I governi di Francia, Inghilterra e Germania hanno annunciato di voler dialogare con la Siria e i suoi alleati. E una delegazione libanese guidata da Rima Fakhri è in Italia per alcuni incontri top secret. Per invitare il nostro governo a collaborare per combattere insieme l’Is e gestire i flussi migratori

Una manifestazione anti-israeliana di Hezbollah in Libano
“Dopo cinque anni di guerra civile, 250 mila morti e dodici milioni di profughi dobbiamo fare passi importanti nella creazione di un dialogo politico con le autorità siriane”. Con queste parole si è aperta la conferenza stampa indetta dal Ministro degli esteri francese Laurent Fabius, da quello inglese Phillip Hammond e da quello tedesco Frank-Walter Steinmeier. I tre si sono riuniti sabato a Parigi per un incontro a porte chiuse (che all’Italia è stato precluso) per discutere su come porre fine alla guerra civile in Siria. E le decisioni a cui sono giunti segnano una novità assoluta: per la prima volta viene dichiarato “necessario e indispensabile” dialogare con tutti gli attori protagonisti del conflitto: anche con il governo siriano in carica e i suoi alleati.

Tale scelta viene confermata da Steinmeier: “Non ci sarà alcuna soluzione militare, serve invece dialogo con tutte le parti in causa che crei una prospettiva unitaria per il Paese”. Una decisione, questa, in netta controtendenza con quelle che erano state prese in occasioni analoghe negli scorsi anni. Nel 2011 la Francia non aveva esitato a bombardare la Libia di Gheddafi, mentre con la Siria del presidente Bashar al Assad “il dialogo era del tutto escluso solo fino a pochi mesi fa”. A spiegarlo è un funzionario tedesco che preferisce restare anonimo, che racconta come gli atteggiamenti nei confronti del regime siriano stiano cambiando. E ne spiega il perché: “Abbiamo dovuto riconoscere che i governi di Siria e i suoi alleati del Libano siano in prima linea nel combattere l’Is.”.

L’Occidente si apre dunque ad Assad per combattere i terroristi. Solo per questo? Probabilmente no. In ballo c’è anche la gestione congiunta dei flussi migratori che partono dalla Siria, attraversano il Libano e approdano in Europa. Nel comunicato dei Ministri degli esteri si legge che “è nell’interesse di tutti, anche dell’Europa, che ci sia un’iniziativa congiunta per ristabilire la pace e la stabilità nella regione con tutte le forze in gioco che possano contribuire alla soluzione del conflitto”. Anche con quelle, dunque, che fino a poche settimane fa erano considerate acerrimi nemici o addirittura a loro volta terroristi. Tra queste non c’è solo il regime di Assad, ma i governi dei Paesi suoi alleati, tra cui il Libano.

Non sembra un caso, dunque, che in questi giorni il governo libanese abbia mandato a Roma una sua delegazione, composta da membri del partito anti-americano e anti-sionista di Hezbollah.
Poca pubblicità, pochi incontri pubblici, massima segretezza sugli spostamenti e gli interlocutori. “Non vogliamo rendere noto ciò che facciamo e con chi parliamo” spiega il portavoce. “E’ in ballo la nostra difesa”.

Difesa, appunto. Fonti vicine a Hezbollah dicono che si riuniranno in incontri top secret con esponenti del Ministero della Difesa, della Farnesina e dei servizi segreti. Perché nell’attuale scacchiere internazionale il Libano occupa una posizione strategica sia nella guerra al terrorismo che nella gestione dei flussi migratori. Il Paese è infatti una piccola striscia di terra (“grande quanto la regione Umbria”) affacciata sul mediterraneo che confina con Siria e Israele. Da qui salpano tanti migranti e da qui vengono reclutati molti jihadisti.

Hezbollah è un partito politico formato da musulmani sciiti e alleato con il regime siriano di Assad che fa parte della ‘Mezzaluna Sciita’, un’alleanza politico-militare (di cui sono membri anche i governi di Siria, Iran e Iraq) che si oppone ai tre nemici comuni: l’Is, Israele e gli Stati Uniti.

