Mobilità
22 agosto, 2025Il marchio americano arranca in Europa, con la sola eccezione del Paese scandinavo. A incidere, oltre alla concorrenza cinese, sono le posizioni politiche del patron Elon Musk
La Tesla sta perdendo il mercato europeo e quello britannico, ma la Norvegia lo salverà. Estremizziamo, essendo stato l’anno scorso un mercato da poco meno di 130 mila auto nuove immatricolate di cui solo il 3% benzina o diesel. Ma nel Paese dove le vendite di auto elettriche sono oltre il 90% (e quasi il 100% se elettrificate), i modelli di Elon Musk sono aumentati del 24%, il Suv la Y la più venduta di tutte. Di questi tempi, magri per l’auto mondiale fra mercato elettrico in salita e dazi trumpiani che riducono i profitti di tutti i costruttori (quando ci sono), non si butta niente.
In Gran Bretagna valore dimezzato in appena sei mesi
L’anomalia norvegese di Tesla è stridente se si considera che nei primi sei mesi dell’anno in Europa il marchio americano ha perso il 33,2% e il 43,7% nell’Unione europea, mentre in Gran Bretagna – dove l’auto elettrica continua a vendersi meglio che altrove sul vecchio continente – per una Tesla in leasing si pagherebbe oggi quasi la metà del costo dell’anno scorso per lo stesso modello, secondo i conti del Times. In molti hanno abbandonato il costruttore americano. Sia chi considera non aggiornate le sue auto a fronte di una concorrenza soprattutto cinese più fresca e tecnicamente intrigante, sia per effetto del sostegno di Musk all’estrema destra mondiale e alla tedesca Afd in particolare, con rigurgiti di nazismo.
Gli effetti della politica sulla Tesla
L’amore dei norvegesi per Tesla è antico, ma si sa, nulla è per sempre. La Norvegia è stato il primo paese europeo a importare nel 2013 la Model S, l’ammiraglia del marchio, e sempre il primo paese fuori dal Nordamerica a ospitare la rete veloce di ricarica del costruttore, la Supercharger. In un sondaggio recente tra i proprietari di Tesla, il 40% degli interpellati ha però risposto che le posizioni politiche di Musk danneggiano la reputazione del brand. Il primo ministro norvegese (laburista) Jonas Gahr Støre ha criticato le ingerenze di Musk nelle questioni politiche di altri Paesi: “Se dovesse succedere qui, mi auguro che il panorama politico prenda subito le distanze”.
Non dovrebbe succedere, benché in Norvegia non manchino piccoli gruppi di estrema destra ispirati al partito fascista di Vidkun Quisling, collaborazionista dei nazisti (da cui “quisling” diventato sinonimo di traditore anche fuori dal Paese).
Attenzione ai fondi
A colpire nel portafoglio Musk è stato tuttavia il fondo sovrano norvegese, il Norges Bank Investment Management, azionista con quasi l’1% di Tesla, che si è opposto al pagamento del compenso monstre per Musk di quasi 56 miliardi di dollari, poi bloccato da un giudice statunitense. Non è vendendo più auto in Norvegia che si rifarà, ma un mercato in controtendenza è pur sempre una speranza.
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