John Elkann in Parlamento: "L'Italia ricopre un ruolo centrale, ma senza Stellantis l'industria dell'auto sarebbe scomparsa"

Il presidente del gruppo automobilistico in audizione alla Camera: "Per le case europee svantaggio del 40% sui cinesi". Calenda: "Manca assunzione di responsabilità". La Lega: "Parole vergognose"

È il giorno dell’audizione di John Elkann a Montecitorio. Il presidente di Stellantis si è presentato nella Sala Mappamondo di fronte alle commissioni Attività produttive e Industria di Camera e Senato per confermare gli impegni del gruppo automobilistico in Italia e rafforzare il dialogo con le istituzioni, dopo gli scontri degli ultimi mesi. “Ci siamo preparati all’audizione di oggi con grande attenzione – ha detto il presidente del gruppo italo-francese nato dalla fusione di Fiat-Chrysler e Psa – perché per noi l’Italia ricopre un ruolo centrale. Di questa nostra lunga storia, la storia della Fiat che ora è diventata Stellantis, io sono molto orgoglioso.  Non è un fatto scontato, considerato che meno dell’1% delle aziende fondate all’inizio del Novecento risultano ancora in vita”. Poi un’indicazione temporale sul prossimo amministratore delegato, che “sarà annunciato entro la prima metà dell’anno”, dopo le dimissioni di Carlos Tavares lo scorso primo dicembre.

"Quarti costruttori al mondo"

Elkann ha ricordato gli ultimi due decenni dell’azienda-simbolo del capitalismo italiano: “Oggi Stellantis è il quarto costruttore al mondo, è redditizio e fattura 157 miliardi. Con i suoi 14 marchi vende 5 milioni e mezzo di veicoli, di cui meno della metà in Europa. Vent’anni fa lottavamo per la sopravvivenza. Oggi siamo fra i primi costruttori al mondo. Di questo straordinario percorso di sviluppo, l’Italia e gli italiani hanno avuto grande merito e a tutto il Paese va la nostra gratitudine”. Poi la difesa della propria famiglia: “Molti parlavano nel 2004 della fiat come un’azienda spacciata, fallita o da nazionalizzare. Nonostante la situazione drammatica, la mia famiglia si è assunta la responsabilità di difendere l’azienda e chi ci lavorava, investendo nuove risorse e mettendo le basi per il rilancio”.

"Senza Stellantis l'auto italiana sarebbe scomparsa"

Uno dei punti più criticati del gruppo nato nel 2021 è quello di aver investito sempre meno in Italia scegliendo di delocalizzare la produzione in altri Stati, principalmente dell’Est Europa come Repubblica Ceca, Polonia o Serbia. Secondo i calcoli di Fim-Cisl, nel 2024 Stellantis ha prodotto in Italia 283.090 autovetture, il 45 per cento in meno rispetto all’anno precedente. Per trovare un dato così basso bisogna andare indietro al 1956. Lato dipendenti, poi, lo scorso anno sono stati in cassa integrazione circa 20 mila lavoratori. “Se non ci fosse oggi Stellantis non saremmo qui – ha sottolineato Elkann – perché l’auto italiana sarebbe già scomparsa da tempo, come l’informatica dopo l’Olivetti e la chimica dopo la Montedison. Questo significa che l'azienda ha difeso la produzione e l'occupazione degli stabilimenti del Paese grazie all'export dei marchi italiani, oltre alle Jeep prodotte in Basilicata, alle Dodge in Campania, ai van Citroen, Opel e Peugeot in Abruzzo e più recentemente alle Ds a Melfi”. Il 2025, ha continuato il presidente di Stellantis, “sarà un altro anno difficile. Il mercato Italia nei primi due mesi è in contrazione del 7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; dal 2026 si prevede un aumento della produzione grazie al lancio di 10 nuovi aggiornamenti di prodotto nelle fabbriche italiane i cui livelli produttivi dipenderanno dal mercato e da fattori esterni come i dazi. Pur in un momento di persistenti difficoltà del settore automotive in Europa, noi continuiamo ad investire in Italia, a Torino e nel futuro”. E sempre sul rapporto tra Italia e il gruppo, Elkann ha aggiunto: "Per ogni euro di valore creato da Stellantis, se ne generano 9 nel resto dell'economia. Stellantis ha prodotto in Italia 16,7 milioni di autovetture e veicoli commerciali, per un valore complessivo della produzione nazionale di quasi 700 miliardi di euro. Calcolando gli effetti sulla filiera e le ricadute sui consumi delle famiglie, il valore complessivo della produzione in Italia negli ultimi venti anni sale a 1.700 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 417 miliardi".

