In cambio di un nuovo prestito Tsipras approverà le riforme chieste dalla troika. E rimarrà nell'euro come chiede il Fondo monetario internazionale. Critiche dalla Germania

Il parlamento greco ha approvato il pacchetto di riforme imposto da Banca centrale europea, Commissione europea e Fondo monetario internazionale. Alla Grecia verrà concesso un prestito di 86 miliardi di euro perché Tsipras possa saldare i 3,2 miliardi di euro con la Bce entro giovedì prossimo. In cambio Atene ha accelerato su tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni: il governo si impegna privatizzare entro fine ottobre il porto del Pireo, entro fine anno le ferrovie di Stato e a inizio 2016 il porto di Salonicco.

Con la firma dell'accordo la Grecia è diventata a tutti gli effetti un Paese a sovranità delegata. Questo nuovo memorandum è, infatti, un nuovo piano di austerità ben più rigido di quelli che Tsipras si era rifiutato di approvare nei mesi scorsi. “Il governo si impegna a consultare Ue, Fmi e Bce per tutte le azioni necessarie per rispettare l'intesa prima che siano trasformate il legge” si legge sul documento. Atene non potrà fare “azioni unilaterali” sulle banche e sarà tenuta a sottoporre a Bruxelles tutti i suoi bilanci. Per tutte le riforme che dovrà approvare dovrà ricorrere “all'assistenza tecnica” della Ue, che stabilirà i contenuti, le tempistiche e le modalità dei cambiamenti da introdurre.
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A spingere fortemente per l'approvazione del nuovo pacchetto è stato Alexis Tsipras, apertamente sostenuto da Bce e Fmi. Particolarmente favorevole al salvataggio è il Fondo monetario, i cui tecnici hanno espresso preoccupazioni circa la sostenibilità del debito greco, sottolineando come dopo il via libera al memorandum sarà necessario sedersi intorno a un tavolo e ridiscutere i 313 miliardi di debito di Atene. Se la Grecia non riuscisse a pagare, infatti, uscirebbe con tutta probabilità dall'euro e finirebbe sotto l'influenza russa, cosa che il Fondo e i suoi alleati greci vogliono assolutamente evitare. “Chi è contro il compromesso vuole portare la Grecia fuori dall'euro e fare il gioco di Schaeuble” ha detto il Ministro delle finanze ellenico Euclid Tsakalotos, uno dei principali artefici dell'accordo. “E' il prezzo da pagare per rimanere nell'euro come ci chiedono i nostri concittadini”.

Ad essere più cauta è invece la Germania. Angela Merkel e Wolfgang Schaeuble temono che la concessione di ulteriori prestiti (che significano il terzo salvataggio della Grecia in cinque anni) siano l'anticamera per la concessione di una ristrutturazione del debito greco, cosa che Berlino notoriamente combatte a causa delle forti pressioni interne che riceve dai propri cittadini e dai partiti della destra tedesca. La Germania è però isolata. Il rigore tedesco è in minoranza rispetto alle aperture del Fondo e dei suoi alleati. Persino la Finlandia, suo intransigente alleato, ha avallato i prestiti.

Il memorandum è passato grazie ai voti dell'ala di Syriza fedele a Tsipras e delle opposizioni liberali della Nea Demokratia (Centrodestra) del Pasok (Centro Sinistra) e del Potami (Centro). Una nuova maggioranza, questa, che ha segnato l'allontanamento definitivo da Tsipras da parte della Piattaforma della Sinistra, l'ala intransigente di Syriza che rappresenta il 30% del comitato centrale del partito. A formalizzare la rottura è stato il leader dei dissidenti Panagiotis Lafazanis, di ispirazione trotzkista, che ha firmato insieme ad altre undici deputati un documento che sancisce la nascita di un nuovo movimento anti-memorandum.

In questa situazione le elezioni anticipate sembrano inevitabili, dato che la maggioranza anti-troika che era stata eletta a gennaio non esiste più. Alexis Tsipras sa bene che, quando si andrà alle urne, i dissidenti capeggiati da Lafazanis vedranno le proprie percentuali molto ridotte. Prima del 2012, quando Syriza era ancora un partito di sinistra classica di ispirazione trotzkista, le sue percentuali erano intorno al 4%, numeri ben lontani dal 40% che il partito ha preso alle ultime elezioni. Oltretutto il premier potrà contare dell'appoggio delle attuali opposizioni liberali, che in questi giorni stanno mostrando di non volere approfittare della faida interna al partito per destabilizzare la maggioranza, ma di sostenere le scelte del premier.

La futura maggioranza dovrebbe essere capeggiata da Tsipras con l'appoggio delle forze liberali e filo-europeiste, mentre l'opposizione anti-troika è estremamente frammentata. Oltre al gruppo di Lafazanis, che potrebbe allearsi con i comunisti del KKE che però hanno sempre mantenuto una posizione neutrale in materia di austerità, le altre forze avverse alla Ue sono i nazionalisti dell'Anel e l'estrema destra di Alba Dorata. Tutti movimenti estremamente diversi e in competizione l'uno con l'altro, per cui è improbabile che venga creato un unico fronte di opposizione. Resta inoltre ancora da capire cosa faranno Yanis Varoufakis e il presidente della Camera Zoe Konstantopoulos, i due oppositori più autorevoli alle politiche di austerità. Nessuno dei due ha mai fatto parte della Piattaforma della Sinistra e in molti pensano potrebbero andare per la propria strada creando un'ulteriore sigla politica.  

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