Hezbollah, infatti, ha come primo punto del suo programma "la fine di ogni potenza imperialista in Libano”. Nato nel 1982 come forza di resistenza contro l’occupazione da parte di Israele del Libano meridionale, fa oggi parte della coalizione governativa filo-siriana eletta nel 2009, è forte di otto seggi parlamentari ed alcuni suoi rappresentanti presiedono cariche ministeriali. E’ considerato un movimento terroristico da Stati Uniti e Israele, ma non dall’Unione europea. La Ue ritiene terroristiche alcune milizie armate che a Hezbollah fanno riferimento, ma non l’intero partito. Ciò nonostante negli ultimi anni Bruxelles ha più volte attaccato sia Hezbollah che i suoi alleati siriani.

Questo non ha impedito però ad una loro delegazione di essere invitata per degli incontri segreti in Italia. E’ dunque possibile che, a seguito delle nuove strategie adottate dall’Occidente, Hezbollah venga a sua volta considerato come un interlocutore e non una minaccia? “Stanno cambiando idea perché devono salvare la faccia dalla loro assurda posizione iniziale, che li ha portati a bombardare il Medio Oriente e a destituire governi che i terroristi li combattevano. E’ soprattutto colpa loro se oggi l’Is è così forte”.

A raccontarlo all’Espresso è Rima Fakhri, l’unica donna membro della delegazione e dirigente dell’ufficio politico del partito. “Mi raccomando, eviti ogni contatto fisico con lei” mi dice un membro del suo staff prima dell’intervista. Minuta ma robusta, il velo le copre il capo e le scende fino ai piedi, lasciando scoperto il volto e le mani, che tiene conserte sul grembo mentre racconta. “Non siamo dei terroristi, ma un partito che fa parte del governo libanese che combatte i jihadisti, appoggiando militarmente e logisticamente il legittimo presidente siriano Bashar al Assad”.

Perché la Ue ha così a lungo osteggiato Assad ed Hezbollah? Secondo Rima Fakhri lo hanno fatto per compiacere Stati Uniti e Israele. “Non c’è motivo né base legale per accusarci di terrorismo, noi abbiamo impugnato le armi contro Israele quando le sue truppe hanno occupato le nostre terre, ignorando le condanne di diverse risoluzioni Onu”.

A rendere necessario il dialogo con il governo libanese è con tutta probabilità anche la questione migranti. “Abbiamo centinaia di miglia di profughi siriani sui nostri territori a causa di un’immigrazione che ha delle ricadute in termini di sicurezza economica e sociale” continua Rima Fakhri. “Ci sono problemi umanitari che causano episodi di intolleranza tra i diversi gruppi etnici, furti e problemi igienico-sanitari. In questa situazione i terroristi hanno gioco facile. Ogni giorno l’Is recluta decine di nuovi adepti tra i profughi”.

Per Rima Fakhri questi non sono problemi solo libanesi, ma anche e soprattutto europei. “Voi siete in una situazione ben più pericolosa della nostra. Noi siamo un piccolo Paese il cui governo ha un solido controllo militare del territorio e riesce a contenere il fenomeno. In Europa i potenziali terroristi hanno molti meno controlli, si muovono molto più liberamente e spesso non hanno alcun punto di riferimento se non le cellule dell’Is o di Al Quaeda. Secondo le nostre forze di intelligence ci sono più jihadisti in Europa che in tutto il Libano”.

L’Occidente starebbe dunque riallacciando i rapporti con Assad e Hezbollah per combattere insieme i terroristi e trovare una soluzione comune all’immigrazione. “I nostri e i vostri problemi sono gli stessi e per questo abbiamo bisogno della medesima soluzione. Dobbiamo combattere insieme i terroristi sostenendo quei governi e movimenti che sono in prima fila nel farlo: cioè anche Hezbollah e la Siria di Assad. Mi creda è nel mio interesse di donna di sconfiggere l’Is”. Perché? “Perché nell’Islam la donna riveste un ruolo importantissimo. Io sono entrata in Hezbollah quando ero ragazza, 27 anni fa, e da undici anni sono nel consiglio politico del partito, in nome del quale vado in giro per il mondo a rappresentare la nostra causa. Nel nostro movimento ci sono donne in tutte le posizioni, perché per la nostra religione la donna può fare qualsiasi cosa nella vita, ha diritto di ricevere un’educazione, di lavorare nella società e di operare in qualsiasi settore sempre tenendo in considerazione la propria femminilità. Alcune frange di miscredenti come l’Is e il regime dell’Arabia Saudita hanno deformato il ruolo della donna, rendendola schiava. Ed è contro di loro che noi combattiamo”.