Nata dal basso a sinistra, la nuova formazione sta facendo esplodere il sistema politico spagnolo, dagli anni 80 anchilosato sull’alternanza socialisti-popolari

Pablo Iglesias, leader di Podemos
Da zero a sfiorare, stando ai sondaggi, il 30 per cento di consensi. E nel breve volgere di un anno. Una progressione, quella di Podemos, che sta facendo esplodere il sistema politico spagnolo, dagli anni 80 anchilosato sull’alternanza socialisti-popolari. Podemos nasce dal basso a sinistra cavalcando l’indignazione popolare per le ricette anti-crisi e per una corruzione ormai endemica e oggi scippa voti a tutti, oltre a pescare a piene mani tra chi disertava le urne. I sondaggi indicano che la formazione di Pablo Iglesias, da mesi ormai stabilmente oltre il 25 per cento, ha raggiunto a gennario un picco del 28,2, 5 punti sopra i socialisti del Psoe e 9 sopra i popolari.

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L’idea di tradurre il malcontento sollevato dal 15M (la sigla che in Spagna indica il movimento degli indignati) in partito politico e quindi in milioni di voti frulla per la testa nell’autunno 2013 a Iglesias. «In situazioni eccezionali la gente decente deve fare qualcosa di più che parlare, deve compromettersi», una delle sue frasi preferite. Si passa all’azione. Il 17 gennaio 2014 nel Teatro di Lavapiés, quartiere multietnico del centro, pieno come una pentola a pressione, Iglesias assieme ad alcuni colleghi, sindacalisti e membri di Izquierda Anticapitalista lancia un manifesto, “Mover Fichas”, muovere tasselli, 10 punti programmatici: dal reddito minimo allo stop agli sfratti, dalle 35 ore alla pensione a 60 anni, dalla ristrutturazione del debito alla nazionalizzazione di imprese strategiche, dal diritto alla salute alla protezione dell’aborto. «Se raccogliamo 50 mila firme in due settimane», prometteva allora Iglesias, ?«si andrà avanti con il progetto, obiettivo Strasburgo». Le raccolgono in 48 ore.

Nascono circoli territoriali, oltre 1.000 e non solo in Spagna, ma anche Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Berlino, Tokyo, Città del Messico, e settoriali, sul problema casa, salute, lavoro... Ci si lancia nel crowdfunding, si selezionano i candidati con le più grandi primarie on-line fino ad ora organizzate al mondo. Podemos, accreditata dai sondaggi di un seggio a Strasburgo, raccoglie il 25 maggio scorso 1,25 milioni di voti e 5 eurodeputati, il 7,98 per cento, quarto partito del Paese. La sua campagna elettorale, costata 150 mila euro, viene giudicata dagli spagnoli come la più efficace.

Al Parlamento europeo i 5 si fanno subito notare, anche nei modi. A fronte di uno stipendio di 6.400 euro se ne mettono in tasca 1.935, pari a 3 volte il salario minimo spagnolo, il resto va a finanziare iniziative politiche e sociali. Viaggiano in low cost, prendono hotel fuori dal centro di Strasburgo (dove raddoppiano i prezzi per le sessioni plenarie) e coabitano a Bruxelles.

A fine ottobre Podemos si da una struttura con un congresso nel palasport di Vistalegre (Madrid): il gruppo di Iglesias fa man bassa dei posti direttivi superando i critici raccolti intorno a Pablo Echenique e Teresa Rodriguez, altri due eurodeputati. La linea vincente detta che il partito non si presenterà alle prossime elezioni locali del 24 maggio «per non bruciare il marchio Podemos», vista la difficoltà a selezionare tanti candidati per gli 8 mila comuni del Paese, ma opterà invece per una sua lista alle regionali che si terranno in contemporanea. Alle municipali Podemos farà confluire il suo ormai strabiliante bacino elettorale su alcune liste di “unità popolare”, come Guanyem a Barcellona, che sosterrà Ada Colau, ex leader del movimento anti-sfratto. Il passo successivo sono le politiche di novembre in cui, vada come vada, Podemos spariglierà comunque le carte dell’alternanza PSOE-PP presentandosi come l’unica opzione per il cambiamento.

I detrattori dipingono Iglesias come una specie di manipolatore alla Grillo, ma ?con la faccia da Hugo Chavez (frutto delle sue simpatie bolivariane e del lavoro svolto come consulente del governo venezuelano) e il suo partito come un mix di populismo ?e movimentismo. Per l’establishment un incubo. Un incubo, però, su cui stanno scommettendo milioni di spagnoli mentre ?il partito va già rivedendo alcune posizioni, soprattutto in ambito economico, per ampliare il bacino elettorale: Pablo Iglesias studia da premier.