Nel giorno in cui il Brasile si è fermato per il primo ciak della Coppa del Mondo anche le prostitute di Vila Mimosa, la cittadella-bordello più grande e più squallida di Rio, hanno sospeso le attività e si sono incollate davanti ai televisori. Divorandosi le maratone dei servizi che, prima del calcio d'avvio, hanno sviscerato come in un interminabile telenovela tutti i risvolti della sfida della Nazionale brasiliana con la minuscola Croazia. Sgranando gli occhi nello scoprire che la squadra avversaria rappresentava un paese di neanche cinque milioni di abitanti, meno della metà della popolazione di Rio, meno di un quarto di quella di San Paolo. Il business a luci rosse per 24 ore è stato oscurato dalla spasmodica attenzione con cui tutto il paese ha seguito la marcia di avvicinamento alla cerimonia inaugurale.
Ma già da qualche giorno il fatturato della prostituzione destava fra le lucciole qualche preoccupazione. Gli introiti erano al di sotto delle aspettative. Tutti gli sforzi di aggiornamento professionale (corsi di idiomi e di costumi stranieri per adeguarsi alle esigenze della clientela internazionale) sembravano vani.
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L'allarme è stato lanciato da un gruppo di ascolto di Niteroi: la maggior parte dei tifosi maschi che arrivano da altri paesi si portano al seguito moglie e figli. Il turismo della Coppa del Mondo è di carattere familiare e non lascia grande spazio alle evasioni sessuali. Un fenomeno che si sarebbe già registrato quattro anni fa in Sud Africa e otto anni fa in Germania. La possibilità di invertire la rotta è appesa ora prevalentemente ai risultati del Brasile. Una serie di successi scatenerebbe un’atmosfera di Carnevale fuori stagione che indurrebbe la clientela locale a abbandonarsi più facilmente ai piaceri dell’eros.
In tutte le metropoli brasiliane la realtà della prostituzione è molto variegata. Si va dai minuscoli appartamenti del centro che occupano interi stabili, dove i maschi si rilassano a prezzi modici durante le pause-pranzo, a equivoche discoteche con loculi spartani che circondano le piste da ballo. Per la clientela più esigente, a parte luniverso delle escort di lusso che come ovunque si reclamizzano sul web, ci sono le terme: pudica definizione (giustificata da una serie di trattamenti salutistici) per mascherare la vera natura del locale e aggirare la legge che vieta lo sfruttamento della prostituzione. Alcune garotas de programa (si chiamano così le lucciole in Brasile) adescano anche per strada. A Rio, la notte, dopo la chiusura dello storico Help (la discoteca di riferimento per tutte le lavoratrici del sesso) sono molto attive nei baretti dellAvenida Atlantica e convenzionate con una serie di alberghetti di Copacabana.
Vila Mimosa è un universo a parte. E’ una cittadella a forma di quadrato, non lontana dal Maracanà, che dal 1996 occupa uno spazio di 2500 metri quadri. Un groviglio di baracche a due piani che evoca sensazioni da inferno dantesco. Sulle stradine maleodoranti per l’odore permanente di urina (i clienti sono grandi consumatori di birra) si affacciano desolanti bar illuminati da pacchiane luci al neon e con musica ad alto volume, sex shops, negozietti di lingerie, profumi, cianfrusaglie. Aperti 16 ore al giorno in un’atmosfera da suk. Le prostitute (un esercito di professioniste non più tanto giovani) si aggirano seminude per i vicoli alternandosi lungo tutto il corso della giornata. Quando adescano raggiungono le alcove ai secondi piani degli edifici fatiscenti. Modiche le tariffe: sui venti-trenta reals (neanche dieci euro). E’ vietata la prostituzione omosessuale e dei trans. Si calcola che nelle serate di week end transitino per Vila Mimosa quasi cinque mila persone (non solo clienti, anche semplici curiosi). Il giro di affari mensile ammonterebbe a 400 mila euro.
Un microcosmo del sesso sordido ma sicuro. La vigilanza è garantita da gorilla nel libro paga dei padroni dei bordelli, legati in molti casi alla malavita. Le risse vengono sedate con metodi rudi. I boss non vogliono rogne. Vila Mimosa è un posto per gente dallo stomaco forte ma non violenta.