
Diversi istituti di studi politici e l’opposizione di centro-sinistra sottolineano con preoccupazione la crescita realizzata da questo partito che ha sostituito il preesistente Miep (Partito della Giustizia ?e della Vita Ungherese) alla guida delle istanze nazionali più estreme.
Nato nel 2003 e caratterizzato da una composizione più giovanile e dinamica di quella del suo predecessore, Jobbik risulta essere particolarmente popolare nelle zone fuori Budapest, nelle regioni più depresse del Paese i cui abitanti si sentono finalmente rappresentati da un partito che, dicono, si occupa concretamente dei loro problemi.
Inoltre, secondo recenti indagini, non è irrilevante il favore di cui questa formazione godrebbe presso l’elettorato giovanile, parte del quale vede in essa una possibilità di rinnovamento politico e culturale del Paese. Jobbik esprime apertamente la sua contrarietà alla presenza dell’Ungheria nell’Unione europea e critica l’esecutivo per aver imbrogliato i suoi elettori.
Secondo il partito guidato da Gábor Vona quello attuale è un governo di banche che non ha restituito il Paese agli ungheresi come aveva promesso e che non può essere considerato il vero difensore degli interessi nazionali. I Rom, che non considera ungheresi, non solo mettono a rischio la sicurezza dei cittadini delle campagne ma sottraggono loro anche il lavoro. Gli ebrei poi non sono persone a cui stiano veramente a cuore i destini del Paese.
L’anno scorso un busto dell’ammiraglio Miklós Horthy, che nel periodo compreso fra il 1920 e il 1944 è stato a capo di un regime alleato della Germania nazista, ?è stato posto all’ingresso della chiesa protestante di Budapest alla presenza ?di diversi membri del partito. Márton Gyöngyösi, capogruppo di Jobbik al Parlamento ungherese, lo ha definito pubblicamente “un eroe nazionale”.