso settembre da Olaf Scholz ed Emmanuel Macron, dimostra l’interdipendenza e la visione comune delle due maggiori economie dell’Unione in questo settore essenziale.
Al di là della solidarietà a breve termine necessaria per l’inverno 2022/2023, l’Europa si trova anche di fronte all’imperativo di una rivoluzione copernicana nella politica energetica entro il 2050: aumentare la produzione di energia elettrica di circa il 35% e raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio. Questa convergenza di vedute sul Patto Verde Europeo, riaffermata questo mese da entrambi i Paesi, costituisce il campo e la prospettiva centrale del lavoro del motore franco-tedesco, al di là dei blocchi di fronte all’emergenza.
Le attuali tensioni tra Francia e Germania si esprimono anche nel campo della difesa. Quando Olaf Scholz ha deciso di destinare 100 miliardi di euro in più del bilancio federale all’esercito tedesco, la Bundeswehr, Parigi ha preso male la decisione di spendere gran parte del denaro per caccia americani e droni israeliani invece di privilegiare prodotti europei e spingere i progetti militari comuni (il carro armato di nuova generazione e l’aereo di combattimento Future combat air system, Fcas). Anche il discorso del cancelliere all’Università di Praga il 29 agosto, nel quale ha spiegato la sua visione sullo sviluppo dell’Ue, ha colpito nuovamente i partner francesi: Scholz ha proposto un nuovo sistema di difesa aerea senza neanche nominare la Francia, bensì altri 10 Paesi, dalla Svezia alla Slovacchia.
Tuttavia, anche in questo caso, esistono ancora molti campi d’azione comuni: si pensi naturalmente alla necessaria solidarietà con l’Ucraina, al meccanismo di valutazione dell’ambiente strategico europeo (Strategic Compass) o al Fondo europeo per la difesa. Soprattutto, è necessaria una convergenza di vedute sul ruolo geopolitico dell’Europa e sull’uso comune del concetto di sovranità europea, come è stato sottolineato dal Cancelliere tedesco a Praga. È su questa base che Francia, Germania e Italia possono essere il motore di una rinnovata Unione geopolitica per l’Europa nella sua interazione con le grandi potenze: gli Stati Uniti e il posto della Nato nell’architettura di sicurezza europea, la Cina e le rivalità strategiche che segnano le nostre relazioni con essa.
L’attuale impasse franco-tedesca ed il rischio di isolamento dei due maggiori Paesi dell’Unione non è una risposta sostenibile alle sfide del nostro tempo. Come nel 2008 con la crisi finanziaria, nel 2012 con il rischio di Grexit, nel 2020 con la pandemia di Covid-19, il motore franco-tedesco è il cardine della storia europea. Ieri ha potuto dimostrare la sua agilità e reattività di risposta alle sfide. Di fronte alla guerra e alle sue conseguenze, lontano da rivalità “picrocholine”, per dirla con Rabelais, è giunto il momento di creare le condizioni per un nuovo dialogo tra questi due Paesi, e proporre un percorso a lungo termine per l’Europa su tali questioni esistenziali. Ma anche per creare una nuova dinamica con i Paesi del Sud Europa, tra cui l’Italia, al fine di garantire un rilancio plurale del progetto europeo. Poniamo fine al “narcisismo delle piccole differenze” come diceva Sigmund Freud!
Traduzione di Amanda Morelli e Nicholas Teluzzi
A cura di Amélie Baasner
Michel Derdevet è presidente del think tank “Confrontations Europe” e della “Maison de l’Europe” di Parigi. Nato il 18 luglio 1960 a Béziers, è un saggista francese, ex Segretario Generale e Membro del Consiglio Direttivo di Enedis, specializzato nel tema dell’energia. È inoltre docente presso l’Institut d’Études Politiques di Parigi e il Collegio d’Europa di Bruges