Nei prossimi giorni non sarà facile per il popolo pakistano accettare senza protestare il fatto che gli americani abbiano condotto nel loro territorio e, per di più, ad insaputa del governo, la più grande operazione di anti-terrorismo degli ultimi anni. Nei talk show delle tivù locali analisti e giornalisti sono già scatenati. «Come si sono permessi gli americani di violare la nostra sovranità nazionale», si domandano. Da anni gli Stati Uniti collaborano con l'esercito pakistano per stanare i militanti di al-Qaida nelle zone tribali (e non solo) del Paese. Gli attacchi dei droni Usa non sono un mistero per nessuno, e sono stati tollerati dalla fetta liberale e moderata della popolazione in nome della lotta contro al-Qaeda.
Ma il governo non ha mai ammesso che alcune operazioni siano condotte da forze speciali americane in piena autonomia. L'uccisione di Obama bin-Laden in un edificio a pochi metri dall'accademia più prestigiosa del Paese e a soli 90 chilometri dalla capitale, senza l'ausilio delle forze militari pakistane, di cui evidentemente gli Usa temevano l'affidabilità, ha trasformato i sospetti di molti in certezze. È apparsa chiara la pervasività del lavoro dell'intelligence americana nel Paese tanto che molti analisti sono ormai restii ad escludere una saltuaria presenza militare Usa in territorio pakistano.
Non solo. È apparso ormai chiaro a tutti che i servizi segreti nazionali non sono affidabili. Se sapevano del nascondiglio di bin-Laden come mai non hanno agito in autonomia prevenendo gli americani? E se davvero non ne erano a conoscenza, nonostante il terrorista si trovasse proprio sotto il loro naso, come possono dire di potere garantire la sicurezza dei propri cittadini?
La cattura di Osama bin Laden peraltro avviene in uno dei momenti più delicati per la relazione tra Stati Uniti e Pakistan. Lo scorso febbraio Raymond Davis, un americano più tardi riconosciuto come uno dei leader dell'Intelligence americana in Pakistan, è stato catturato dalle forze di polizia pakistane dopo uno scontro a fuoco in cui sono morte due persone. La sua liberazione dal carcere di Lahore, un mese più tardi, ha scatenato le ire dei fondamentalisti religiosi e dato fuoco all'anti-americanismo in nome dell'ingerenza impropria in affari interni. Ma ora che appare sempre più chiaro il motivo della massiccia presenza dell'Intelligence americana in Pakistan, è lecito chiedersi se sarebbe stato possibile catturare Bin Laden senza un intervento diretto americano. E forse nelle prossime settimane dovrà essere il governo pakistano a porsi questa stessa domanda, cominciando a fare seriamente i conti con se stesso e il futuro del suo popolo.