Pubblicità
Mondo
ottobre, 2014

Nient alcol dove cresce l'Islam

Nel paese nordafricano, che pure è un buon produttore di vino, il consumo di bevande alcoliche è calato drasticamente. Perché i grandi supermercati hanno smesso di venderlo. Seguendo i dettai del nuovo governo dell'islamista moderato Abdel-Ilah Benkiran

La crescita dell’islamismo in Marocco si vede dalla bottiglia, che non si vende. L’acquisto di alcolici nei primi sei mesi del 2014 è caduto in picchiata: meno 18 per cento. Una riduzione storica e che è da addebitarsi in primo luogo all’aumento dell’imposizione fiscale voluto dal governo dell’islamista moderato Abdel-Ilah Benkiran.

Tiene la birra, - 3,6 per cento, cedono ma si salvano i superalcolici, - 10,9, mentre è un’ecatombe per il vino, - 46,14, che pure vanta nel Paese una produzione più che interessante, ben 40 milioni di bottiglie all’anno. Si produce ma non si vende, e si venderà sempre meno. Dal primo luglio la catena di ipermercati Marjane, la più importante del Paese con le sue 32 grandi superfici, ha deciso di bandire dagli scaffali tutti i tipi di alcolici.

«Per favorire la presenza delle grandi famiglie», giura il consigliere delegato Mohamed Amrani, senza voler riconoscere ragioni religiose. Marjane vendeva il 50 per cento di birra e vino di tutto il Marocco, ora ha preferito seguire il cammino segnato dai supermercati Aswak Assalam, astemi da quando nel loro capitale è entrata una multinazionale saudita. Ma Marjane è di proprietà di una holding, Sni, controllata dalla famiglia reale, che così blandisce il governo Benkiran.
 

L'edicola

La pace al ribasso può segnare la fine dell'Europa

Esclusa dai negoziati, per contare deve essere davvero un’Unione di Stati con una sola voce

Pubblicità