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Strauss-Kahn e le donne: i segreti del processo

di Alessandra Bianchi   27 febbraio 2015

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Dsk con l'ultima compagna ufficiale, Myriam L'Aouffir, nel 2013

Libertino. Un po’ sadico. Sfrontato. ?Il suo rapporto col sesso nelle parole di vittime e amanti. Dette al processo in cui Dsk va verso l’assoluzione

Dsk con l'ultima compagna ufficiale, Myriam L'Aouffir, nel 2013
Ho una sessualità più rude della media. Ad alcune donne piace, ad altre no. Firmato DSK: tre lettere che nel mondo suonano come garanzia di scandali sessuali, particolari scabrosi, una sorta di boudoir pubblico e che mette ormai in secondo piano la statura del politico e del fine economista che è.

Dopo tre settimane di processo a Lilla, è stata la stessa accusa a chiedere il proscioglimento per mancanza di prove per Dominique Strauss-Kahn, accusato di sfruttamento di prostituzione aggravata insieme ad altre 13 persone. Sentenza il 12 giugno (pena massima 10 anni e 1,5 milioni di euro di multa).

Il processo ha attirato folle di curiosi e giornalisti: 340 gli accreditati con folta rappresentanza della stampa estera. Perché il contesto era intrigante: nel 2009 DSK avrebbe organizzato festini al Carlton di Lilla e in altre città, pagando le prostitute che vi prendevano parte. E anche nel nuovo “Charlie Hebdo”, uscito il 25 febbraio, c’è posto per l’ex direttore del Fondo monetario internazionale. Come ha riconosciuto con un sorriso il nuovo capo della redazione Gérard Biard, «per fortuna che abbiamo DSK», a cui in passato peraltro il settimanale satirico aveva dedicato anche delle copertine.

Dsk con l'ex moglie (la terza) Anne Sinclair
Il processo è stato una sorta di viaggio nel libertinismo di un Paese che si è sempre vantato delle libertà sessuali e della sua curiosità in materia. Quasi una prova pubblica per verificare se sono cambiate la morale e un’antica attitudine. Tanto che uno degli avvocati di DSK ha commentato: «Il dibattimento ha trasformato in voyeurs 60 milioni di francesi». Gli ingredienti c’erano tutti: la parola di Dominique Strauss-Kahn contro quella di due ex squillo, Mounia e Jade, che si sono costituite parti civili. Lui sostiene: «Non sapevo fossero prostitute, per me erano libertine». Loro ribattono: «Lo sapeva eccome». Aggiunge Jade: «È un uomo intelligente e colto. Vuole farsi passare per un ingenuo ma non è così».

Il processo è stato anche il compendio di un ideale capitolo di un libro dal titolo “Dsk e le donne”. Più reale di “50 sfumature”, con l’ex (?) potente caduto in disgrazia si è entrati in un mondo di sesso scambista, crudo, senza limiti e confini. DSK, uomo indecifrabile e allo stesso tempo prevedibile, sornione e quasi un po’ annoiato durante le lunghe ore d’aula nell’assumere quel ruolo che forse molti uomini gli invidiano e molte donne gli contestano. Nulla a che vedere con l’uomo che a Manhattan, il 14 maggio del 2011, usciva tranquillo e sorridente dal Sofitel ed entrava smarrito e ammanettato in un incubo dove non c’era più posto per i sogni presidenziali del 2012.

Molte donne sono sicuramente d’accordo con Mounia e Jade, dai movimenti femministi alle “Femen” che hanno sfidato il freddo di Lilla per far sapere a DSK cosa pensano di lui gettandosi sulla sua berlina il giorno della prima udienza. Strauss-Kahn fa discutere, divide, lascia il segno: all’improvviso, dopo lo scandalo del Sofitel di New York sembrava che tutti i salotti e, soprattutto, le stanze di Parigi avessero qualcosa da raccontare su di lui di più o meno sordido, lascivo, segreto.

“DSK e le donne”, del resto, è una lunga, una lunghissima storia. Lui è un “homme à femme”, nella versione più genuina della geniale espressione francese. Ma come lo è? È questo il vero punto che scuote l’opinione pubblica. Non gli si perdona nulla ma lo si invidia. Lui si difende ammettendo: «Per me certi momenti sono una festa, una ricreazione. Il libertinismo è il sesso per il piacere del sesso». Senza tanti fronzoli e tenerezze. Un moderno Sade di cui DSK pare sposare il credo espresso ne “La filosofia del boudoir” quando il marchese invita i libertini a “sacrificare tutto alla voluttà per riuscire a cospargere di qualche rosa le spine della vita”.

