L'ecologista Van der Bellen ha convinto gli austriaci. Ora dovrà unirli

Il verde sostenuto dalla sinistra vince il ballottaggio su Norbert Hofer. Ma questo risultato non può illudere che il Paese possa facilmente superare l’evidente divisione che la caratterizza, visto che comunque oltre 1,9 di elettori ha decretato per l’estrema destra il miglior esito di sempre

Era difficile, in questi giorni a Vienna, trovare qualcuno che dicesse: voterò per Norbert Hofer. Le motivazioni, sempre le stesse: è divisivo, è contro la Ue, non può rappresentarci all’estero, non mi piacciono i suoi modi, dice cose inquietanti. Nella capitale del resto già a maggio la popolazione aveva deciso di ignorare gli steccati dei partiti, e conservatori, liberali, socialdemocratici e verdi avevano dato una chiara preferenza al calmo ecologista Alexander Van der Bellen.

In questo remake del ballottaggio, ordinato a luglio dalla corte costituzionale per irregolarità nello spoglio del 22 maggio, è cambiata però anche la mappa elettorale del resto dell’Austria. Non solo i capoluoghi di regione, che già a maggio avevano votato per Van der Bellen, hanno ribadito la loro preferenza: pure in quasi tutti i comuni l’ex professore universitario di economia ha guadagnato posizioni, e anche molte zone rurali del settentrione del Paese, a cominciare dall’Alta Austria, tradizionalmente di destra ed estrema destra, si sono per così dire convertite ai pacati appelli di Van der Bellen.

Fedele ad una scelta di estrema destra è rimasto soprattutto lo zoccolo duro dell’elettorato del Sud (con l’eccezione di Graz e Klagenfurt), assieme alle aree meno agiate, come il Burgenland.

Quella di Alexander van der Bellen nel ballottaggio del 4 dicembre non è dunque una vittoria dei Verdi, bensì di una vasta e spontanea convergenza delle ali moderate o progressiste che hanno deciso di dare un segnale forte.

Certo vi sono state spinte importanti verso un voto anti-Hofer: quella dell’ex presidente della repubblica Heinz Fischer, del cancelliere socialdemocratico Christian Kern, del vicecancelliere conservatore Reinhold Mitterlehner, del sindaco socialdemocratico di Vienna Michael Häupl e di numerosi intellettuali e artisti.

E non sono state certo d’aiuto le altrettanto chiare e forti dichiarazioni di appoggio a Hofer, della crème dei populisti europei: Marine e Marion Le Pen, Geert Wilders, e Nigel Farage, che è giunto a pronosticare un referendum austriaco per uscire dall’Ue appena dopo la vittoria di Norbert Hofer. Un tema, quello dell’Europa, che nelle motivazioni di chi ha scelto Van der Bellen, è stato invece assai rilevante come fattore positivo e stabilizzante.

L’ecologista è eletto scelto infatti innanzitutto perché in grado di “rappresentare al meglio l’Austria nel mondo”, quindi “perché è a favore dell’Ue”, “perché ha una giusta visione delle funzioni di un presidente della repubblica”, “perché è in grado di agire al di là degli steccati di partito” e infine perché “può indurre cambiamenti nel Paese “: “Cambiamenti, e non rivolgimenti, come faceva temere Norbert Hofer” ha fatto notare il politologo Peter Filzmeier.

Quella del 4 dicembre 2016 resterà negli annali come l’elezione più carica di emozioni, dal tempo di quella controversa che vide ascendere alla massima carica Kurt Waldheim nel 1986. Dopo quella polarizzazione estrema che accese sul Paese i riflettori del confronto con il passato nazista, l’Austria ha dimostrato di aver attuato un processo di maturazione rispetto alla necessità di scegliere un capo dello stato che possa essere accettabile dal consesso internazionale.

Tuttavia il sospiro di sollievo che la vittoria di Van der Bellen ha regalato al Paese e all’Europa non può illudere che l’Austria possa facilmente superare l’evidente divisione che la caratterizza, visto che comunque oltre 1,9 di elettori ha scelto Hofer, decretando per l’estrema destra il miglior esito di sempre.

Certo non tutti gli elettori che hanno votato Hofer sono sostenitori della Fpö di Heinz-Christian Strache, tuttavia è altrettanto vero che l’ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto vede l’estrema destra al primo posto col 33%, con un distacco di 6 punti dalla Spö.

Sull’altro fronte, dopo questa consultazione elettorale, gli oltre 2 milioni di elettori di Van der Bellen torneranno presumibilmente a frantumarsi in socialdemocratici della Spö (27%), conservatori della Övp (20%), verdi (11%) e neoliberali di NEOS (7%), laddove un’importante novità degli ultimi giorni di campagna elettorale è l’annuncio da parte del cancelliere Christian Kern della sua volontà di mettere fine al veto della socialdemocrazia a qualsiasi coalizione con l’estrema destra a livello nazionale, pur riaffermando le differenze di visione politica fra i due partiti. Un ostracismo che dai tempi di Jörg Haider era stato saldamente mantenuto, seppur con qualche eccezione a livello comunale e regionale, e la cui rottamazione ora è stata avallata anche dall’ex presidente della repubblica Heinz Fischer, che ha precisato: “Bisogna tagliare la strada che porta dalla Övp alla Fpö”. Come dire: dobbiamo impedire che alle prossime elezioni si ricrei un governo come quello che nel 2000 portò alle sanzioni dell’Europa.

Le dichiarazioni di Kern e Fischer hanno subito causato forti mal di pancia tra le file della Spö e hanno indotto il potente e volitivo sindaco di Vienna Michael Haüpl, primo cittadino dal 1994 e capo dei socialdemocratici della metropoli danubiana, ad affermare pubblicamente il proprio dissenso: “Non riesco proprio a vedere alcun tema condivisibile con la Fpö, figuriamoci poi una base per una coalizione di governo”. Anche la Spö è dunque attraversata da una frattura interna e nelle prossime settimane dovrà inoltre risolvere il problema proprio della successione del sindaco della capitale, che già come il suo predecessore, ha annunciato di voler passare la mano prima della fine naturale del suo mandato.

Non va meglio a livello della coalizione di governo tra Spö e Övp, assai indebolite dalla débacle del primo turno delle presidenziali, oltre che da dissidi interni, tanto che c’è chi ha già indicato la fine anticipata della legislatura, con elezioni generali il prossimo maggio, alle quali Hofer nel primo commento a caldo della propria sconfitta al ballottaggio con Van der Bellen, ha dichiarato di volersi candidare. Del resto, gli ultimi sondaggi dicono che solo il 16% degli austriaci vorrebbe vedere l’oltranzista Heinz-Christian Strache sulla poltrona di cancelliere. C’è quindi forse spazio per qualche mutamento anche in casa Fpö.

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