«Sfilare al Carnevale è stato come vincere il Premio Nobel per la Pace». Parole di Tom Jobim, uno dei principali esponenti della musica popolare brasiliana. Dichiarazioni che, in qualsiasi altra parte del mondo, potrebbero sembrare blasfeme. Non in Brasile, non a Rio de Janeiro, dove il Carnevale rappresenta l'apice della sacralità, più del calcio, più del Cristo Redentore che abbraccia la città dall'alto del Corcovado.
Per molti, carioca (come sono chiamati gli abitanti di Rio de Janeiro, ndr) e non, è «lo show più bello della terra». Senza contare la portata economica dell'evento, che, ogni anno, solo per quanto riguarda gli introiti turistici, movimenta 1,5 miliardi di reais (circa 500 milioni di euro). Dollaro più, dollaro meno in linea con il Super Bowl americano, ma con migliaia di colori, suoni e fantasie in più. Anche quest'anno le entrate per accedere al Sambodromo sono state polverizzate in meno di due ore. Circa 150mila biglietti venduti per i due giorni di sfilata con prezzi tra 30 e 100 euro, senza considerare gli ambitissimi palchi, dove per assistere allo show possono servire tra i 1000 e i 5mila euro.
[[ge:rep-locali:espresso:285145578]]Non importa lo stallo dell'economia del Paese, meno ancora gli scandali di corruzione che stanno azzerando le alte cariche nelle principali aziende pubbliche, tutta l'attenzione è sul Sambodromo. Settecento metri di pista, 12 scuole di samba, con 90 minuti ciascuna per mostrare tutto il loro splendore attraverso i 7 carri allegorici che raffigurano il tema scelto.
Una sfilata che alle spalle ha 11 mesi di preparazione. Un lavoro senza sosta che inizia un mese dopo il carnevale, che coinvolge circa 4mila persone per ogni scuola. Sarti, lavoranti, ballerini, un emisfero che prima di esplodere nella sinfonia di colori, si nasconde nella Cidade do Samba (Città del Samba), un'area di 95mila metri quadrati nella zona portuale di Rio de Janeiro.
Il Carnevale con il passare del tempo ha perso la genuinità di una festa popolare, per trasformarsi in uno show curato nei minimi dettagli. «Per una sfilata di valore oggi si arriva a spendere intorno ai 15 milioni di reais (circa 5 milioni di euro)» - spiega a L'Espresso, Junior Chao, direttore artistico della Mangueira, una delle più antiche scuole di samba di Rio de Janeiro - «se il budget non arriva almeno intorno agli 8/9 milioni di reais (circa 3 milioni di euro) è impossibile vincere il titolo».
Tutti hanno un ruolo specifico. Dai giovani che colorano le fantasie per 300 euro al mese, lavorando 12 ore al giorno in baracconi di lamiera a 50 gradi; alla regina di batteria, la madrina della scuola che tra forme, luccichii e passi di samba attira su di sé gli occhi degli uomini di mezzo mondo. Un momento unico su cui può valer la pena investire fino a 300mila reais (circa 100mila euro).
Ma chi finanzia l'immenso show? È tutto lecito dietro questo grande business? I biglietti venduti al pubblico, i diritti televisivi pagati per avere l'esclusiva della trasmissione delle sfilate dalla Tv Globo, i fondi pubblici ricevuti dal comune, dalla prefettura e dallo Stato di Rio de Janeiro. A questo vanno aggiunte le sponsorizzazioni private. Grandi marchi nazionali ed internazionali. Denaro sufficiente per allestire lo show, ma non per finanziare le scuole di samba, anche per un evidente conflitto d'interessi.
E allora ecco venire in soccorso i bicheiros, una figura esclusiva dell'ampio sottobosco malavitoso della Città Meravigliosa (ndr Rio de Janeiro). Prendono il nome dal business che gestiscono, il jogo do bicho (gioco dell'animale). Un apparato di scommesse clandestine presente in quasi tutti gli angoli della città. Un gioco rudimentale dove per vincere bisogna abbinare un animale ad un numero, eppur popolarissimo, secondo solo alla lotteria nazionale.