"32 miliardi di imposte in Italia"

A chi in questi mesi ha criticato il gruppo per aver spostato la sede legale ad Amsterdam, in Olanda, dove com’è noto la pressione fiscale è molto più bassa, Elkann ha risposto: “In questi 20 anni l'azienda ha pagato direttamente 14 miliardi di imposte all'erario. Se si tiene conto anche del gettito legato all'Iva e alle imposte versate per conto dei dipendenti, questo valore sale a 32,2 miliardi”. E sui fondi pubblici ricevuti dal gruppo: “La spesa per investimenti e ricerca e sviluppo in Italia è stata pari a 53 miliardi, a fronte di contributi pubblici pari a 1 miliardo: un rapporto fra dare e avere di 50 a 1. Aggiungo un dato molto importante. Stellantis nel 2024 è stato il gruppo che ha depositato più brevetti industriali in Italia. Ogni brevetto non è solo un numero, ma un passo avanti nell'innovazione tecnologica del Paese”.

"Stiamo realizzando gli impegni presi"

Poco prima che iniziasse l’audizione di Elkann a Montecitorio, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso aveva detto di aspettarsi che il presidente di Stellantis confermasse il piano Italia concordato lo scorso 16 settembre. “Al tavolo Stellantis abbiamo preso una serie di impegni nei confronti di tutti gli attori del settore dell’auto. Questi impegni li stiamo realizzando puntualmente – ha detto Elkann –. I nostri stabilimenti italiani sono e saranno dotati di tutte le piattaforme multi-energia di Stellantis per la produzione di autovetture: Stla Small, Medium e Large, quest'ultime due già operative a Melfi e Cassino. Ad Atessa è installata una piattaforma dedicata ai veicoli commerciali leggeri. Questi investimenti permetteranno agli stabilimenti italiani la massima flessibilità per poter produrre la più ampia gamma di modelli”.

"Svantaggio del 40 per cento sui cinesi"

Poi Elkann si è concentrato sulle misure europee dedicate al comparto automobilistico: “Le modifiche al regolamento CO2 annunciate due settimane fa dalla Commissione Europea vanno nella direzione di posticipare gli oneri a carico dei costruttori che non riescono a rispettare gli obiettivi nel breve termine. Si tratta tuttavia di interventi di corto respiro – ha sottolineato – che non riescono a rispettare gli obiettivi nel breve termine. Auspichiamo di trovare il punto di sintesi capace di conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale”. Il piano europeo “di mettere a disposizione 1,8 miliardi di euro” per “produrre batterie a livello europeo è uno sforzo iniziale ma non sufficiente a colmare il divario con la Cina”. La competizione con Pechino è uno dei temi centrali che il settore automobilistico, e Stellantis, si trova ad affrontare: “I produttori automobilistici europei stanno affrontando uno svantaggio strutturale rispetto ai loro concorrenti cinesi, pari al 40% del costo manifatturiero complessivo. In particolare, i prezzi dell'energia di paesi produttori di auto europei risultano 5 volte più alti di quelli cinesi”, ha sostenuto Elkann, secondo cui “l’Europa dovrebbe far scendere i prezzi dell’energia a valori competitivi globali e di mantenerli a livelli costanti e prevedibili”.

Le reazioni politiche

Dopo le parole di Elkann è stato il turno della replica dei partiti. La segretaria del Pd Elly Schlein si augura "che gli impegni presi e illustrati oggi in questa sede siano rispettati". Per questo, ha aggiunto, "vigileremo con grande attenzione settimana per settimana", e ha aggiunto che Stellantis "ha il dovere di assunzione di responsabilità verso il presente, il futuro, i dipendenti, verso i territori e verso l'intero sistema Paese". "Mi manca nella sua ricostruzione - ha attaccato Carlo Calenda - se lei ha mai commesso un errore". Manca, ha aggiunto, "un'assunzione di responsabilità. Quest'anno simo arrivati ai minimi di produzione". Angelo Bonelli di Avs ha chiesto al presidente di Stellantis "una parola chiara in termini occupazionali, anche per quanto riguarda la cassa integrazione e la pianificazione della prospettiva futura". Parole forti dalla Lega che, in una nota, ha attaccato Elkann: "Le parole di John Elkann sono l'ennesima, vergognosa presa in giro: il suo gruppo è cresciuto grazie ai soldi degli italiani. Italiani che poi ha licenziato per investire e assumere all'estero".

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