Intervista al politologo tedesco che spiega i motivi che hanno portato alla tragedia di Oslo. E ricostruisce la fitta rete di contatti che dal terrorismo scandinavo riporta alla fucina del movimento neonazista in Germania

"Liberarsi una volta per tutte dalle azioni terroristiche d'estrema destra è solo un'illusione". Parole di Jan Schedler, autore del recente "Neonazismus in Bewegung" (Neonazismo in movimento), uno dei più accreditati esperti sul tema in Germania, dove il politologo insegna alla facoltà di Bochum. Schedler ricostruisce per "l'Espresso" i motivi che hanno portato alla tragedia di Oslo. E la fitta rete di contatti che dal terrorismo scandinavo riporta alla fucina del movimento neonazista in Germania, "vero motore ideologico dell'onda estremista".

Partiamo da Oslo. C'è una logica in questo osceno atto terroristico?
"Purtroppo sì. Il terrorista ha voluto colpire la centrale della politica socialdemocratica. Poi nel campeggio ha puntato a quelli che, nella sua prospettiva razzista, sono i risultati della società multi-culturale aperta a influssi diversi, come l'Islam. Oggi il neonazismo è un razzismo che semina odio contro ciò che è straniero, o diverso da una sedicente identità nazionale o che indebolisce l'uomo forte del Nord".

È diffuso il neonazismo in Scandinavia?
"In Norvegia non e così forte perché i partiti di destra sono riusciti a contenere la deriva estremista. In Svezia è cresciuta una più radicale scena neonazista. Collegato sia con gruppi danesi sia americani, il neonazismo svedese è stato il primo a ricorrere alle armi e a sviluppare strategie terroristiche, rapine ed attentati contro forze dell'ordine e sindacalisti".

Dalla Scandinavia alcune piste portano ad Amburgo: c'è una rete di contatti al Nord?
"C'è una rete molto fitta: l'internazionale del neonazismo. I neonazisti tedeschi hanno sempre considerato Danimarca e Svezia luoghi privilegiati. In Danimarca i neonazi possono sfilare con le svastiche. Molto materiale di propaganda, dagli opuscoli ai Cd, è prodotto in Svezia. E una volta l'anno il vertice della "Szene neonazi" si raduna presso Stoccolma. La Scandinavia è da oltre un decennio la cassa di risonanza del movimento".

Ma il fulcro ideologico è in Germania?
"Sì. In Svezia il neonazista è ancora vestito in giacca e cravatta. In Germania ha clonato molti aspetti di linguaggio, musica e moda giovanili. In Svezia l'estrema destra si è radicalizzata in forme terroristiche. Ma è in Germania che il neonazismo, sia con la Npd (il Partito nazional-popolare) sia con le più sciolte "Kameradschaften", è diventato fenomeno di massa. L'ideologia è made in Germany; in Scandinavia c'è il braccio terrorista".

Odio xenofobo, anti-islamismo e distruzione della società multiculturale: è il cocktail della nuova Ideologia?
"Sì, nei Paesi scandinavi però la Crociata contro lo spettro dell'Islam è molto più accentuata. Nelle pagine con cui motiva l'attentato, Anders Behring Breivnik si identfica col Cavaliere Nero in lotta contro orde marxiste e l'invasore islamico. E chi non conduce la lotta contro il Male merita, come traditore ai suoi occhi, la morte".

Quanto contano, per i naziskin d'Europa, i movimenti neonazisti negli Usa?
"Le pagine di Breivnik mostrano che i contatti tra neonazisti sono reali. Tramite blog e siti web anche un Lone Wolf come lui trova tutte le informazioni per affastellare il suo puzzle razzista".

Internet favorisce la diffusione del virus?
"Come motore anonimo e gratis di ricerca, la Rete ha favorito il movimento".

Che differenze ci sono tra i movimenti del Nord e quelli dell'Est Europa?
"La differenza più evidente è che al Centro e Nord Europa punta il suo odio contro i flussi migratori; mentre i neonazisti nell'Europa dell'Est attaccano le proprie minoranze etniche. Nonostante queste differenze, i tedeschi hanno molti contatti con gruppi affini ungheresi e polacchi".

Perché in società ricche come quelle scandinave monta l'onda neonazista?
"In Olanda, Danimarca o Svezia i partiti di destra hanno avuto successi alimentando le paure del crollo sociale ed economico. Le stesse paure, più le fobie contro gli stranieri, sono la grancassa su cui battono i neonazi: un recente studio in Germania dimostra che persino fra lavoratori iscritti ai sindacati attecchiscono ideologie di estrema destra. La paura di perdere lo status è la chiave dell'estrema destra".

La tradizione tollerante socialdemocratica non funziona più da antidoto?
"I partiti socialdemocratici hanno perso le loro basi sociali. E il problema degli stranieri e dei loro costumi è onnipresente nei media. È l'isteria con cui vengono affrontati questi problemi che può alimentare la deriva verso l'ideologia estremista".