Germania, Francia, Inghilterra e Italia condividono la necessità di redistribuire i migranti tra tutti gli Stati comunitari. Per questo approveranno il nuovo piano della Commissione europea, che prevede l'introduzione di quote obbligatorie per tutti

La Commissione europea sta preparando un nuovo piano di emergenza per redistribuire tra tutti i Paesi della Ue i 160mila rifugiati arrivati in Italia, Grecia e Ungheria negli ultimi giorni. Il piano è diviso in due parti: la prima prevede l'introduzione di quote obbligatorie di richiedenti asilo che i 28 Paesi comunitari devono suddividersi. La seconda chiede di modificare le regole sul diritto d'asilo, superando il regolamento di Dublino. L'approvazione definitiva di queste misure dovrebbe avvenire il 14 settembre, quando i Ministri degli interni dei Paesi membri si riuniranno a Bruxelles.

Ma non tutti i Paesi sono favorevoli all'introduzione di queste nuove misure. I leader di quattro paesi del centro-est europeo (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca), invece, ribadiscono la loro opposizione a questa proposta. Ciò nonostante non è da escludersi che anche da Budapest potrebbero arrivare delle aperture. La priorità ungherese è infatti quella di incentivare i migranti chi si trovano in queste ore sul proprio territorio a lasciare il Paese. Se l'approvazione delle quote obbigatorie lo permettesse, il governo magiaro potrebbe dare il suo assenso. 

Già a maggio Jean-Claude Juncker aveva chiesto ai diversi leader nazionali di prendersi carico di 40mila rifugiati sbarcati in Italia e Grecia. Molti stati – tra cui l'Ungheria, ma anche Spagna, Polonia, Slovacchia e Paesi baltici – si erano opposti con fermezza, boicottandone l'approvazione. Era stato quindi approvato un piano di accoglienza volontaria e non più obbligatoria, che di fatto esonerava gli stati non disposti ad accettare i migranti.

Dopo l'ultima drammatica ondata migratoria, il governo ungherese potrebbe cambiare posizione. Il Paese sta vivendo un'emergenza senza precedenti, che non gli permette più di considerare il problema come un affare solo mediterraneo. Solo nelle ultime 24 ore sono stati registrati 2.061 migranti e profughi che hanno varcato i confini ungheresi e il flusso non si ferma: in Macedonia negli ultimi due giorni sono giunti 2.093 migranti e nelle prossime ore ne sono attesi altri 4mila. Senza una redistribuzione di queste persone tra tutti i Paesi membri, i rifugiati rischierebbero di rimanere sul territorio ungherese.

Nonostante l'avversione per le quote obbligatorie, dunque, Orban potrebbe doversi rendere disponibile a sostenere il piano della Commissione per liberare il paese dall'ingente flusso di immigrati arrivato negli ultimi giorni. Ma non si fermano le polemiche. “Il problema non è europeo, ma tedesco - aveva detto ieri - Tutti vogliono andare in Germania, nessuno vuole restare in Ungheria, Slovacchia o Estonia”. L'Ungheria, secondo Orban, non può pagare per le “pessime” scelte fatte dai leader tedeschi ed europei, che “hanno dimostrato chiaramente di non essere in grado, di non avere la capacità di gestire la situazione. E' noto che tocca ai singoli Paesi controllare le frontiere esterne. E questo sta facendo l’Ungheria. Il trattato di Schengen è minacciato. Noi ungheresi beneficiamo della libertà di circolazione e vogliamo difenderla. E per questo difendiamo le frontiere esterne”.

Nel mirino del governo ungherese è soprattutto la Germania. Secondo il capo gabinetto Janos Lazar “le scene tumultuose alla stazione sono la conseguenza dell’incerta posizione della Germania, che aveva fatto nascere delle illusioni nei profughi che non volevano più collaborare con le autorità ungheresi”. Angela Merkel viene accusata di avere lanciato segnali di apertura ai migranti, invitandoli ad andare in Germania, per poi cambiare idea nel momento in cui la situazione era diventata troppo pesante anche per i tedeschi.
[[ge:espresso:foto:1.228069:mediagallery:https://espresso.repubblica.it/foto/2015/09/04/galleria/da-budapest-a-vienna-la-marcia-a-piedi-dei-migranti-1.228069]]
Nonostante il governo di Berlino continui a comunicare che non rifiuterà nessun rifugiato, annunciando la sospensione del Trattato di Dublino per i profughi siriani, la Germania sta respingendo i treni carichi di migranti provenienti dall'Ungheria. Questo perché, nonostante i siriano finora arrivati siano soltanto il 6 per cento dei migranti totali, il Ministro degli Interni tedesco Thomas de Maizière ha calcolato che sono 800mila le persone che dalla Siria vogliono raggiungere la Germania. Un siriano ogni 107 abitanti della Repubblica federale. Almeno 10 miliardi di spesa supplementare.

Angela Merkel ha replicato al governo ungherese che “la Germania fa ciò che è moralmente e giuridicamente dovuto. Né di più, né di meno”. Del suo stesso parere è Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, che ha anche sottolineato che sarà “necessaria una redistribuzione di almeno 100mila profughi fra i Paesi europei. E farlo tra 500 milioni di abitanti non è un problema, ma lo diventa se li concentriamo tutti in una parte sola”.

Nonostante le polemiche, Germania e Ungheria potrebbero adesso condividere la necessità di redistribuire i migranti anche con i Paesi europei in cui l'emergenza non è così drammatica. Una posizione condivisa anche dal governo francese e da quello inglese.

In una lettera alle autorità europee diffusa oggi da Le Monde, di Francoise Hollande ha espresso il suo sostegno ad Angela Merkel. I due hanno chiesto la creazione immediata di centri per migranti e richiedenti asilo che dovranno essere "pienamente operativi al massimo entro la fine dell'anno" e che dovrà essere "accelerata in Italia e in Grecia". Hollande e Merkel si dicono "determinati a difendere Schengen", il trattato che "garantisce la libera circolazione" in seno all'Ue e "permette agli stati membri di meglio far fronte alle sfide che si trovano davanti".

Inaspetatta è invece la nuova posizione della Gran Bretagna. Nonostante David Cameron avesso sostenuto fino a giovedì che avrebbe provveduto a chiudere le fronteire britanniche, nelle ultime ore ha cambiato drasticamente parere. Secondo il Guardian, a breve annuncerà che la Gran Bretagna accoglierà migliaia di rifugiati siriani in più, direttamente dai campi profughi dell'Onu.

A essere favorevole al superamento di Dublino è anche il governo italiano. Per Matteo Renzi “non ci sono alternative a quella di salvare tutti quanti coloro che rischiano di morire. Non si discute neanche”. Quella dell’immigrazione “è un’emergenza che continuerà a lungo. Serviranno settimane e mesi e richiede un approccio globale europeo”.