[[ge:espressoarticle:eol2:2155268:1.32936:article:https://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2011/07/01/news/caso-dsk-il-trionfo-di-anne-1.32936]]Quando, durante il processo, gli è stato imputato l’affitto di un lussuoso appartamento a rue Iéna a nome di un altro, non ha battuto ciglio: «All’epoca ero sposato. Non volevo che si sapesse che avevo affittato un appartamento per i miei incontri sessuali». Ecco il libertino impenitente che emerge anche nello scambio di sms con l’amico Fabrice Paszkowski, uno dei processati, a cui chiedeva di portare del «materiale» o «regali» o «pacchi»: cioè ragazze. «Ho sempre avuto la sensazione di essere stato invitato a serate libertine», si è difeso sicuro DSK anche di fronte alle accuse di Jade. Accuse precise come questa: «Un solo uomo su un letto circondato da donne. Il libertinaggio è uno scambio, un’andata e ritorno. Lì c’era solo l’andata». E sempre Jade a proposito della brutalità dei rapporti: «Ho pianto e gli ho detto che mi faceva male». Senza che lui si fermasse.

Non è la prima volta che DSK deve fare i conti con una sessualità debordante, divorante e vorace che non cambierà a quasi 66 anni. Come fosse una seconda pelle con cui è abituato a convivere, ha imparato ad assumerla e difenderla. Nonostante le accuse terribili, in aula era tranquillo, al punto di chiedere, con una punta di civetteria, un paio di tavole che lo ritraggono alla disegnatrice di “France Télévisions” come «souvenir del processo».

Qualcuno si è indignato, qualcuno divertito. Di sicuro si deve essere sentita offesa Anne Sinclair, ex terza moglie, nell’apprendere i dolorosi dettagli di fatti accaduti mentre DSK era sposato con lei. Eppure la loro era stata una passione travolgente fin dal giorno in cui si erano incontrati sul set di “Questions à domicile”, trasmissione politica presentata dalla giornalista. Era il 27 ottobre 1988.

La vita di Anne Sinclair cambiava: «Ho conosciuto un uomo formidabile. Ci siamo innamorati». Il fascino del verbo strausskhaniano, del resto, aveva già fatto molte vittime e anche Anne Sinclair, per quanto avvezza alla bellezza del linguaggio essendo una regina degli studi televisi, ne era rimasta conquistata. Lo sposerà poi nel 1991 per quello che sembra un “amour fou”.

Il fatto è che, libertinismo o no, Strauss-Kahn innamorato pare esserlo stato sempre. E sposato pure: lo è stato praticamente per tutta la vita. Il primo matrimonio lo contrae a 18 anni. Della sua prima moglie, Hélène Dumas, si è follemente invaghito quando era adolescente: anche in questo caso un colpo di fulmine reciproco. Lo ha raccontato lei stessa: «Eravamo sulla spiaggia di Mentone. Lui aveva 14 anni, io 16. Ci siamo innamorati subito». Con Hélène si diverte «a ballare il rock e a parlare di filosofia» spiegherà il giovane Dominique. La famiglia, madre giornalista, padre consigliere giuridico-fiscale, ha spirito aperto e non si oppone al matrimonio. Tutto sembra andare bene per vent’anni, periodo nel quale nascono tre figli. Nel frattempo DSK si è laureato in Scienze economiche, materia che poi insegna, ma ha cominciato anche ad avvicinarsi alla politica con Lionel Jospin di cui è amico.

