Strage di Orlando, donazione del sangue? Europa come Usa: ancora restrizioni per i gay

In molti paesi del continente vige il divieto per i cosidetti "msm", gli uomini che hanno rapporti con altri uomini: nessun rapporto sessuale per almeno dodici mesi. L'omosessualità è infatti ancora un fattore ad alto rischio trasmissione Aids. In Italia non ci sono limitazioni dal 2001 grazie all'allora ministro della Sanità Veronesi

Se la strage di Orlando fosse accaduta a Parigi sarebbe andata allo stesso modo. Omosessuali e bisessuali francesi non avrebbero potuto donare sangue negli ospedali e nei centri predisposti in aiuto alle vittime. 

Sì perché se negli Stati Uniti è più facile comprare un fucile automatico che donare il sangue se sei gay, meglio non va in Europa dove sono molti i paesi in cui vigono restrizioni. Che non valgono solo per la donazione di sangue, ma anche per il plasma o la donazione di organi. Ad esempio in Francia c’è lo stesso regolamento a stelle e strisce: vietato se si è avuto un rapporto sessuale con l’altro sesso negli ultimi dodici mesi.





Nelle ore successive alla sparatoria negli Usa le associazioni hanno fatto un appello a tutti: donate sangue. Tra quelli hanno risposto in prima fila i membri della comunità gay, colpiti nel profondo. Tutti però stati rimandati indietro a causa di una legge federale che in Florida impedisce loro la donazione. I limiti negli Usa come in Europa riguardano i cosidetti“msm”: “men who have sex with men”, uomini che fanno sesso con altri uomini.

Il paese d’oltralpe ha sollevato la questione anche con la Corte di Giustizia europea che ad aprile dell’anno scorso ha sentenziato: "L'esclusione permanente dalla donazione di sangue per uomini che abbiano avuto rapporti omosessuali può essere giustificata". 
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“Giustificata” però solo se si prova che il rischio di trasmissione dell’Aids o di altre malattie gravi è maggiore negli uomini omosessuali. E secondo i dati francesi (risalenti al 2008) sono la categoria più colpita: duecento volte in più rispetto al resto della popolazione, questo a causa di rapporti sessuali non protetti, si legge in un comunicato stampa della Corte Ue. Anche se il paese ha annunciato che entro l’anno cambierà il regolamento.

Essere gay quando si dona il sangue è infatti ancora considerato un fattore di rischio trasmissione Aids. Regolamenti arrugginiti che come nel caso degli Stati Uniti risalgono a decenni fa quando non esisteva ancora un test in grado di verificare la contrazione o meno della malattia. 

E sui dati giocano la partita anche gli altri paesi che in Europa seguono la Francia. Come il Regno Unito dove circa 42% delle persone affette da Hiv nel 2009 erano uomini omosessuali. Nel 2011 per contrastare la diffusione il governo ha alzato il proprio livello di allerta verso gli “msm”, citando altri numeri per cui sarebbero 86.500 le persone affette da Hiv, ma solo un quarto sa di aver contratto il virus. Motivo per cui si sta pensando a un allontanamento dal sesso per i “msm” che raggiunga i dieci anni.

Dal divieto assoluto la cattolica Irlanda del Nord passerà ai dodici mesi a partire da settembre. Uguale per l’Olanda dove l’eliminazione della restrizione totale è arrivata solo l’anno scorso, sostituita dalla norma meno restrittiva. 
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Anche in Finlandia la questione è finita nelle aule giudiziarie. Nel 2006 il difensore civico parlamentare ha infatti avviato un'indagine sulla possibile incostituzionalità del divieto a vita per gli omosessuali. Epilogo sulla falsa riga di quello francese: nel giugno 2008 è stato stabilito che il divieto non era illegittimo in quanto si basa su "dati epidemiologici adeguatamente motivati".

Sentenza che ha riguardato anche le persone di età superiore ai 65 anni e chi ha vissuto in Gran Bretagna durante l'epidemia di encefalopatia spongiforme bovina, la cosidetta "mucca pazza". A questi paesi si aggiungono anche Repubblica Ceca Svezia, tutti hanno applicato la restrizione di un anno. 

E se gli Stati Uniti hanno adottato nuove linee guida che "rispecchiano le evidenze scientifiche più aggiornate per garantire la continuità e la sicurezza delle scorte di sangue, riducendo il rischio di infezione da Hiv" secondo quanto dice la Food and Drug Administration (Fda), l'agenzia per gli alimenti e medicinali Usa, anche in Europa qualcosa si sta muovendo.

In Italia la discriminazione è stata superata. Ma solo dal 2001 quando l’allora ministro della Sanità Umberto Veronesi ha emanato un decreto che rimuoveva il divieto per gli omosessuali che è stato sostituito da un questionario, a cui tutti si devono sottoporre. Questo comprende una parte dedicata ai comportamenti sessuali e alle malattie sessualmente trasmissibili.
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Dall'ultima donazione e comunque negli ultimi quattro mesi ha avuto rapporti eterosessuali, omosessuali, bisessuali (rapporti genitali, orali, anali)? Con un partner occasionali? Con più partner sessuali, con soggetti tossicodipendenti? Con scambio di denaro o droga? Sono alcune delle domande. Domande da cui dipende poi la valutazione di rischio che non dipende quindi dall’orientamento, ma dalle abitudini sessuali

Semaforo verde per gli "msm" in Bulgaria, Lettonia, Portogallo, Spagna, Russia e Polonia dove anche qui i donatori sono sottoposti a questionari per valutare l’idoneità o meno. Non hanno regolamenti a riguardo invece Belgio, Croazia, Danimarca, Estonia, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Lituania, Norvegia, Slovenia e Svizzera.

Infine esistono anche limitazioni o restrizioni per la versione femminile degli “msm”, donne che hanno rapporti sessuali con donne. Repubblica Ceca, Olanda, Irlanda del Nord, Svezia e Regno Unito applicano la limitazione dei dodici mesi. E se in Europa va male, il Canada batte tutti: per donare il sangue gli omosessuali devono stare lontani dal sesso per almeno cinque anni.    

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