Così il muro anti migranti dell'Ungheria mette nei guai l'Europa. Che continua a litigare
Il paese magiaro ha terminato la costruzione della sua barriera: non fermerà l'arrivo di persone ma le devierà verso altre rotte che puntano alla Germania passando per Croazia e Italia. E i governi continentali dimostrano di non avere alcuna strategia comune
Il muro voluto da Viktor Orban è stato ultimato. Lungo 175 kilometri, alto quattro, ricoperto di filo spinato e controllato a vista da agenti di polizia, questa barriera si allunga ora su tutto il confine tra Ungheria e Serbia e tenterà di impedire ai migranti di entrare in terra magiara. Se nei mesi scorsi era ancora in fase di costruzione, e non era riuscito a respingere molte persone, da oggi in poi le autorità ungheresi assicurano che la sua efficacia sarà garantita. Oltre a promuoverne la costruzione, infatti, il governo di Budapest ha approvato delle nuove leggi che condannano fino a tre anni di reclusione i migranti illegali e si è opposto alla proposta della Commissione europea di introdurre un sistema di quote obbligatorie di profughi per tutti i Paesi Ue, facendo naufragare il progetto.
Le critiche a Orban a seguito dell'adozioni di tali provvedimenti sono piovute da tutto il mondo. In primis dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha accusato il governo di Budapest di essere illiberale e pertanto non democratico. Anche Matteo Renzi gli ha lanciato delle frecciate, rinfacciandogli di abbandonare i Paesi mediterranei al loro destino. Ciò nonostante tutte le misure adottate dall'esecutivo ungherese sono conformi ai trattati europei e alle norme di diritto internazionale. Come spiega all'Espresso il presidente del parlamento tedesco Norbert Lammert: “Non esistono basi giuridiche vincolanti tramite cui possiamo indurre i governi restii all'accoglienza a cambiare posizione”.
Non solo. Orban giustifica le sue mosse col fatto di stare difendendo i confini europei e i principi della Ue. L'Ungheria è infatti un Paese di confine dell'area Schengen e pertanto è la prima tappa di arrivo dei migranti che, una volta varcatone il confine, possono spostarsi liberamente nello spazio unico europeo. Edificando il muro il premier magiaro dice di stare mettendo semplicemente in atto le leggi europee. Cosa che gli viene riconosciuta dalle istituzioni comunitarie e dai governi nazionali.
Secondo quanto previsto da Schengen, dunque, Orban si sta attenendo al diritto vigente e nessuna autorità nazionale o comunitaria è legittimata ad impedirglielo. Resta centrale però la questione dei diritti umani, che le istituzione europee ritengono che la polizia ungherese stia violando nei confronti dei migranti. Anche in questo caso, però, è una continua accusa reciproca. [[ge:espresso:internazionale:1.226311:article:https://espresso.repubblica.it/internazionale/2015/08/26/news/emergenza-profughi-1.226311]] Se da una parte Germania, Francia e Italia denunciano le condizioni in cui si trova chi cerca di entrare in Ungheria, dall'altra Budapest risponde che ad essere responsabile per questa crisi umanitaria è chi invita i migranti ad andare in Europa senza potergli garantire un futuro dignitoso. “Se la Germania vuole invitare tutti i rifugiato nel Paese deve poter garantire loro il visto. Senza di esso le leggi non ci autorizzano a farli entrare” ha detto Orban in occasione di un incontro con il presidente della Commissione europea Juncker. Non esitando ad attaccare la Cancelliera tedesca, che aveva detto che in Germania ci sarebbe stato spazio per tutti coloro che scappano dalle guerre. “Con le sue parole la Merkel invita queste persone a partire per l'Europa, invece bisogna essere chiari e dire loro: non partite”.
