Mohamed Abdallah in una dichiarazione all'Huffington Post conferma la sua collaborazione con i servizi segreti: "Noi stiamo dalla loro parte, Giulio faceva troppe domande sulla sicurezza nazionale. Lo avranno ucciso le persone che lo hanno mandato qua, dopo che io l'ho fatto scoprire" 

“Sì, l’ho denunciato e l’ho consegnato agli Interni e ogni buon egiziano, al mio posto, avrebbe fatto lo stesso”. Lo ha dichiarato all’edizione araba dall’Huffington Post Mohamed Abdallah, il capo del sindacato autonomo degli ambulanti, riferendosi a Giulio Regeni.

Per la prima volta ha sostenuto con orgoglio, e chiarezza, la sua posizione nel caso. “Siamo noi che collaboriamo con il ministero degli Interni. Solo loro si occupano di noi ed è automatica la nostra appartenenza a loro. Quando viene un poliziotto a festeggiare con noi a un nostro matrimonio, mi dà più prestigio nella mia zona”. 

Il sindacalista, collaboratore dei servizi di sicurezza, ha aggiunto anche qualche dettaglio: “Io e Giulio ci siamo incontrati in tutto sei volte. E’ un ragazzo straniero che faceva domande strane e stava con gli ambulanti per le strade, interrogandoli su questioni che riguardano la sicurezza nazionale. L’ultima volta che l’ho sentito al telefono è stato il 22 gennaio, ho registrato la chiamata e l’ho spedita agli Interni”. 
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Non è tutto. Abdallah fornisce anche una propria versione sugli scambi avvenuti con Giulio. In merito al video che il procuratore generale egiziano avrebbe consegnato al collega italiano, il sindacalista sostiene che la versione fornita dagli inquirenti del Cairo sia corretta. “Io non lo spiavo" aggiunge "Collaboravo con lui, non avete notato che la situazione si è calmata da quando hanno visto quel video?”. L’allusione di Abdallah è che quelle scene riprendessero Giulio nel tentativo di offrire una somma di denaro al sindacalista in cambio di alcuni informazioni. Non ha però precisato che tipo di informazioni. 
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Abdallah non si limita però alle allusioni: “E’ illogico che un ricercatore straniero si occupi dei problemi degli ambulanti se non lo fa il ministero degli Interni. Quando io l’ho segnalato ai servizi di sicurezza, facendo saltare la sua copertura, lo avranno ucciso le persone che lo hanno mandato qua”.

Insomma, Regeni una spia uccisa da servizi segreti stranieri. Questa è l’ultima versione fornita da chi ha avuto, in un modo o nell'altro, un ruolo nella tortura e l’uccisione del ricercatore italiano. Solo durante il vertice di settembre Abdallah ha cercato più volte di smentire ogni suo coinvolgimento, dicendosi estraneo a ogni esposto agli Interni riguardo alle attività di Giulio. D’altronde lo stesso Giulio, in uno dei suoi appunti, lo aveva definito “una miseria umana”.

Intanto dalla Procura generale egiziana arrivano le ennesime rassicurazioni: “Non abbiamo nulla da tenere nascosto agli egiziani o agli italiani in merito al caso Regeni. Abbiamo dato comunicazione di tutto ciò che è stato scoperto”. Ora anche una parte degli egiziani chiede verità, in particolare dopo l’ammissione dell’indagine sull’uccisione delle cinque persone, accusate inizialmente di formare la banda responsabile del sequestro di Giulio.