Una giornalista condannata a sette anni e mezzo di carcere. Succede in Azerbaigian, la nazione che ha appena ospitato i Giochi olimpici europei e con cui l'Italia sta stringendo legami sempre più forti per via di gas e petrolio. A subire il giudizio del tribunale di Baku, la capitale, è stata martedì 1 settembre Khadija Ismayilova, 39 anni, una cronista della testata Radio Free Europe, lo storico gruppo editoriale finanziato dal Congresso americano. La reporter è stata condannata per evasione fiscale, appropriazione indebita, abuso di potere e attività economica illegale. Accuse respinte dagli attivisti per i diritti umani che hanno seguito il caso, secondo cui Ismayilova è in realtà finita nei guai per aver dato fastidio alla famiglia del presidente Ilham Alyev.
Le denunce di arresti politici sono state decine nell'ultimo anno in Azerbaigian, ma il caso della cronista locale finora è stato uno di quelli che ha suscitato maggiore interesse mediatico, anche per le modalità con cui è avvenuto. Come “l'Espresso” aveva già raccontato a giugno, in un reportage da Baku sulle cosiddette Olimpiadi europee, negli ultimi anni la Islmayilova ha pubblicato parecchie storie imbarazzanti per gli Aliyev. Nel 2012 aveva dimostrato come il governo locale avesse affidato alla famiglia presidenziale, tramite un complicato schema di società registrate tra Panama e il Regno Unito, i diritti di sfruttamento di una ricca miniera di oro situata nell'ovest del Paese. L’ultimo articolo, uscito a luglio del 2014, raccontava invece di come Ilham, sua moglie e i figli controllino di fatto, sempre attraverso società registrate in paradisi fiscali, l’80 per cento del mercato telefonico nazionale. Cinque mesi dopo, a dicembre, la polizia ha fatto irruzione nella sede azera di Radio Free Europe e ha portato via la cronista.
Il processo è iniziato il 7 agosto e, secondo alcune testimonianze, a diversi giornalisti, sostenitori della reporter e osservatori internazionali è stato impedito di seguirlo. Solo alcuni diplomatici delle varie ambasciate presenti a Baku hanno potuto assistervi. «Potrei essere in prigione ma il lavoro continuerà»: questo il senso del messaggio comunicato dalla Ismayilova ai giudici, secondo quanto riportato da Radio Free Europe. La giornalista, il cui lavoro è stato più volte premiato con riconoscimenti internazionali, davanti alla corte ha ricordato il risultato dei suoi articoli: «Le ricchezze rubate dalla famiglia del presidente e nascoste in conti offshore, l'abuso di affari di Stato fatti con società e gruppi offshore, l'evasione fiscale». Tutte le accuse nei suoi confronti sono state confermate dai giudici tranne una, quella di aver tentato di indurre al suicidio il collega ed ex fidanzato, Tural Mustafayev. Il quale, in sede di processo, ha ritirato l'accusa spiegando di aver ricevuto pressione dai magistrati. La Ismayilova ha sostenuto che in realtà anche le altre accuse «sono state o frutto di pressioni, o firmate senza che gli accusatori avessero effettivamente letto le loro dichiarazioni». Amnesty International l'ha definita una prigioniera di coscienza. «È stato un altro ingiusto processo basato su accuse fabbricate», ha detto Denis Krivosheev, rappresentante della più famosa organizzazione internazionale che si batte per i diritti umani.
La vicenda della Ismayilova e delle decine di attivisti arrestati nell'ultimo anno non sembrano aver incrinato il rapporto tra l'Azerbaigian e l'Unione europea. Lo dimostrano le decisioni prese nel frattempo dalla Uefa, l’organo che governa il calcio nel Vecchio Continente, e dalla Fia, la federazione dell’automobile basata a Parigi. Quest’ultima ha deciso che nel 2016 il Paese governato dagli Aliyev ospiterà il suo primo gran premio di Formula 1. Si correrà nel centro di Baku, come a Montecarlo. Poi, nel 2020, sarà la volta degli Europei di calcio. Tre partite, fra cui i quarti di finale, da disputare in riva al Caspio, nel nuovo stadio costruito sul modello dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera, lo stesso dove a giugno si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione dei Giochi Europei. Perché affidare a un Paese retto da un regime familiare, considerato tra i più corrotti al mondo, tutti questi eventi? Lo scambio è ricco, e porta in dote soprattutto una cosa: da Baku dovrebbe presto arrivare il metano che renderà l'Europa un po' meno dipendente dalla Russia. Si chiama Tap, il tubo dentro cui scorrerà il gas, e approderà proprio sulle coste italiane, nel paesino salentino di Melendugno.
Retromarce03.02.2011
Com'è brutta la censura Ue