Gli elettori sono in aperta rivolta contro le grandi coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra. È successo in Austria e, secondo i sondaggi, potrebbe accadere anche in Germania. Un fenomeno con conseguenze spaventose per l'Unione

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Sulla carta potrebbe sembrare una buona cosa: gli avversari tradizionali si alleano, nell’interesse nazionale, per formare un governo che assicuri stabilità e consenta di realizzare riforme difficili ma necessarie. Ma l’idea si rivela un disastro, come dimostra l’esperienza di diversi Paesi europei.

Prendiamo il caso dell’Austria: al primo turno delle presidenziali, il 24 aprile scorso, gli elettori hanno inferto un duro colpo ai due principali partiti, il socialdemocratico e il popolare di centro-destra, che insieme formano la coalizione di governo. E hanno assegnato la vittoria al partito della Libertà (Fpo) di estrema destra e ai Verdi. Gli elettori sono dunque in aperta rivolta contro le grandi coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra in Europa, così definite per la semplice ragione che, insieme, rappresentano maggioranze dell’80 per cento o più, anche se poi si assottigliano ?e a volte scompaiono.

Questo è quanto è appena accaduto in Austria, mentre in Germania, stando a un recente sondaggio, la coalizione fra socialdemocratici e democristiani, presieduta da Angela Merkel, raccoglierebbe il 50,5 per cento dei voti, restando pur sempre una maggioranza, ?sia pur risicata, che però rischierebbe ?di perdere alle prossime elezioni del 2017. La Germania forse non è ancora arrivata ?al punto in cui è giunta l’Austria, ?ma la tendenza in atto è inquietante e le conseguenze per l’Europa sono spaventose. Il fenomeno trae impulso da una combinazione fra bassa crescita, crisi finanziaria e aumento dell’immigrazione. ?E la sua conseguenza politica è quella di spingere i due partner della coalizione verso il centro.

Angela Merkel è il leader più centrista che la Cdu abbia mai avuto. Le sue posizioni sui profughi e l’energia nucleare non sono molto diverse da quelle della Spd e dei Verdi. Anche i socialdemocratici ?si sono spostati verso il centro. E oggi sostengono il Ttip (Transatlantic Trade ?and Investment Partnership), il trattato commerciale fra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Durante la crisi dell’eurozona hanno approvato il veto della cancelliera contro gli eurobond e la garanzia dei depositi. E se leggiamo i programmi ?dei due partiti troviamo solo lievi differenze sulle politiche sociali ed economiche.

I critici delle grandi coalizioni avevano previsto quel che ora sta accadendo. Ma ?i miopi strateghi di partito hanno ignorato ?i loro avvertimenti. Tutte le volte che i due principali partiti in Germania hanno formato una grande coalizione, hanno finito per rafforzare le ali estreme. La grande coalizione al governo dal 1966 al 1969 ha favorito la crescita di un partito di estrema destra come l’Npd, ed anche la nascita di un movimento di estrema sinistra, dal quale è emersa in seguito la rete terroristica Baader-Meinhof. La coalizione che ha governato dal 2005 al 2009 ha spianato la via alla Linke (il partito della sinistra) e ai Verdi. E il principale beneficiario della grande coalizione attuale, che si è insediata nel 2013, è l’Afd (Alternative für Deutschland), il partito ?anti-immigrazione di estrema destra, i cui consensi sono saliti dal 4,7 al 13,5 per cento, secondo un recente sondaggio.

La ragione per cui la Germania è approdata a una grande coalizione sta nel fatto che ?i due principali partiti hanno rifiutato di concludere accordi con gruppi estremisti. Così, essa è rimasta l’unica alternativa aritmeticamente possibile per formare ?una maggioranza. La Spd rifiuta ancora una coalizione con la Linke a livello nazionale e la Cdu esclude l’ipotesi di un governo con l’Afd. Restano così, come unici alleati possibili di governo, solo i quattro partiti di centro: i due partner della coalizione attuale più il piccolo partito dei Verdi e quello dei liberali. Alle elezioni del 2017 l’Afd ha buone chance di diventare il più grande partito di opposizione.
Fra i due partner della coalizione, il declino della Spd è quello più drammatico. Il più antico partito della Germania è sceso ?al 19,5 per cento nei sondaggi, rispetto al 40,9 del 1998. L’adesione a una grande coalizione ha permesso alla Spd di contare di più del suo effettivo peso elettorale.

L’ingresso nel governo Merkel è parso perciò come la scelta più pragmatica da fare. ?Ma adesso la sta pagando a caro prezzo. I dirigenti socialdemocratici restano fermi alla convinzione che si possono vincere ?le elezioni solo su posizioni di centro. ?Così è stato in effetti per i precedenti leader ?del partito, come Helmut Schmidt negli anni ’70 e Gerhard Schröder fra il 1998 e il 2005. Ma oggi che il suo alleato nella coalizione ?già occupa il centro le cose sono diverse. ?La strategia intelligente per il partito sarebbe eleggere un leader di sinistra, pronto ?a rinunciare alle limousine ministeriali.

I cristiano-democratici, nel frattempo, sono destinati a governare ancora, a meno che non si registri un ulteriore calo di consensi. Se dovesse nascere un’altra grande coalizione dopo le elezioni del 2017, ?Angela Merkel potrebbe rimanere alla sua guida. Molti festeggerebbero l’evento come una scelta pragmatica. Ma sarebbe ?il peggiore esito immaginabile poiché spianerebbe la via al potere assoluto dell’Adf nel prossimo decennio. In Austria l’Fpo, estrema destra nazionale, potrebbe raggiungere questo traguardo già fra ?un paio di anni.

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© 2016, ?The Financial Times
traduzione di ?Mario Baccianini

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