Se l'Unione europea non è in grado di imporre all'Ungheria un cambio di linea, difficilmente sarà in grado di farlo anche con altri Paesi che vedano in lei un esempio. Non è da escludersi, infatti, che si instauri una reazione a catena e altri muri vengano eretti in giro per l'Europa. Già Grecia e Bulgaria hanno costruito recinzioni e fossati anti-migranti, mentre lo stesso governo ungherese ha annunciato la costruzione di un'ulteriore barriera lungo il proprio confine con la Romania. Budapest teme infatti che, sbarrata una linea di confine, i flussi non si ridurranno ma cercheranno nuove rotte per entrare nell'area Schengen.
I dati mostrano infatti che i muri sono in grado di ridurre drasticamente il numero dei migranti che cercano di attraversare i confini. Ma non fermano le ondate migratorie, piuttosto le deviano verso i confini di Paesi meno controllati. Secondo una ricerca de L'Espace Politique i flussi non cambiano in relazione alla costruzione o al rafforzamento dei muri, ma in base alla motivazione delle partenze. Sono nuove guerre, carestie, l’acuirsi di condizioni climatiche sfavorevoli a determinarne la portata. I flussi non si riducono in base alle barriere, ma cambiano rotta.
I migranti, ma soprattutto i trafficanti, hanno mostrato di sapersi adattare ai cambiamenti introdotti dai muri (fisici o legislativi) che i singoli Stati costruiscono. E per questo è molto probabile che se i confini ungheresi rimarranno efficacemente blindati i migranti troveranno altri pertugi per entrare nella Ue.
Secondo Roberto Cortinovis, ricercatore della fondazione Ismu che si occupa di analisi e ricerche sui fenomeni migratori, i flussi non si arresteranno su nessun fronte finché ci sarà instabilità nei Paesi di origine, in particolare il Siria, Libia e Afghanistan. E anche l'Ungheria continuerà ad averne a che fare. “E' difficile chiudere completamente un confine” spiega all'Espresso. “Pur costruendo muri e utilizzando i sistemi più sofisticati un Paese come gli Stati Uniti non è riuscito a fermare le migrazioni illegali dal Messico ed è molto improbabile che ci riesca l'Ungheria”. [[ge:espresso:foto:1.229743:mediagallery:https://espresso.repubblica.it/foto/2015/09/16/galleria/ungheria-quel-filo-spinato-che-blocca-l-entrata-dei-migranti-1.229743]] L'effetto del muro magiaro, semmai, potrebbe essere quello di spingere le organizzazioni di trafficanti di esseri umani a cercare altre nuove rotte. “La storia delle migrazioni insegna che finché c'è domanda di migrare le organizzazioni riescono a individuare nuove strade” continua Cortinovis. E queste passeranno con tutta probabilità per l'Italia. “Negli ultimi giorni ci sono già stati dei casi di flussi arrivati in Italia attraverso Croazia e Slovenia, entrambi Stati membri della Ue. Sul fronte ungherese è probabile continueranno ad affacciarsi i migranti che viaggiano autonomamente, mentre le organizzazioni hanno iniziato a dirigersi verso altri Paesi della frontiera europea”. [[ge:espresso:internazionale:1.227399:article:https://espresso.repubblica.it/internazionale/2015/09/02/news/profughi-la-germania-chiede-all-italia-controlli-brennero-schengen-1.227399]] E dalla Croazia potranno passare e entrare in Italia per poi eventualmente oltrepassare il Brennero con destinazione Germania. Il premier croato Zoran Milanovic ha assicurato che il suo Paese lascerà passare i migranti e i profughi che nelle ultime ore hanno cominciato ad affluire in Croazia per aggirare il muro ungherese. Solo questa notte sono arrivati in Croazia circa 150 migranti provenienti dalla Serbia.
I flussi continueranno, ma l'Europa è ancora molto lontana dallo sviluppare una strategia comune di gestione del fenomeno. E nel frattempo gli Stati membri si attrezzano autonomamente. E andando l'uno in contrasto con l'altro.