Vassiliki Thanou, 65 anni, è stata chiamata a formare un governo provvisorio fino alle prossime elezioni. I cui esiti sono ancora molto incerti

Vassiliki Thanou, ex presidente della Corte suprema greca, è stata nominata capo del governo provvisorio che governerà la Grecia fino alle elezioni anticipate del prossimo 20 settembre.

Thanou è nata 65 anni fa ad Atene. La sua carriera giudiziaria è iniziata nel 1975. Dal 2008 é giudice della Corte Suprema greca ed è la prima donna premier che il Paese abbia mai avuto. Non ha esperienza diretta in politica, ma è molto conosciuta tra i greci per essere intervenuta più volte nei dibattiti televisivi e per aveva scritto, lo scorso febbraio, una lettera aperta al presidente della commissione Europea Jean Claude Juncker, chiedendogli di porre fine alle politiche di austerità.

La sua nomina è stata decisa dal capo dello Stato, Prokopis Pavlopoulos, dopo non essere riuscito a trovare alcun accordo con i leader dei principali partiti greci. Nei giorni scorsi, infatti, Pavloupolos aveva convocato per dei colloqui individuali il premier dimissionario Alexis Tsipras, Panos Kammenos (leader dei nazionalisti greci dell'Anel), Nikos Michaloliakos (numero uno dell'estrema destra di Alba Dorata) e Dimitris Koutsoubas (presidente dei comunisti greci del Kke). Nessuno di loro, però si è presentato all'incontro, mostrando di non essere interessati a partecipare alla formazione né un governo provvisorio né di unità nazionale.

Il compito affidato alla Thanou è quello di mantenere l'ordine e la stabilità del Paese per le prossime tre settimane, fino a quando i cittadini non andranno alle urne. Periodo, questo, che si preannuncia carico di iniziative politiche. Ad essere particolarmente battagliero è Panayiotis Lafazanis, il leader del partito Unità Popolare da lui fondato lo scorso 21 agosto insieme con 25 deputati fuoriusciti da Syriza. I principali punti programmatici del suo programma sono l'abolizione del terzo piano di salvataggio approvato da Tsipras e delle relative nuove misure di austerità, il ripristino degli stipendi pubblici e delle pensioni ai livelli precedenti al 2010 e la nazionalizzazione delle banche elleniche. “Se sarà necessario per attuare il nostro programma, noi non esiteremo a lasciare la zona euro e ristabilire una moneta nazionale” ha detto in un'intervista alla Cnbc, accusando poi Tsipras di aver rinunciato alle promesse fatte da Syriza a gennaio in campagna elettorale.

L'ex premier gli ha risposto che quanto è riuscito ad ottenere nei negoziati è il massimo che la Grecia avrebbe potuto avere. Alle elezioni chiederà ai greci di riconfermarlo per garantirgli una maggioranza parlamentare assoluta, “collaborando con altri partiti” ma escludendo di volere formare un governo di larghe intese con i conservatori di Nuova Democrazia, i socialisti del Pasok, o i liberali di To Potami.

Tsipras ha tre settimane di tempo per riconquistare la fiducia dei greci. I sondaggi, infatti, mostrano come la sua popolarità sia in netto calo e come, attualmente, non riuscirebbe ad ottenere la maggiornanza assoluta. Syriza si confermerebbe primo partito, ma con solo il 23,5 per cento dei consensi, contro il 36 per cento ottenuto alle elezioni di gennaio. Al secondo posto si piazzerebbe la Nea Demokratia (19,5) al terzo Alba Dorata. Sette greci su dieci ritengono che sia stato sbagliato andare a elezioni anticipate, ma che la Grecia debba rimanere nell'eurozona, nonostante le misure di austerità.

Il primo partito sono però gli inecisi. I sondaggi dicono che il 25.5 per cento dei votanti non ha ancora scelto chi sosterrà, ma che deciderà nelle prossime settimane. I giochi, dunque sono ancora aperti.