Un reato considerato di bassa scala, tanto da essere punito dalla giustizia brasiliana con una semplice contravvenzione, ma alle cui spalle si nascondono crimini ben peggiori. È amministrato da circa 10 famiglie di Rio de Janeiro, che, recentemente, hanno preso in gestione anche le slot machine nei bar. «Una famiglia piccola può guadagnare fino 2,5 milioni di reais a settimana (circa 8 milioni di euro)» - spiega a L'Espresso, Josè Claudio Alves, professore di Sociologia all'Università federale di Rio de Janeiro e massimo esperto di criminalità nella città carioca - «il volume di denaro complessivo si aggira intorno ai 300 milioni di reais al mese (circa 100 milioni di euro)». «Con questi soldi comprano tutto: giudici, avvocati, comandanti di polizia (20mila euro al mese)» - afferma Alves - «è una rete molto grande di cui beneficia anche lo Stato, motivo per cui non viene aumentata la pena». In quale forma? «A metà degli anni '90, durante un'operazione di polizia abbiamo trovato dei quaderni dove erano segnalati tutti i pagamenti fatti da Castor de Andrade (ndr uno dei primi bicheiros)» - svela Carlos Biscaia, uno dei pochi procuratori che hanno investigato sulla mafia del jogo do bicho in Brasile - «venivano pagati (6mila euro circa) persino i comizi elettorali di candidati alla Presidenza della Repubblica». Una strategia per far vincere i loro uomini e poter agire indisturbati in futuro. A questo andava aggiunto il rispetto della comunità.
E allora la decisione di investire su quello che più ama la gente a Rio: il Carnevale. Un modo per far felice il popolo e lavare denaro sporco. Secondo il prof. Alves, nel periodo 1984-2005 tutte le scuole che hanno vinto avevano alle spalle l'appoggio dei bicheiros. Un'accusa che getta discredito anche sulla neutralità dei 36 giurati, chiamati a eleggere il vincitore. Proprio quest'anno la LIESA, l'associazione delle scuole di samba, ha deciso di sostituirne 13, dopo le lamentele della Beija Flor, non una scuola di samba qualsiasi, ma quella di proprietà di Aniz Abraão David, uno dei bicheiros più influenti a Rio de Janeiro.
Ancor più inquietante pensare che, nel 2012, l'ex presidente della LIESA, e lo stesso Aniz David, sono stati entrambi condannati per associazione a delinquere e corruzione. Una connessione radicata confermata, senza troppe remore, a L'Espresso, anche dal nuovo presidente dell'associazione delle scuole di samba, «il jogo do bicho è sempre stato legato al Carnevale, ma non lo ha mai pregiudicato, anzi lo ha sempre favorito tramite grandi investimenti».
E la gente ringrazia, tanto da omaggiare i bicheiros addirittura nelle allegorie presentate durante la sfilata. Una catena così ben oliata da permettersi di uscire allo scoperto, data la normale accettazione di tutte le parti in causa. Ma il Carnevale è la più grande festa popolare al mondo, che per due giorni unisce ricchi e poveri, entrambi con l'obiettivo di estremo divertimento. E allora ecco che i tentacoli del potentissimo narcotraffico carioca scendono sul Sambodromo per piazzare chili di cocaina. «Nel periodo preparatorio al Carnevale il traffico di droga aumenta» - spiega a L'Espresso Carlos Biscaia, ex procuratore generale della Repubblica, scampato ad un attentato proprio per le sue indagini sulle relazioni tra scuole di samba e mafia del jogo do bixo - «il narcotraffico utilizza le strutture dei bicheiros per piazzare dosi sul mercato e all'interno delle scuole di samba dove molte persone ne fanno uso». Proprio recentemente una ballerina della Beija Flor è stata trovata morta e, secondo le prime indagini, il decesso sembrerebbe legato ad un regolamento di conti legato al traffico di droga. Ma una volta terminato il Carnevale ognuno torna al proprio business. «Al contrario del narcotraffico la mafia del jogo do bixo non ha dispute interne, evita di esporsi con la violenza» - racconta a L'Espresso, Vera Araujo, giornalista d'inchiesta di O Globo, il principale quotidiano di Rio de Janeiro - «ha una struttura familiare molto organizzata, simile alla mafia siciliana». Forse aveva ragione Tom Jobim, cantando che «il Carnevale è una dolce illusione racchiusa in una apoteosi di colore».