Nel 1983 però Strauss-Kahn incontra Brigitte Guillemette, direttrice di una società di comunicazione. È bella, sofisticata, elegante: gli cambia la vita e anche il look che diventa più curato e chic. “Domi” diventa DSK. Divorzia e sposa Brigitte da cui avrà una figlia, Camille. Diventa deputato. Brigitte gli insegna a guardare una telecamera, a gestirsi, gli organizza campagne pubblicitarie. Neanche lei però riuscirà a “calmare” la natura impetuosa del marito che nel 1988 conosce appunto Anne Sinclair. Anche lei è sposata ma nulla può fermarli. Lui è convinto, ancora, di aver trovato la donna della vita. Lei è bella, intelligente, colta, ricca, celebre: ha due figlie ma riesce ad armonizzare le famiglie ricomposte. Sostiene il suo uomo confrontandosi con lui in appassionate conversazioni politiche, seguendolo negli spostamenti più importanti. Nel 1991 DSK è nominato ministro dell’Industria e del Commercio estero, nel 1997 dell’Economia. Nel 2007 diventa direttore del Fondo Monetario Internazionale. Si trasferiscono negli Stati Uniti, lei sacrifica la sua carriera per lui.

Nella loro felicità, però, nel 2008 si insinua il caso Nagy, che potrebbe costare caro a DSK: un’avvisaglia rispetto a quello che (av)verrà nel 2011. Piroska Nagy è una bionda economista che lavora al Fondo Monetario Internazionale e che cede alla corte serrata del capo. La storia trapela. Viene aperta un’inchiesta del Fmi sul comportamento di DSK. Il rapporto finale lo assolve: non ci sono stati favoritismi da parte sua. Sinclair ne è già al corrente quando lo scandalo diventa pubblico. La coppia si mostra solida: «Abbiamo voltato pagina e siamo più innamorati di prima».Però la giornalista avverte il marito che non tollererà altre infedeltà. Come se per lui fosse possibile tradire la sua natura. E del resto Elisabeth Badinter, la celebre filosofa testimone di nozze di Anne, aveva provato a metterla in guardia, fin dal 2002, circa le chiacchiere che già giravano sul suo Dominique. Lei voleva non crederci. Commenterà poi: «Avevo dei dubbi sulla sua fedeltà, gli chiedevo conferma e lui sapeva smentire e rassicurarmi. Sapevo che era un seduttore ma non volevo ascoltare i pettegolezzi».

“Pettegolezzi” che diventano codice penale il 14 maggio 2011 quando la cameriera del Sofitel di New York Nafissatou Diallo accusa DSK di aggressione sessuale. La prima conseguenza è la perdita della carica di direttore del Fmi. Tutta la vita di quello che sarebbe potuto diventare presidente della Francia viene passata al setaccio. Trova molti difensori. La Sinclair per prima. Ma anche, ad esempio, l’amica Carmen Llera, vedova Moravia: «Ama il sesso, non è un delitto». Però è un delitto la violenza. Perché c’è sempre un confine tra rapporto consenziente e obbligo. Tristane Banon, giornalista-scrittrice, racconta di come Dominique Strauss-Kahn avesse cercato di abusare di lei durante un’intervista nel 2003, confessando di non aver avuto il coraggio di parlare prima per paura.

Anche la giornalista Mirta Merlino e l’ex ministro della cultura Aurélie Filippetti avevano accusato DSK di pesanti avances quando lo avevano incontrato. Il giornalista Jean Qautremer aveva scritto nel 2007 : «Il solo vero problema di Strauss-Kahn è il suo rapporto con le donne. Troppo pressante, rasenta a volte la persecuzione. I media lo sanno ma nessuno ne parla, siamo in Francia». L’affaire Banon viene archiviato per prescrizione.

Anne Sinclair però ormai non regge più: quando la storia del Sofitel finisce con un proscioglimento perché Diallo è considerata poco attendibile avendo cambiato versione più volte, la coppia annuncia la separazione (il prossimo aprile uscirà il libro “Anne Sinclair, une femme libre”, di Jocelyne Sauvard che promette i retroscena dal punto di vista di lei). Nonostante questo pregresso, Anne non esita a difendere il suo ex quando nel febbraio 2013 esce il libro di Marcela Jacub “Belle et bête” dove non è difficile capire chi è la bestia, «metà uomo e metà maiale», storia del rapporto tra la stessa Jacub, saggista franco-argentina, e DSK durato da gennaio ad agosto 2012.

Nel maggio del 2013, compare l’ultima donna “ufficiale”. Almeno sino ad ora. Strauss-Kahn si presenta al Festival di Cannes al braccio di Myriam L’Aouffir, specialista della comunicazione a “France Télévisions”, che per lui lascia il marito dopo 22 anni di matrimonio. Ora il processo. In futuro, c’è da giurarci, altri capitoli de “DSK e le donne”. Perché la storia continua.