La città è la roccaforte dei terroristi dello Stato Islamico dal 2014. Per spezzarne il controllo all'opera anche la coalizione statunitense
Kobane è stata liberata cinque mesi fa, ma da allora poco si è mosso. Ora, dopo giorni di calma, le
Forze Democratiche Siriane (Sdf)
hanno iniziato una nuova operazione per la liberazione di
Raqqa, altra città siriana occupata dall’Is dal 2014.
La missione conterà sul supporto aereo della
coalizione antiterrorismo statunitense e anche la
Russia ha detto di essere pronta a sostenere le truppe curdo-siriane. L'operazione partirà da nord e da tre direzioni diverse: per ora le forze si trovano a 50-60 km dalla città che è difesa da almeno 4.000 uomini di
Daesh. Dall’inizio delle operazioni le forze curde hanno liberato tre villaggi Al-Hisha, Fatisah e Mulaynan.
A sostegno delle squadre sono arrivati 50 soldati specializzati a stelle e strisce, e altri 250 se ne sono aggiunti provenienti dal Rojava, al confine turco e a circa 250 km da Raqqa. In prima linea accanto alle Sdf che contano almeno 20.000 uomini, ci sono gli uomini dell'
Ypg, le unità di Protezione del popolo curdo e l’
Ypj, il braccio armato delle
donne curde. Anche se Raqqa è una città a maggioranza araba l'obiettivo comune è di bloccare le vie di approvvigionamento delle bande di Daesh collegate ad altre zona di Siria e Iraq.
A comandare l’offensiva c’è
Rojda Felat una donna curda dell’Ypj, insieme al generale arabo
Ebu Feyad. Secondo i comandanti l'operazione doveva partire qualche giorno fa, ma è stata rallentata dalle indecisioni della Turchia e dai mancati accordi tra forze russe e statunitensi. Il paese della Mezzaluna non vuole infatti che i curdi siriani prendano troppo potere, per paura di un’emulazione proprio in Turchia da parte dei curdi del sud-est del paese. Le Sdf sono infatte vicine al Pkk turco, considerato nel paese un gruppo terroristico.
A gennaio l’ex premier
Ahmet Davutoglu aveva annunciato che erano stati uccisi almeno 200 jihadisti in seguito ai bombardamenti in Siria. Ma molti hanno accusato la Turchia di combattere silenziosamente una guerra per bloccare i curdi.
Le forze curdo-siriane denunciano a Raqqa
decapitazioni,
torture, lapidazioni ed esecuzioni sommarie come pratica comune. Dall'occupazione da parte dei membri dello Stato islamico è stata imposta la sharia e c'è un forte “radicalismo islamico” che ha reso la città siriana “una minaccia per il mondo intero”, covo di numerosi
jihadisti.
[[ge:rep-locali:espresso:285147812]]Una volta arrivati alle porte della città è probabile che la strategia cambi: i curdi hanno infatti paura di una guerriglia urbana che potrebbe prolungarsi per molti mesi, proprio com’è successo a Kobane. Il primo passo è arrivare alla roccaforte dell’Is passando per i villaggi circostanti e il Sdf è convinto che la liberazione di Raqqa bloccherebbe gran parte del controllo dell’Is e da lì poi si potrebbe prender piede verso il sud del paese.
Intanto inizia l'esodo dei cittadini, già provati da due anni di occupazione dell'Is. Nelle ultime ore almeno 100 persone hanno raggiunto
Mabrouka campo profughi nella regione di Rojava. La maggior parte sono donne e bambini: sperano nella liberazione di Raqqa e di poter presto fare ritorno.